Russia-Ucraina: i motivi della crisi e della guerra – Convegno MpRC a San Cesareo

a cura del Dipartimento Esteri del Movimento per la Rinascita Comunista

Non solo la preoccupazione, condivisa tra tutti i presenti, circa l’orizzonte di guerra che sempre più le potenze occidentali vanno disegnando e marcando, ma anche il desiderio, e l’impegno, di tornare ad approfondire questi temi, e impegnarsi ancor di più, contro la guerra, per la pace. 

Un’importante conferenza, appassionante e ricchissima di contenuti, si è tenuta lo scorso venerdì 12 aprile, presso la Biblioteca Comunale “Dottor Massimo Adabbo” a San Cesareo, poco distante da Roma, sul tema “Russia-Ucraina: i motivi della crisi e della guerra”. Organizzata in sinergia tra il Comitato per la pace e la difesa dei diritti (Roma – Casilina – Monti Prenestini) e il Movimento per la Rinascita Comunista (MpRC), la conferenza, alla cui splendida riuscita ha fornito un importante contributo il compagno Antonio Pisa, storico militante e dirigente comunista di Zagarolo e San Cesareo, è stata impostata per rispondere a una doppia domanda: da una parte, l’esigenza di coordinare l’attività delle organizzazioni che sinceramente si battono contro l’imperialismo e le sue guerre e per la pace, in particolare nel senso della “pace con giustizia sociale”, rilanciando così la mobilitazione e la lotta per la pace e contro la guerra; dall’altra, l’esigenza di “soffermarsi, riflettere e approfondire”, capirne di più, con relazioni e testimonianze, con riferimento alle fonti primarie, in un dialogo collettivo, intorno a quanto sta succedendo dentro e ai confini dell’Europa, e, in particolare, lungo il suo fianco orientale, nella vicenda della guerra civile e per procura degli Usa e della Nato contro la Russia in Ucraina. 

Delineati i temi della riflessione nella puntuale relazione introduttiva a cura di Candida Caramanica, responsabile per la relazioni internazionali del MpRC, la conferenza ha visto l’ampio intervento di Claudio Giannini, del Comitato per la pace e la difesa dei diritti (Roma – Casilina – Monti Prenestini), il quale ha offerto un inquadramento storico e politico della vicenda russo-ucraina, ma non solo, facendo ampio riferimento, ad esempio, all’evoluzione dello scenario internazionale dal secondo dopoguerra ad oggi, mettendo in luce come il superamento della contrapposizione bipolare, tra blocchi contrapposti, che aveva contraddistinto la stagione della cosiddetta “guerra fredda”, e l’avvento successivo del sistema unipolare, dominato dall’unica potenza egemone allora rimasta sulla scena del mondo, gli Stati Uniti, a cavallo degli anni Novanta, abbiano esposto il mondo, in forme inedite e pericolosissime, a nuove tensioni e nuove guerre, anche in Europa, come la stessa vicenda delle guerre in Jugoslavia e la sempre più aggressiva presenza della Nato hanno messo in evidenza. Una relazione che ha chiaramente posto in luce l’esigenza del rilancio di una mobilitazione di massa per la pace e contro la guerra e della moltiplicazione di iniziative di conoscenza, di sensibilizzazione, di lotta. 

La relazione centrale, ampia e articolata, di Marinella Mondaini, giunta proprio in questi giorni da Mosca, filologa presso l’università della capitale russa, traduttrice dei grandi poeti russi in lingua italiana, studiosa della storia della Russia, dell’Ucraina e del Donbass, ha successivamente posto l’accento sulla vicenda russo-ucraina nella sua dimensione più vasta, sia con un’ampia ricostruzione di carattere storico, che ha chiaramente messo in evidenza il legame storico, fraterno, plurisecolare tra i popoli che abitano la Russia, l’Ucraina e il Donbass, sia con una riflessione, di ampia portata, sulle dinamiche più recenti, che hanno condotto, dopo la fine dell’esperienza storica del socialismo reale e la cessazione dell’Unione Sovietica, all’attuale crisi russo-ucraina. Rientrano in questo quadro, segnato dal ruolo distruttivo e minaccioso della Nato in Europa, le vicende successive all’estinzione dell’Unione Sovietica, quando la Russia di Eltsin fu precipitata in una vera e propria spirale in cui la disarticolazione dello Stato, la liquidazione dell’apparato produttivo e dell’economia statale, la criminalità e la corruzione straordinariamente diffuse, in quello che sarebbe dovuto essere un “esperimento modello” di transizione, guidata dall’Occidente capitalistico, dall’economia di piano al mercato liberista, precipitò invece il Paese nel caos e nella disperazione, nella povertà e nella miseria, nella liquidazione dell’economia produttiva e dello stato sociale, in un catastrofico peggioramento delle condizioni di vita della popolazione in quello che ancor oggi i russi ricordano come uno dei periodi più tragici della storia del Paese.

In questo panorama storico, la prima elezione di Putin alla presidenza della Federazione Russa (2000), nel contesto di un diverso panorama internazionale segnato dal protagonismo della Repubblica Popolare Cinese, dalla fondazione dei Bric (2009) poi Brics (dal 2011) e dall’arretramento del ruolo egemone degli Stati Uniti e dello schema unipolare di fronte all’avanzare di nuovi protagonisti e di un inedito mondo multipolare sullo scenario internazionale, segna un vero e proprio cambio di passo. Da un lato, la Nato continua la politica minacciosa e aggressiva nei confronti della Russia (come dimostra anche il fatto che sono via via inglobati nella Nato, a partire dal 1999, anche Paesi dell’ex Patto di Varsavia, e le installazioni offensive sempre più vengono collocate a ridosso della Federazione Russa); dall’altro, il Dipartimento di Stato e l’intelligence statunitense sempre più vanno spingendo e fomentando operazioni di destabilizzazione e colpi di stato in chiave antirussa. In questo senso, la vicenda dell’Ucraina è esemplare: il colpo di stato passato alla storia come “Euromaidan”, del febbraio 2014, prende corpo a seguito di una vasta ondata di scontri e di caos, sostenuti e finanziati in primo luogo dagli Stati Uniti, all’indomani della sospensione della procedura di accordo tra Ucraina e Unione Europea deliberata dal presidente ucraino regolarmente eletto Janukovyč; la guerra scatenata dal governo golpista insediatosi a Kiev, con il supporto di formazioni politiche esplicitamente neonaziste e naziste, contro le popolazioni nel Donbass porta, sin dall’estate 2014, a morti e distruzioni nella parte orientale del Paese; gli stessi Accordi di Minsk, del settembre 2014 e del febbraio 2015, ampiamente disattesi da parte ucraina, sarebbero stati addirittura derubricati, da parte occidentale, a puro e semplice espediente “per guadagnare tempo”. Scatenata, dunque, nell’estate del 2014, la guerra in Donbass ha causato, sino all’entrata della Russia nella guerra in corso, nel febbraio 2022, oltre quattordicimila vittime. 

La Crimea, già regione autonoma dell’Ucraina, ospitante la base della flotta russa del Mar Nero a Sebastopoli, con un referendum di autodeterminazione, tenuto il 16 marzo 2014, aveva deliberato, con un consenso pari al 95%, il ricongiungimento, appunto, della Crimea come soggetto federale della Federazione Russa. Nel Donbass, le repubbliche popolari di Donetsk e di Lugansk, che avevano proclamato la propria indipendenza a seguito dei referendum di autodeterminazione dell’11 maggio 2014, con un consenso del 79% a Donetsk e dell’86% a Lugansk, si sono rivolte infine alla Russia con una richiesta di aiuto nel febbraio 2022. D’altra parte, sin dal dicembre 2021, la Federazione Russa aveva avanzato alcune proposte diplomatiche e due bozze di trattati che contenevano richieste di “garanzie di sicurezza”, tra le quali un accordo vincolante che l’Ucraina non sarebbe entrata nella Nato, nonché proposte per una rinnovata architettura di sicurezza in Europa, proposte mai prese in considerazione, tuttavia, dalle potenze occidentali. Nella precipitazione del conflitto in Donbass e nella guerra in corso in Ucraina le responsabilità occidentali, dunque, sono più che evidenti. 

La dinamica che caratterizza, complessivamente, lo scenario internazionale, le contraddizioni attuali e il prevalente politico sono stati tra i temi che hanno attraversato, infine, la relazione di Gianmarco Pisa, responsabile esteri del MpRC, che ha posto in evidenza, tra le altre cose, il carattere strategico del tema della lotta contro la guerra, in particolare contro le guerre dell’imperialismo, e per la pace, e l’esigenza cruciale di attivare, con un approccio unitario e parole d’ordine solide, un ampio e conseguente movimento per la pace e contro la guerra. Anche e soprattutto, in questa, fase, a partire dalla storica, quanto mai attuale, parola d’ordine “Fuori la Nato dall’Italia, Fuori l’Italia dalla Nato”. L’imperialismo occidentale è, senza dubbio, la principale minaccia alla pace mondiale e alla sicurezza dei popoli, oltre che un fattore planetario di guerra (basta leggere il Nuovo Concetto Strategico dell’Alleanza Atlantica, varato, non a caso, nel corso della guerra contro la Jugoslavia, in occasione del Vertice di Washington del 23 e 24 aprile 1999) e una minaccia alla libertà, all’indipendenza e all’autodeterminazione dei popoli (si pensi al caso dell’Italia e alle oltre 120 tra basi e installazioni militari Usa e Nato variamente dislocate su tutto il territorio italiano, con le due basi militari, a Ghedi e Aviano, che ospitano addirittura ordigni nucleari). Come la guerra contro la Jugoslavia (1999) è stata il “punto di svolta globale” attorno al quale gli Usa hanno ridimensionato l’Europa, riconfigurato la Nato e installato la più grande base militare dai tempi dei Vietnam, a Camp Bondsteel, in Kosovo, così la guerra per procura in Ucraina rilancia il ruolo della Nato come attore di guerra, separa ancora di più l’Europa dalla Russia e rilancia l’offensiva contro la Federazione Russa e, in via strategica, contro la Repubblica popolare cinese, avviando, al tempo stesso, la costruzione di quella che si annuncia essere la più grande base Nato in Europa, in Romania, a Costanza, sul Mar Nero, vale a dire nelle immediate prossimità dei confini della Russia. 

Quanto poi alla dinamica di questa vera e propria strategia di guerra dell’imperialismo, basti ricordare, insieme con l’espansione della Nato a est e l’impressionante quantità di basi militari Usa nel mondo, la cosiddetta “strategia dell’Indo-Pacifico” (a partire dal 2017), il documento di Carbis Bay (2021), la piattaforma militare Aukus tra Stati Uniti, Gran Bretagna, Australia (2021), le recenti, imponenti, esercitazioni militari della Nato, prima la “Trident Juncture” (2018), poi la “Rapid Trident” (2021, peraltro in Ucraina) e ora la “Steadfast Defender” (2024), e, per quello che riguarda più da vicino il nostro continente, la Bussola Strategica Europea (2022) e la Dichiarazione congiunta sulla cooperazione Ue-Nato (10 gennaio 2023), gravissima, peraltro, perché definisce Ue e Nato (art. 8) complementari e interoperabili. Lotta contro la Nato e contro l’Unione europea sono dunque sempre più tasselli fondamentali, entrambi, non solo per la lotta contro la guerra, contro l’imperialismo e per la pace, ma per la libertà stessa, per l’autodeterminazione e la democrazia. Non a caso, il dibattito che ha fatto seguito alle relazioni, e con il quale la conferenza si è avviata alle conclusioni, ha chiaramente segnalato la preoccupazione, condivisa tra tutti i presenti, circa l’orizzonte di guerra che sempre più le potenze occidentali vanno disegnando e marcando, ma anche il desiderio, l’impegno, di tornare ad approfondire questi temi, e impegnarsi ancor di più, contro la guerra, per la pace. 

Riferimenti:

Nuovo concetto strategico dell’Alleanza Atlantica (Nato), Washington D.C., 23-24 aprile 1999:

https://www.studiperlapace.it/view_news_html?news_id=natoconcept99
Carbis Bay G7 Summit Communiqué, Our Shared Agenda for Global Action to Build Back Better, 11-13 giugno 2021:

https://www.consilium.europa.eu/media/50361/carbis-bay-g7-summit-communique.pdf
Joint Leaders Statement on AUKUS, 15 settembre 2021:

https://it.wikipedia.org/wiki/AUKUS
Una Bussola Strategica per la sicurezza e la difesa, Bruxelles, 21 marzo 2022:

https://data.consilium.europa.eu/doc/document/ST-7371-2022-INIT/it/pdf
Dichiarazione congiunta sulla cooperazione Ue-Nato, 10 gennaio 2023:

https://www.consilium.europa.eu/it/press/press-releases/2023/01/10/eu-nato-joint-declaration-10-january-2023

Immagine: JFC Brunssum, Nato Trident Juncture 15, CC BY-SA 2.0, <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/2.0&gt;, via Wikimedia Commons

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