Julian Assange: la liberazione di Julian e il rilancio della Rivoluzione degli Oppressi

di Stefano Zecchinelli

Non bisogna fidarsi delle garanzie promesse da Biden, mentre rilancia la guerra totale, nei confronti di Assange. Il giornalismo professionista è genuflesso al deep state Usa e celebra annualmente questo legame. La lotta per la liberazione di Assange è parte integrante della Rivoluzione degli Oppressi. 

Le garanzie di Biden al giornalista investigativo Julian Assange non devono essere lette come una apertura della fazione “dem” alla libertà di stampa quanto, piuttosto, ci troviamo davanti una trappola (anti)giuridica: il fondatore di Wikileaks, “reo” d’aver rilevato i crimini di guerra dell’imperialismo Usa, nonostante la protesi ideologica della libertà d’espressione verrebbe incriminato dalla Legge anti spionaggio. Il medesimo impianto normativo, dopo la fine della Prima Guerra interimperialista Mondiale, permise al deep state statunitense d’incriminare Eugene Debs, storico dirigente socialista ed antimperialista nord-americano. La retorica di Biden va decostruita ricordando, prima di tutto, le parole di Ernesto “Che” Guevara: “dell’imperialismo non bisogna fidarsi nemmeno un poco”.

Biden: l’ipocrisia del giornalismo al servizio dell’élite aziendale

La cena della White House Correspondents’ Association (Whca) è stata una disgustosa dimostrazione della genuflessione, da parte del giornalismo-professionista, allo “stato profondo” Usa. Ben 2.600 pennivendoli (perlopiù scribacchini accreditati dalla Cia e dalla Silicon Valley) si sono prostrati davanti alla troika liberal-imperialista. La lobby progressista, riunita attorno al Partito democratico, ha cercato d’occultare la collusione della “sinistra invertebrata” (cit. Perry Anderson) con gli straussiani, i seguaci di Leo Strauss, che con cinismo e nell’indifferenza hanno pianificato la distruzione d’una porzione del pianeta. L’amministrazione Biden, in questa congiuntura storica, rappresenta la saldatura dell’eccezionalismo Usa (a cui aderisce anche Obama) coi seguaci di Leo Strauss; sostenendo il genocidio dei palestinesi di Gaza e il rilancio della dottrina della “guerra eterna” contro Russia e Cina. 

L’ideologo Leo Strauss, d’origine ebraica e allievo del giurista conservatore Carl Schmitt, dopo aver simpatizzato per il fascismo, ritenne che soltanto una dittatura liberal-globalista mondiale potesse salvare gli ebrei da una nuova Shoah. Questo progetto distopico avrebbe preso forma con la “nobile menzogna” e l’“ateismo devoto”. Nella logica dei neoconservatori, Israele divenne l’epicentro d’una dittatura orwelliana: dalla sperimentazione dei dispositivi di sorveglianza alle armi di nuova generazione, fino alla Propaganda ebraica (hasbara) e la “guerra cognitiva”. Julian Assange, declassificando dei dati sensibili sul funzionamento del complesso militare-industriale (es. i files Vault 7), comprese che le guerre del nuovo millennio, a differenza del colonialismo tradizionale, non vengono combattute per essere vinte, ma con l’intento di gettare intere aree geografiche del caos. Quella statunitense è la “geopolitica della catastrofe”.

Il giornalista d’inchiesta Patrick Martin, sul World Socialist Web Site (Wsws), scrive:

“Il banchetto Whca è un evento annuale in cui i media aziendali organizzano una festa costosa in loro onore, celebrando i loro stretti legami con i governanti dell’epoca e con l’élite politica nel suo insieme, facendo occasionali osanna alla libertà di stampa, sebbene sempre in un modo che sia in linea con la politica estera degli Stati Uniti.

Allo stesso modo, grande preoccupazione è stata espressa per il giornalista del «Wall Street Journal» Evan Gershkovich, detenuto per più di un anno in una prigione russa, e per il corrispondente di guerra Austin Tice, detenuto in Siria più di 12 anni fa. Ma nessuno ha fatto il nome del giornalista più famoso in carcere, Julian Assange, fondatore di WikiLeaks.

Ciò è tanto più significativo in quanto il principale onorato della cena, il presidente Biden, è personalmente responsabile dell’incarcerazione di Assange. Assange è detenuto nel carcere britannico di massima sicurezza di Belmarsh da più di quattro anni a causa della richiesta del governo americano di estradarlo per essere processato negli Stati Uniti con l’accusa ai sensi dell’Espionage Act, che potrebbe comportare una pena fino a 175 anni. di prigione1”.

Il guerrafondaio e demente senile Joe Biden offre “garanzie” ad Assange, ciononostante il suo intento è quello di rilanciare la “guerra totale” contro il mondo non globalizzato, decostruendo le infrastrutture statuali dei Paesi semi-indipendenti. Una cosa è certa: la dottrina Pompeo, la quale assimila il giornalismo antimperialista al “terrorismo”, è stata approfondita dall’attuale governo statunitense. Julian, Stella Morris e i loro collaboratori non devono fidarsi: il deep state, privo d’ingegno e ricco d’astuzia, ha pianificato una trappola. Continua il Wsws:

“La cena ha dato il via alla consegna di una serie di premi. Il premio per aver raccontato in tempi ristretti, sia sulla stampa che alla radio e alla televisione, è andato ai giornalisti che hanno seguito il viaggio di Biden in Israele dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre. Le reali circostanze della visita non sono state menzionate. Biden si è precipitato a Gerusalemme per dare al governo del primo ministro Benjamin Netanyahu e ai suoi colleghi fascisti un assegno in bianco per la guerra che stavano conducendo contro il popolo di Gaza, quando avevano già ucciso migliaia e migliaia di persone” (Ibidem).

I media corporativi, facendo proprie le fake news sugli, mai comprovati, stupri di Hamas, hanno occultato gli stupri reali consumati dall’esercito israeliano. Il Wsws) ci indica una corretta politica di classe e rivoluzionaria:

“Il Wsws dice la verità alla classe operaia e alla popolazione mondiale nel suo insieme: che l’unica via progressista è quella rivoluzionaria. La classe operaia deve prendere il potere, porre fine alla barbarie e alla guerra capitalista e fondare una società socialista su scala globale, basata sulla pace, la democrazia e l’uguaglianza sociale”.

La lotta per la liberazione di Assange è parte integrante della Rivoluzione degli Oppressi.

Riferimenti:

https://www.wsws.org/es/articles/2024/04/30/pers-a30.html

Immagine: Alisdare Hickson, Protest in solidarity with Julian Assange outside the walls of Belmarsh Prison.jpg, da wikimedia commons

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