SPECIALE ASSEMBLEA NAZIONALE APERTA – 11 MAGGIO 2024
Intervento introduttivo

Michelangelo Tripodi – presidente del Movimento per la Rinascita Comunista
Compagne e compagni,
nell’aprire questa importante Assemblea Nazionale di presentazione pubblica del Movimento per la Rinascita Comunista rivolgo un saluto caloroso e fraterno a tutte voi e a tutti voi. Vi ringrazio di cuore per la presenza e la partecipazione.
Un ringraziamento particolare rivolgo all’Ambasciatrice della Repubblica di Cuba in Italia, Sua Eccellenza Mirta Granda Averhoff e all’Ambasciatrice dello Stato Plurinazionale di Bolivia in Italia Sua Eccellena Sonia Silvia Brito Sandoval; inoltre, un ringraziamento va anche ai nostri invitati e ai nostri ospiti che partecipano a questa Assemblea.
Il nostro pensiero oggi non può non andare a quello che sta avvenendo nel Medio Oriente, alla sofferenza immane che sta vive il popolo palestinese vittima di un’aggressione folle e barbara da parte dei sionisti israeliani che è diventata un vero e proprio genocidio che fa strage di bambini, uomini e donne, giovani e anziani: si parla di oltre 35.000 morti, di cui oltre 15.000 bambine e bambini. Una vera e propria pulizia etnica che viene compiuta dagli eredi di coloro i quali sono stati deportati nei campi di concentramento nazisti e fascisti. Un genocidio, uno sterminio del popolo palestinese che non può essere tollerato. Esprimiamo il nostro pieno e solidale e fraterno sostegno alla lotta incessante di resistenza e di liberazione intrapresa dai palestinesi contro l’occupante sionista e salutiamo con favore e con fiducia come elemento di speranza per l’umanità la lotta e la protesta intrapresi dai giovani, soprattutto universitari, in tante parti del mondo e in tutti i continenti, dagli Stati Uniti all’Italia.
Palestina e Ucraina sono due componenti di quella guerra mondiale a pezzi di cui ha parlato il Papa e che è stata scatenata dagli Stati Uniti, dalla Nato, dall’occidente per mantenere il dominio e il controllo sul resto del mondo che rialza la testa e non accetta più i ricatti, le pressioni e le minacce occidentali.
Oggi mi sembra doveroso ricordare che anche gli omicidi sul lavoro sono guerra. È un elenco lunghissimo: il bilancio di una vera e propria guerra scatenata contro i lavoratori. E anche le ingiustizie sociali sono guerra! Espressione di quella lotta di classe fatta dai padroni contro i lavoratori e i ceti deboli.
Siamo qui perché non vogliamo accettare passivamente il dominio del pensiero unico di un sistema capitalistico che si rivela sempre più nemico della democrazia.
A partire dall’Italia, un Paese che ha conosciuto il più grande partito comunista dell’occidente e che oggi è finito preda di pulsioni xenofobe e razziste, governato dalla peggiore destra di matrice neofascista. L’avvento della “terza repubblica”, propugnato dalla Meloni con la proposta di riforma costituzionale per introdurre il premierato con l’elezione diretta del premier, si realizza sotto l’egida di forze che promuovono il vecchio sistema fondato sul modello di produzione capitalistico e sui rapporti economici e sociali di classe oggi esistenti.
Quella che conosciamo oggi in Italia sul piano politico, sociale, economico e culturale è l’espressione più evidente e più negativa della cancellazione di una forza di cambiamento, democratica e popolare quale è stata il Partito Comunista Italiano storico.
Da quando, tra il 1989 ed il 1991, fu compiuta la scelta sciagurata di sciogliere il Pci per l’Italia e per le classi lavoratrici è andato tutto a rotoli.
In poco più di 30 anni sono state azzerate le conquiste popolari ed i diritti sociali, frutto di lotte straordinarie dei comunisti e del movimento operaio italiano.
Il lavoro, la pensione, la scuola, la sanità, la casa, lo stato sociale sono stati colpiti, ridotti e negati. Il liberismo più sfrenato ha preso il centro della scena, ed è stata rafforzata la società dello sfruttamento, peggio di come era conosciuta agli inizi del novecento.
La precarietà del lavoro è diventata la cifra dell’aumento dello sfruttamento dei lavoratori e della crescita esponenziale dei profitti dei padroni e rappresenta una delle cause principali del grande numero di morti sul lavoro, oltre 1.000 ogni anno.
Negli ultimi 30 anni, unico caso in Europa, i salari e gli stipendi in Italia sono diminuiti del 3%, piombando agli ultimi posti in Europa, mentre il costo della vita è triplicato, anche per l’effetto nefasto dell’entrata in vigore dell’euro.
Oggi circa la metà dei lavoratori del settore privato ha uno stipendio inferiore ai 1.200 euro mensili.
Nei giorni scorsi, dopo l’arresto del presidente della Liguria Toti e della sua banda, diversi giornali, per banalizzare le accuse e in qualche modo ridimensionarle, hanno scritto che uno come Toti non si poteva sporcare per tangenti che arrivano all’esigua somma di 74 mila euro. Mi piace ricordare che questa esigua somma di cui parlano questi pseudogiornalisti, equivale a cinque anni di salario di un operaio che con quel salario deve sbarcare il lunario e si deve privare di cose essenziali per la sua famiglia e i propri figli, molto spesso delle cure sanitarie e della possibilità di studiare.
Di fronte allo squallore e alla degenerazione di una politica senza più freni e senza pudore si ripropone la grande Questione Morale che aveva lanciato Enrico Berlinguer. Una questione morale che è parte sostanziale della deriva liberista e maggioritaria che ha investito l’Italia e che riguarda sia la destra liberale, come è successo in Liguria, sia la sinistra liberale come è avvenuto in Puglia, che sono entrambe i pilastri del sistema che noi combattiamo.
In Italia le politiche economiche praticate negli ultimi 40 anni, sono state fortemente caratterizzate dall’ideologia neoliberista, fortemente dominata da lobbies della finanza, del cemento, della guerra, dell’energia petrolifera, di interessi particolari e spesso criminali.
Queste politiche economiche di stampo liberista non solo hanno fatto crescere il divario economico tra le regioni ricche e quelle povere, ma hanno affossato ancora di più il Mezzogiorno.
Oggi tutti gli indicatori economici, sociali, civili e culturali denunciano l’aggravamento della situazione del Mezzogiorno. Reddito, occupazione e Pil sono in caduta libera anche per effetto della crisi e dell’inflazione che colpisce più pesantemente i ceti sociali ed i territori più deboli. Ma anche la qualità dei servizi (scuola, sanità, trasporti ecc.), i diritti di cittadinanza e le condizioni di vita sono assai peggiorati. Tant’è vero che si può affermare che i diritti costituzionali fondamentali, a partire dall’art. 3 della Costituzione, sono traditi e negati.
Occorre affrontare finalmente i mali vecchi e nuovi del Sud: arretratezza e ritardo di sviluppo, gravissimo deficit infrastrutturale, disoccupazione dilagante ed emigrazione intellettuale, povertà diffusa, precarietà come regola, sistema produttivo asfittico, sistema bancario e creditizio ai limiti dell’usura, pubblica amministrazione inefficiente e burocratica, insediamento di impianti ad alto tasso di inquinamento, luogo di deposito di rifiuti tossici e nocivi, peso crescente delle mafie e della criminalità organizzata.
Altro che Ponte sullo Stretto e autonomia differenziata, quella che molti studiosi hanno definito come la “secessione dei ricchi”. Ci opponiamo in maniera determinata contro questi interventi.
Pensiamo ad un “Progetto per il Mezzogiorno del XXI secolo”. In tal senso, ribadiamo che occorre promuovere un grande piano di investimenti pubblici verso il Mezzogiorno, rilanciando l’intervento pubblico nell’economia, aumentando la presenza e l’impegno dello Stato verso il Mezzogiorno.
Oggi la nuova Questione Meridionale si intreccia con una drammatica “questione giovanile”. Si tratta di un tema che riguarda proprio le risorse umane, le intelligenze, le forze di cui dispone il Mezzogiorno e che possono essere messe a disposizione di un progetto nuovo di rilancio e di futuro del nostro Paese, ma soprattutto di futuro per i giovani.
Inoltre, il Sud rappresenta per la sua centralità il baricentro naturale del Mediterraneo e lo snodo fondamentale per i traffici e gli scambi tra l’Europa continentale ed i paesi che si affacciano sul Mediterraneo.
Una grande occasione di riscatto che si può raggiungere se prevale una scelta di accoglienza, di integrazione, di rispetto e di tolleranza contro la politica dei respingimenti e della esclusione che il governo Meloni vuole imporre contro gli immigrati, ricordiamo a questo proposito la strage di Steccato di Cutro dello scorso anno che ancora grida vendetta.
Questo ruolo nevralgico e di cerniera che il Sud può svolgere si pone in contrasto con una progressiva espansione degli insediamenti militari Nato sul territorio meridionale e con l’uso del territorio italiano (pensiamo alla base di Sigonella) per operazioni militari nel conflitto in Ucraina o in altre parti del mondo.
Un Mezzogiorno produttivo, che si stacca, perciò, dall’assistenzialismo, dal trasformismo, dalla piaga storica della mafia è quello che serve al paese.
Il Mezzogiorno è il futuro dell’Italia. Senza il Mezzogiorno il Paese declinerà ancora di più, conoscerà un futuro sempre più proiettato verso una pesante deriva economica, sociale e culturale.
Questa non è un’affermazione di parte. Si tratta di una constatazione oggettiva. L’Italia oggi è un Paese in grave crisi, indebitato fino al collo (nei giorni scorsi è stato annunciato che a febbraio 2024 il debito pubblico italiano ha segnato un nuovo record negativo, toccando quota 2.872,4 miliardi, in crescita di 22,9 miliardi rispetto al mese precedente), incapace di reggere sul piano internazionale, che conosce un processo di crescita assolutamente insufficiente e inadeguato e che sta appunto arretrando e declinando.
L’unica carta vera che questo Paese ha a disposizione è la carta del Mezzogiorno, che deve essere sempre più considerato come una grande risorsa ed opportunità per il futuro dell’Italia. Non più, dunque, come invece è avvenuto in questi anni, una sorta di peso, di palla di piombo al piede dell’Italia evoluta e sviluppata. Proprio il contrario. Torniamo dunque a parlare di questa grande indicazione politica, di questa scelta di fondo che si chiama Questione Meridionale. Ciò serve al Sud, serve al Nord, serve all’Italia.
Affondano qui le radici della nostra seria opposizione contro l’autonomia differenziata, una scelta di stampo leghista appoggiata dal governo Meloni che è il colpo di grazia contro il Sud,
Su questo terreno è necessario rilanciare il ruolo dei comunisti come portatori di una politica autenticamente meridionalista nel segno di Antonio Gramsci.
Ecco perché riteniamo necessario impegnarci nell’impresa irrinunciabile di lavorare per la Rinascita Comunista, ricominciando dall’inizio.
Vogliamo lottare contro la guerra, le ingiustizie e le diseguaglianze che sono il prodotto naturale e lo sbocco del sistema capitalistico e ne sono la sua manifestazione storica e materiale.
Vogliamo una società nuova fondata sulla pace, l’uguaglianza, la giustizia sociale, la solidarietà e la fine dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Con il comunismo vogliamo ridare all’uomo la sua dignità, liberandolo dall’oppressione e dall’alienazione capitalista.
Urge riprendere l’iniziativa politica sui temi ed i contenuti delle battaglie che caratterizzano la presenza comunista come elemento innovativo e di rottura della situazione esistente.
Per la Rinascita Comunista bisogna ripartire dal basso e dalla base. Questa deve diventare la parola d’ordine dei comunisti che ci sono e sono tanti nel nostro paese e che non credono più nei cosiddetti gruppi dirigenti dei partitini comunisti che si sono rivelati inadatti, incapaci e fallimentari, interessati solo al proprio destino personale e alla cura del loro piccolo orticello.
Per questo il primo nostro obiettivo deve essere quello di fare crescere una nuova leva di giovani militanti e dirigenti comunisti.
La nostra non è un’operazione nostalgica: la Rinascita Comunista deve vivere pienamente nella realtà attuale, nei suoi mutamenti e nella sua complessità.
Vogliamo lavorare per contribuire alla ripresa del comunismo italiano ma senza fughe in avanti velleitarie ed elettoralistiche. Le elezioni per noi non sono un fine, ma un mezzo e ad esse riteniamo che i comunisti debbano partecipare solo ed in quanto se ne determinino le condizioni a seguito di un accumulo importante di forze nel paese.
Non vogliamo essere l’ennesimo partitino comunista, destinato a vivere qualche alba appena e poi giù verso il declino, fino all’ultimo tramonto. Non abbiamo né la presunzione e né l’arroganza di credere di essere solo noi i veri comunisti, ma abbiamo il desiderio di accogliere tutti i compagni e le compagne che come noi credono ancora di poter cambiare le cose, di lottare per la difesa dei diritti dell’umanità tutta, senza distinzione alcuna, di lottare per cambiare il mondo e per il socialismo. Da qui l’esigenza di organizzarsi in Movimento.
Il Movimento per la Rinascita Comunista nasce da una volontà collettiva di lotta contro il capitalismo, per la difesa e l’attuazione della Costituzione Italiana, per l’uguaglianza per un nuovo impegno sui temi dei bisogni e delle emergenze sociali.
La nostra nascita non è la conclusione di un percorso ma l’inizio di qualcosa di nuovo, Per questo chiediamo ai comunisti e alle comuniste di darci una mano e di contribuire e sostenere questo sforzo innovativo e unitario. Serve unire le forze, costruire la lotta e organizzare la resistenza.
Per questo noi oggi ci proponiamo l’obiettivo di riprendere il cammino laddove è stato interrotto, facendo nostro quanto scritto dal più grande Comunista Italiano che si chiamava Antonio Gramsci: “Mi sono convinto che bisogna sempre contare solo su sé stessi e sulle proprie forze; non attendersi niente da nessuno e quindi non procurarsi delusioni. Mi sono convinto che anche quando tutto è o pare perduto, bisogna rimettersi tranquillamente all’opera, ricominciando dall’inizio”.
Questa Assemblea, insieme al documento politico-teorico di cui parlerà il compagno Fosco Giannini, rappresentano un ulteriore passo per costruire il Movimento per la Rinascita Comunista e per aprire il cantiere dell’unità dei comunisti.
Lanciamo un appello a tutti i comunisti ovunque collocati, soli o organizzati, ai dirigenti territoriali dei partiti comunisti ancora in vita: non disperdiamoci in mille rivoli inefficaci, parliamoci, costruiamo insieme la nuova organizzazione il nuovo Partito Comunista forte, radicato, rivoluzionario. Costruiamo insieme azioni di mobilitazione e di lotta, costruiamo insieme la nostra futura casa comune, con orgoglio e fiducia perché c’è un grande futuro davanti e il comunismo è la gioventù del mondo.
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