A un anno dal golpe in Perù e dalla repressione sanguinosa di chi si oppose, Pedro Castillo è ancora in carcere

di Massimiliano Calvo, responsabile esteri del Movimento per la Rinascita Comunista

Il 15 dicembre 2022, le manifestazioni popolari a sostegno del presidente Pedro Castillo, destituito e incarcerato illegalmente, furono represse nel sangue. Dopo un anno, il presidente espressione delle masse indigene e contadine è ancora in prigione. Il Movimento Todas las Sangres, che si adopera per portare la voce del popolo peruviano all’opinione pubblica mondiale, ha organizzato in più paesi commemorazioni dei martiri del 15 dicembre, per ricordare e per pensare alle prospettive del popolo peruviano.

È passato un anno dal massacro di cittadini nelle manifestazioni di popolo nelle città del Perù, a sostegno del presidente legittimamente eletto, Pedro Castillo Terrones, incarcerato illegalmente da un sistema corrotto che stava tentando di smascherare.

Nella città di Ayacucho la violenza delle forze armate, sotto il controllo dell’usurpatrice Dina Boluarte – presidente fantoccio delle oligarchie del paese controllate dai servizi segreti statunitensi – sostenuta in parlamento dalla congrega di corrotti, minacciati dalle proposte del presidente Castillo, provocò la morte per colpi di arma da fuoco e percosse di 10 cittadini che stavano pacificamente manifestando, o che davano supporto ai manifestanti già colpiti dai militari.

Altre 74 persone furono ferite gravemente, alcune delle quali con lesioni permanenti, e tantissime con cicatrici nell’animo che mai potranno essere riassorbite.

Nella sola giornata del 15 dicembre furono quasi 50 i martiri caduti sotto i colpi delle squadracce di esercito e polizia, con migliaia di feriti in tutto il paese.

I fatti, purtroppo, sono noti solo ad un pubblico che ha la volontà di superare lo sbarramento della censura perpetuata dai media mainstream. In tutti i modi, stanno cercando di imbavagliare le ragioni di un popolo umiliato, proprio quando era riuscito ad organizzarsi, sostenere ed eleggere un presidente marxista, campesino, maestro di scuola elementare, che aveva nel suo programma i tratti dello stesso programma di Morales e Arce in Bolivia, di Petro in Colombia, di Maduro in Venezuela di Castro in Honduras, di Ortega in Nicaragua, ovvero un programma di grandi miglioramenti sociali che permettessero l’ascensore sociale agli ultimi, ai campesinos, agli indigeni, ai poveri.

Utilizzando puri escamotage su un documento costituzionale voluto nel 1993 dal dittatore Fujimori, il Congresso, corrotto dai potentati legati al potere nordamericano, ha votato un documento che ha interdetto il presidente Castillo sulla base di presunte e mai provate accuse di – attenzione è proprio vero – malattia mentale che impediva al presidente di prendere le decisioni opportune per guidare il paese. 

In realtà Pedro stava per promulgare una legge contro la corruzione che avrebbe fatto saltare le poltrone di tanti congressisti, giudici e magistrati che avevano in tutte le maniere impedito lo sviluppo delle politiche di programma di Perù Libre, la formazione politica che ha sostenuto Pedro Castillo.

Dal momento del golpe del 7 dicembre 2022, il popolo peruviano prosegue nel suo impegno per portare a conoscenza dell’opinione pubblica mondiale i reali motivi di questo abuso istituzionale, denunciando innanzitutto gli oltre 100 morti ammazzati dalla repressione golpista, impegnata a sopprimere le legittime proteste dei cittadini. 

I morti sono quasi tutti indigeni e campesinos. 

Oltre ai morti ci sono centinaia di desaparecidos, uomini e donne, fatti letteralmente sparire dalle loro case, o durante le manifestazioni, dalla polizia e dai servizi segreti. 

Migliaia i feriti e mutilati dalla repressione militare che chiedono giustizia per se stessi e per il presidente Castillo.

Il Congresso corrotto ha smantellato ciò che Castillo era riuscito a costruire durante la sua presidenza, a partire dalla legge per l’accesso universale nel sistema scolastico peruviano, fino al livello universitario, quale motore per la dinamicità e l’ascesa sociale, e tutte le altre di beneficio sociale a favore degli ultimi, dei campesinos, degli indigeni, completamente assenti nella società peruviana uscita quali primi passi per la rivalsa ed il miglioramento delle condizioni di vita distrutte durante il ventennio di regime del dittatore Fujomori, sostenuto dagli Usa.

La rivendicazione principale è la richiesta di elezioni presidenziali e legislative per azzerare il Congresso dei corrotti, e riportare la democrazia in Perù.

Di pari passo procede l’azione per l’abolizione della Carta costituzionale del 1993, per un ritorno alla Costituzione del 1979 che aveva caratteristiche di equilibrio sociale molto avanzate, quasi propedeutiche alla realizzazione di una società socialista.

A un anno di distanza, la libertà al presidente legittimo Pedro Castillo è ancora negata, a malapena può vedere una/due volte al mese il suo avvocato, Wilfredo Robles Rivera. Partecipando alla conversazione per la commemorazione delle vittime, organizzata dal Movimento Todas las Sangres, che opera in Europa ed in tutto il mondo per portare la voce del popolo peruviano all’opinione pubblica mondiale, in diretta dal Perù, l’avvocato ha descritto la situazione in cui versa in carcere il presidente, quali sono le prospettive e come il popolo peruviano cerca di mantenere alta la voce di denuncia contro la giunta golpista della Boluarte.

La repressione, le intimidazioni, i soprusi subiti dal popolo peruviano in questo anno hanno lasciato un segno profondo. Il movimento di protesta è ora diviso, con il Sud del paese che non è arretrato di un passo rispetto alle iniziative necessarie per rompere il muro di silenzio e di complicità dei media internazionali, controllati dal sistema nordamericano. Nelle altre regioni le iniziative sono sempre più sporadiche e meno incisive, le popolazioni sono state piegate dalla violenza golpista. Nel prossimo periodo saranno però organizzate manifestazioni a carattere nazionale, con scioperi e mobilitazioni che si prefiggono il blocco del Paese.

Tali iniziative, secondo l’avvocato ed il movimento Todas las Sangres, sono indispensabili per mobilitare l’opinione pubblica peruviana.

Il caso Pedro Castillo Terrones non è un caso giudiziale, le imputazioni sono talmente fantasiose che non reggerebbero di fronte a nessuna corte in qualsiasi paese “democratico”, ma in Perù la democrazia è sospesa, gli usurpatori hanno congelato qualsiasi possibilità di azione dei poteri costituzionali. Il presidente è oggetto di ripetute manipolazioni della legge che lo costringono a stare in carcere nell’impossibilità di affrontare un processo pubblico che gli permetta di smascherare il grande inganno, terreno su cui poggia la totale struttura delle false imputazioni.

La liberazione del presidente Castillo potrà avvenire solo per decisione politica, e perché ci siano le condizioni che ciò avvenga è necessaria una mobilitazione unitaria importantissima del popolo peruviano.

Lascia un commento

Sito web creato con WordPress.com.

Su ↑