di Leonardo Cribio *
Il 20 febbraio si terrà l’udienza finale sulla richiesta di estradizione degli USA nei confronti di Julian Assange, fondatore di Wikileaks, detenuto nella “Guantanamo britannica” dal 2019 con l’unica colpa di avere fornito informazione scomoda riguardo alle guerre Usa e alle violazioni del diritto internazionale e umano perpetrate dalla Nato. Sostenere Assange significa anche sostenere la libera informazione.
Julian Assange è un giornalista, programmatore e attivista australiano, cofondatore nel 2006 della piattaforma WikiLeaks.
WikiLeaks è specializzata nella diffusione di notizie riservate, sia governative che aziendali, inerenti a guerra, spionaggio e corruzione. Dalla sua fondazione ha divulgato oltre 10 milioni di documenti, tutti verificati, garantendo sempre l’anonimato e l’affidabilità delle fonti nonché l’incolumità di tutti gli individui coinvolti negli articoli.
WikiLeaks ha pubblicato documenti che rivelano la vera natura delle guerre in Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, Yemen e Ucraina, i metodi di tortura perpetrati dagli Stati Uniti a Guantanamo e Abu Grahib, le bozze dei trattati Ttip, le pratiche di spionaggio a livello mondiale dell’agenzia statunitense Nsa e le prove che smentiscono l’uso di armi chimiche da parte del governo siriano.
Tra questi documenti, uno dei più significativi è il video Collateral Murder pubblicato il 5 aprile 2010, in cui l’equipaggio di un elicottero da guerra statunitense è responsabile della deliberata uccisione di civili, tra cui due giornalisti, in Iraq.
È qui che comincia l’odissea di Julian Assange.
Il 25 luglio 2010 avviene la pubblicazione degli Afghanistan war logs, una raccolta di 91.731 documenti militari relativi alla guerra in corso all’epoca.
Nell’ottobre 2010 vengono pubblicati oltre 300.000 documenti riguardanti gli Iraq war logs in cui vengono svelati i crimini di guerra e la morte di oltre 15.000 civili in circostanze sconosciute e le torture ad Abu Ghraib da parte dell’esercito occupante statunitense.
È doveroso ricordare che la “guerra globale al terrore” avviata dopo l’11 settembre 2001 è costata nel complesso circa 5mila miliardi di euro e centinaia di migliaia di vite.
Il costo per l’Italia è stato di 8,7 miliardi di euro e 53 caduti in Afghanistan, e di 3,7 miliardi di euro e 36 caduti in Iraq.
L’opera d’informazione di Julian Assange e Wikileaks riguarda tutti quanti noi.
Ricordiamoci che la prima vittima della guerra è la verità. La guerra poi prosegue con la menzogna, nutrendosi delle nostre stesse vite e di enormi risorse che potrebbero essere usate per scopi sociali.
Tornando alle vicende del giornalista australiano, a seguito del suo lavoro d’informazione, la Procura svedese imbastisce nei suoi confronti un’accusa di stupro con un mandato di arresto internazionale, e il 7 dicembre 2010 viene arrestato per la prima volta, per poi essere rilasciato su cauzione in libertà vigilata.
Consapevole che l’accusa era un pretesto per avviare la procedura di estradizione negli Usa, il 19 giugno 2012 Assange si rifugia nell’Ambasciata dell’Ecuador a Londra e ottiene l’asilo politico, lì passerà 7 anni senza mai rinunciare alla sua missione di svelare al mondo la verità sui malaffari.
L’11 aprile 2019 giunge la revoca dell’asilo politico da parte del presidente ecuadoregno Lenin Moreno, successore e traditore di Rafael Correa, la polizia britannica lo arresta e da allora è imprigionato a Belmarsh, detta anche la Guantanamo britannica per le condizioni disumane di trattamento dei detenuti che vi sono praticate.
Autorevole conferma, a questo riguardo, viene dal rapporto di Nils Melzer, relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, in cui si conferma che Julian Assange è vittima di tortura psicofisica.
Il 23 maggio 2019 gli Usa annunciano che nei confronti di Assange sono stati contestati 18 capi di imputazione, 17 dei quali riconducibili all’Espionafe Act del 1917, con una pena che può arrivare fino a 175 anni di carcere.
In tal modo, data l’esorbitante pena possibile, la richiesta di estradizione degli Stati Uniti viene ad avere la precedenza rispetto a quella svedese.
Il 19 novembre 2019 l’indagine preliminare sul presunto caso di stupro (che nel suo caso specifico avrebbe riguardato un rapporto consenziente) viene archiviata per la terza e ultima volta dalle autorità svedesi, confermando dopo anni ciò che era lampante, ovvero che si trattava di un pretesto meschino per incarcerarlo e dare a Washington la possibilità di tenerlo sotto scacco.
In questi lunghi anni di persecuzione, Julian Assange ha ricevuto solidarietà da ogni parte del mondo, da Lula a Chavez, da Roger Waters a Pamela Anderson, cosa che purtroppo non si può dire dei giornalisti, che dovrebbero essere suoi colleghi.
Come Comitato per la Liberazione di Julian Assange – Italia ci siamo battuti fin dal 12 aprile 2019, a 24 ore di distanza dal suo arresto, per chiederne la scarcerazione.
In questi anni abbiamo organizzato decine e decine di manifestazioni, volantinaggi e siamo stati i referenti milanesi del tour di addio di Roger Waters per la sua campagna a sostegno del fondatore di Wikileaks.
Attualmente, di concerto con il team della moglie Stella Assange, stiamo organizzando tutta una serie di iniziative in vista del giorno X, così chiamato il 20 febbraio, primo dei due giorni in cui si terrà l’udienza finale sulla richiesta di estradizione degli USA, presso l’Alta Corte del Regno Unito.
Queste attività consistono in cinque proiezioni di Ithaka, il film che racconta l’odissea sua e dei suoi cari, e due manifestazioni: la prima domenica 4 febbraio alle ore 15 in Largo Cairoli a Milano, la seconda martedì 20 febbraio alle ore 17 in Piazza del Liberty davanti al Consolato britannico di Milano (per info: https://free-assange.blogspot.com/).
Sostenere Julian Assange e WikiLeaks non significa soltanto salvare la vita di un uomo ma anche difendere un diritto fondamentale, di cui abbiamo bisogno, ogni giorno che passa, sempre di più: quello di un’informazione libera, corretta ed indipendente.
“Se le guerre possono cominciare con la menzogna, si possono fermare con la Verità.” Julian Assange
* del Comitato per la Liberazione di Julian Assange – Italia
Immagine: Julian Assange & Martina Haris, Public domain, via Wikimedia Commons
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