Due appuntamenti importanti con l’America Latina

di Alessandra Ciattini

L’Ambasciata di Cuba a Roma ha organizzato la presentazione di un interessante libro di Ernesto Limia Díaz sulle relazioni tra l’isola caraibica e gli Stati Uniti. Dal canto suo, l’Ambasciata venezuelana ha voluto ricordare il Presidente Hugo Chávez, scomparso il 5 marzo 2013, presso il Monte Sacro, dove Simón Bolívar fece il suo famoso giuramento.

Nei giorni passati ci sono stati due appuntamenti significativi riguardanti due importanti Paesi dell’America Latina (Cuba e Venezuela), che sono impegnati nella costruzione del socialismo nelle loro rispettive società, oggetto di attacchi, ritorsioni, ricatti da parte del duro a morire imperialismo statunitense.

Il primo evento, cui abbiamo partecipato come rappresentanti del Movimento per la Rinascita comunista, era dedicato alla presentazione del libro di Ernesto Limia Díaz, intitolato Patria e cultura in Rivoluzione. Due secoli di resistenza cubana all’attacco imperiale degli Stati Uniti (Pgreco, Sesto San Giovanni 2024). È stato organizzato dall’Ambasciata di Cuba nella sua sede all’Aventino e ha visto la partecipazione di un pubblico interessato e per di più ostile alle politiche bellicistiche del governo italiano. Infatti, un grande applauso ha accolto l’autore quando ha espresso la sua solidarietà verso il popolo palestinese, della cui sorte non si preoccupano i nostri cinici uomini politici.

Ernesto Limia è stato intervistato da Geraldina Colotti e il testo dell’intervista è stato pubblicato sul nostro giornale. Pertanto, mi limiterò ad alcune rapide osservazioni sul saggio, nel quale sono descritte e ben documentate le varie attività eversive, volte a destabilizzare il sistema economico e politico cubano, messe in opera da agenzie statunitensi, quali l’U.S. Agency for International Development e la National Endowment for Democracy, sempre con l’aiuto della Cia. Inoltre, l’autore esamina anche la guerra ideologica, sferrata dagli Stati Uniti, indicandone i perfezionamenti grazie alle innovazioni tecnologiche, con lo scopo di suscitare cambi di regime, spesso con l’ausilio di “rivoluzioni colorate”. In particolare, una di queste tecniche (usata anche negli ultimi anni a Cuba) è rappresentata dalla creazione di un’“opposizione interna”, adeguatamente finanziata (v. Ucraina), per far emergere il malessere, che purtroppo è presente anche nella società cubana, tormentata da una crisi strisciante, la cui causa è, ma non solo, l’inasprito bloqueo.

A mio parere, la cosa più interessante della charla presentata dall’autore del su menzionato libro è che ha descritto a chiare lettere la difficile situazione attuale di Cuba, in cui mancano beni essenziali e la popolazione è ormai sicuramente stanca di decenni di sacrifici. Bisognerebbe che, nel difendere la Rivoluzione cubana, non se ne parlasse come se non fossero passati tanti anni dal suo periodo d’oro e come se eventi quali il crollo dell’Unione Sovietica, la pandemia, l’accrescersi della conflittualità internazionale non avessero lasciato il segno. Ovviamente, non possiamo che riconoscere il debito che tutti noi abbiamo verso la Rivoluzione cubana, ma a questo punto, anche per difenderla, è opportuno esaminare le sue difficoltà con realismo ed equilibrio.

Come si è già detto, il secondo evento organizzato, invece, dall’Ambasciata venezuelana sostanzialmente voleva celebrare il legame tra la Rivoluzione bolivariana e Roma; come ci racconta la storia, uno dei suoi colli, il Monte Sacro, fu teatro nel 1805 del giuramento che prestò Simón Bolívar, el Libertador, impegnandosi con questo a liberare i popoli latinoamericani oppressi al tempo dal colonialismo spagnolo. Successivamente, nel 1933, un gruppo di nazioni latinoamericane fecero innalzare una statua equestre a ricordo del significativo atto dell’eroe, ma la statua non fu collocata sul Monte Sacro.

Durante la cerimonia i rappresentanti diplomatici dei Paesi dell’Alba, lì presenti, hanno ricordato il contributo dato dal presidente Chávez al completamento dell’indipendenza venezuelana, purtroppo sempre sotto tiro, e alla lotta contro le nuove forme di imperialismo, come quelle spaventose che stanno annichilendo il popolo palestinese. Compito che ha preso su di sé il presidente Nicolás Maduro, ora impegnato nelle trattative con l’opposizione, sempre sostenuta dagli Usa, e con la prossima prova elettorale. 

Naturalmente, sia il Venezuela che Cuba guardano con speranza e con fiducia il lento processo di declino dell’imperialismo statunitense, che però tenta a tutti i costi di mantenere la propria egemonia, auspicando che le nuove potenze emergenti (Russia e Cina) possano sostenere il loro sviluppo e la loro legittima sovranità da indebite ingerenze esterne.

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