Ecuador: il legame geopolitico fra il narco-golpe e la sudditanza militare agli Usa

di Stefano Zecchinelli

La subalternità agli Usa dell’Ecuador è stata consolidata attraverso l’incoraggiamento di Washington del narco-traffico a destabilizzare il Paese, con l’obiettivo di trasformarlo in base militare statunitense in posizione strategica di controllo sugli Stati “non allineati” della regione.

Il tentativo di narco-golpe, in Ecuador, ha avvicinato ulteriormente il governo neoliberale Noboa agli Stati Uniti, proclamando lo “stato d’emergenza” col plauso di Washington. Il nuovo presidente ecuadoriano, Daniel Noboa, ha ingenuamente dichiarato che scambieremo rottami metallici ucraini e russi (con gli Stati Uniti) con attrezzature avanzate che costano 200 milioni di dollari”; una mossa geopolitica che consoliderà il ruolo del Paese in quanto base logistica e militare statunitense contro i governi “non allineati” della regione. Scrive l’analista strategico Andrew Korybko:

“Noboa ha rivelato che l’ambasciatore americano si è impegnato a fornire un pacchetto di assistenza al suo paese, mentre il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan ha promesso una più stretta cooperazione in materia di sicurezza, ma il portavoce del Pentagono John Kirby ha escluso l’invio di truppe per aiutare a sedare i disordini. L’ultimo funzionario ha anche detto che è troppo presto per dire se ci potrebbe essere un deflusso di rifugiati/migranti su larga scala dall’Ecuador verso il confine meridionale degli Stati Uniti, ma non può nemmeno essere escluso.” [1]

La domanda è questa: esiste un legame fra il tentativo di narco-golpe in diretta tv e la trasformazione del Paese in un deposito d’armi statunitensi? La risposta, dopo un’attenta disamina, non può che essere affermativa. 

La violenza dei narcos in diretta

Durante uno spettacolo, trasmesso in diretta su Television TC, nella città di Guayaquil, narcotrafficanti armati hanno fatto irruzione nello studio terrorizzando gli ospiti ed il conduttore televisivo. Una spirale di violenza ha travolto il Paese, minandone le già fragili strutture sociali; questa gang, quasi sicuramente rea d’aver ucciso lo scorso anno un candidato presidenziale, è collegata ad un cartello della droga messicano che contrabbanda coca dall’America Latina agli Usa e all’Europa. La sovrapposizione della violenza narcos alla legalità borghese può essere spiegata con l’adozione, da parte dei regimi successivi al governo socialdemocratico di Rafael Correa, delle ricette economiche neoliberali dei Chicago boy: distruzione dello Stato come Stato sociale”, liberalizzazione delle droghe ed accoppiamento Stato-mafia. Scrive, su «Russia Today», il giornalista investigativo Aleksandar Lukić:

“Il concetto neoliberista, che implica la riduzione del ruolo dello Stato, ha quindi portato alla sovrapposizione tra Stato e criminalità organizzata. Questa storia neoliberista ci è ben nota, soprattutto dopo il colpo di stato dell’ottobre del 2000, quando il neoliberismo si precipitò nel nostro paese (Serbia; la mia nota) come un’infestazione di locuste e quasi lo devastò. Sfortunatamente, molte di queste cavallette sono ancora attive.” [2]

I Chicago boys sono la Mara in giacca e cravatta. Lenin Moreno, una volta corrotto dal Fondo Monetario Internazionale (Fmi), ha trasformato il Paese in un paradiso fiscale anglosassone, favorendo le attività di spionaggio statunitense; a Quito governa la Cia. Dall’altra parte, Pablo Ospina, professore presso l’Università andina Simón Bolívar (Universidad Andina Simón Bolívar), ha sottolineato come la criminalità organizzata in Ecuador abbia iniziato a crescere con la dollarizzazione, secondo l’accademico anti-neoliberale questo processo “ha notevolmente facilitato il riciclaggio di denaro proveniente da traffico di droga e il progressivo insediamento o lo sviluppo di vari gruppi legati alla criminalità transnazionale”. [3] Con la disoccupazione alle stelle, l’aumento della repressione ed il genocidio clinico conseguente allo smantellamento del sistema sanitario, l’Ecuador ha optato per un “anarchismo di mercato” delegando l’iniziativa economica privata ai cartelli della droga; autoctoni, ma anche provenienti da Colombia e Messico. L’obiettivo, incoraggiato dal Pentagono, è la destabilizzazione del Venezuela antimperialista e dei governi semi-indipendenti di Bolivia, Colombia e Messico. La dollarizzazione dell’economia – in estrema sintesi – è un grande affare per la mafia. 

La dimensione geopolitica del narco-golpe è chiarissima: Washington ha incoraggiato i cartelli della droga a mettere a ferro e fuoco il Paese, spintonando Quito con le spalle al muro. Un’amministrazione diretta dei narcotrafficanti oppure la sudditanza militare al Pentagono. La risposta stava nell’ordine delle cose: l’attuale presidente ecuadoriano è discendente d’una delle famiglie più ricche del Paese, sostenitore del golpe giudiziario contro Rafael Correa (“reo” d’aver difeso le istanze del mondo del lavoro), ha recentemente dichiarato di voler “resettare l’economia del Paese”. Il Grande Reset ovvero la transizione al “capitalismo della sorveglianza” è una calamità per il proletariato internazionale, ma rafforza i narcos, occultando l’intimo legame fra la corruzione delle multinazionali e lo “Stato profondo” statunitense. 

Conclude Korybko:

“Mettendo tutto insieme, diventa evidente ciò che probabilmente è emerso, vale a dire che gli Stati Uniti hanno probabilmente subordinato il loro pacchetto di assistenza all’accettazione da parte dell’Ecuador della proposta dell’anno scorso di scambiare le vecchie armi russe con quelle americane moderne. Se non fosse stato per l’insurrezione fallita di questa settimana, le cui conseguenze continuano a ripercuotersi in tutto il Paese e potrebbero persino riversarsi oltre i suoi confini, è altamente improbabile che Noboa avrebbe accettato l’offerta di Washington.” 

Noboa parla il linguaggio dell’élite transumanista di Davos, ma per rilanciare il Plan Condor in America Latina, Biden utilizza direttamente i metodi della MS-13, una delle gang più spietate del pianeta. La globalizzazione del crimine, nella variante delle gang centro-americane, è una calamità che sta raggiungendo anche l’Europa, caratterizzando questa nuova fase del capitalismo: la dissoluzione dello Stato di diritto.

Quito, svendendo la sovranità del Paese al Pentagono, s’è autocondannata a diventare un narco-Stato: nel ventunesimo secolo è questo il prezzo da pagare all’imperialismo Usa, la deindustrializzazione della nazione, lasciando al sottoproletariato in crescita “droga e videogiochi”. Violenza in diretta tv e stato d’emergenza” permanente. 

Note:

[1] https://www.ambienteweb.org/2024/01/11/perche-lecuador-ha-improvvisamente-deciso-di-trasferire-le-vecchie-armi-russe-e-ucraine-agli-stati-uniti/

[2] https://www.linterferenza.info/esteri/violenza-diretta-cosa-sta-succedendo-ecuador/?fbclid=IwAR3rD_utFt5rCArSU-XjW1sFUPp4eo47pfTmf_5scYFx1NJNIMbtdVHYO9w (Traduzione privata di Olga Handjal)

[3] Ibidem

Immagine: Cayambe, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0&gt;, via Wikimedia Commons

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