La guerra si estende nell’area mediorientale

di Federico Giusti

Gli Houthi bloccano il Mar Rosso, gli Usa intervengono e la Meloni si accoda.

Attraverso il Mar Rosso passa il 12% del traffico marittimo globale di petrolio greggio e il 30% del traffico commerciale dei container. Questa via era considerata nevralgica anche dagli accordi di Abramo ben prima del 7 ottobre. 

La partecipazione italiana alla missione di guerra dimostra la totale sudditanza del governo Meloni agli Usa. Riprendiamo a tal riguardo le dichiarazioni rese dal ministro Crosetto con l’annuncio dell’invio nel Mar Rosso della Fremm (fregata europea multimissione) “Virginio Fasan”.

 “È necessario aumentare la presenza nell’area al fine di creare le condizioni per la stabilizzazione, evitare disastri ecologici e prevenire, inoltre, una ripresa della spinta inflazionistica”.  

Prevenire disastri ecologici e stabilizzare l’area sono ordunque le cause della partecipazione italiana alla missione di guerra? Ovviamente no, basta guardare in rete per scoprire le spinte di importanti aziende nazionali verso un rinnovato protagonismo italiano in ambito militare ed economico e come il mare rappresenti, a livello globale, la via maestra per il traffico merci tanto da smuovere fondazioni e centri studi collegati a imprese di armi e a banche nello studio di una strategia geopolitica ottimale per la salvaguardia degli interessi economici e militari nazionali e internazionali. 

A causa della pandemia nel 2020 era avvenuto il crollo delle spedizioni dei container con tante spedizioni cancellate e la riduzione delle importazioni dalla Cina. Con la guerra in Ucraina l’attenzione Usa verso questa area geografica era stata al centro di incontri e analisi atte a giustificare un intervento militare a tutela degli interessi commerciali e in funzione anticinese.

Il trasporto marittimo e la logistica coinvolgono del resto il 90% delle merci scambiate su scala planetaria, generando circa il 12% del Pil globale.

La guerra in Yemen è iniziata nel 2014 provocando almeno 50mila morti e la migrazione di milioni di uomini e donne. Alcune Onlus hanno denunciato una vera e propria catastrofe umanitaria, soprattutto dopo che l’Arabia Saudita e altri otto Stati, sostenuti dalla comunità internazionale, hanno lanciato attacchi aerei contro gli Houthi oggi considerati dei terroristi alla stregua di Hamas.

Proprio nei giorni scorsi il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin aveva annunciato l’inizio dell’operazione Prosperity Guardian nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden contro i ribelli Houthi nello Yemen che controllano una parte del paese. Particolarmente importante il ruolo di Israele che mira direttamente al controllo di questa area nevralgica per i flussi commerciali, come dimostrano anche gli accordi di Abramo.

Non è casuale che l’annuncio dell’operazione capitanata dagli Usa sia avvenuto a Gerusalemme, visto che proprio Israele mira ad allargare la guerra contro i palestinesi alla Siria e all’Iran. Meritano menzione le dichiarazioni del segretario alla difesa statunitense: “L’Iran sta aumentando le tensioni continuando a sostenere gruppi terroristici e attacchi dannosi da parte di questi delegati iraniani che minacciano la regione e rischiano un conflitto più ampio”. Con una minaccia ambigua, Austin ha detto: “Naturalmente, gli Stati Uniti non cercano la guerra. E chiediamo urgentemente all’Iran di adottare misure per allentare la tensione”.

Le mire Usa e Israeliane sono da tempo note e grande attenzione viene riservata a questa area nevralgica per gli scambi commerciali verso l’Indo-Pacifico e l’Africa. Gli interessi israeliani e statunitensi coincidono, essendo entrambi nell’ottica di avere non solo il pieno controllo sulle vie commerciali ma anche di costruire una nuova rete di commerci per isolare la Cina. Nasce così la militarizzazione dell’area adducendo minacce terroristiche alle grandi navi cargo commerciali.

In questi giorni le principali compagnie di navigazione, dopo l’aumento dei costi sostenuti per le polizze assicurative, avevano annunciato la volontà di modificare le rotte marittime e commerciali e puntualmente è arrivata la decisione Usa e Israeliana di dare vita ad una missione a cui partecipa anche l’Italia. In realtà la militarizzazione del mar Rosso potrebbe ottenere lo scopo contrario, scoraggiare il transito oppure aumentare i premi pretesi dalle compagnie di assicurazione. 

Pertanto il motivo della missione è il controllo dello stretto di Bab al-Mandab, attraverso il quale le navi cargo provenienti dal Mar Rosso arrivano al Canale di Suez e al Mar Mediterraneo e che pertanto è nevralgico in quanto è una rotta alternativa. Circumnavigando l’Africa allungherebbe di quasi due settimane i tempi e farebbe perdere cospicue somme di denaro alle multinazionali occidentali. 

Ricordiamo poi che quasi la totalità dei flussi commerciali di Israele avvengono per mare e il 30% delle importazioni arrivano proprio dal Mar Rosso.

A chiedere la missione era stato da settimane il premier israeliano il quale aveva invocato una “coalizione internazionale”. La guerra globale votata giorni or sono dal Congresso Usa si manifesta anche con questa missione militare giustificata a tutela dell’ambiente e per impedire atti di pirateria alle navi cargo occidentali.

Riferimenti:

DIFESA: Nave “Fasan” della Marina Militare nel Mar Rosso per la sicurezza delle rotte mercantili

Rapporto Srm (Gruppo Intesa Sanpaolo) sulla Italian Maritime Economy: il 90% delle merci viaggia via mare – Industria Italiana

Andrea Muratore, Il paradosso di Eni: sostenuta all’estero, frenata all’interno, Inside Over, 27 marzo 2019.

Immagine: Photographer’s Name: CWO2 Tony Alleyne, Public domain, via Wikimedia Commons, https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/3/38/Rastoropnyy%26O%27Bannon1992.jpg

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