Odissea sanità – Lettera aperta a «Futura società»

Riceviamo e pubblichiamo la testimonianza della famiglia Lencioni che potrebbe essere quella di una qualsiasi famiglia italiana.

Buongiorno, abbiamo letto alcuni vostri articoli sulla sanità e vorremmo rendere pubblica la nostra esperienza peraltro simile a tante altre. Abbiamo una zia di 86 anni, malata oncologica e senza figli, i nipoti sono i soli familiari che le restano, abita in una casa popolare, in cui da anni attende la sostituzione delle persiane rotte, riceve i bollettini per pagamento di spese condominiali per servizi che stentiamo a credere siano erogati. visto il degrado dell’immobile. Con la malattia è iniziata l’odissea tra ospedali con l’assistenza solo di un’assistente sociale, che fa quanto possibile, visti i carichi di lavoro e la ristrettezza dei mezzi a disposizione.

È stata ricoverata per 35 giorni in un ospedale di comunità, le degenze sono a carico della Azienda Usl Toscana Nordovest e prenotate dal medico di famiglia presso il Distretto Asl. 

Trascorsi 35 giorni non c’era possibilità alcuna di permanenza nella struttura e in attesa di un accreditamento in una Rsa è stata trasferita a casa. Per fortuna c’erano i nipoti a disposizione, fosse stata sola cosa sarebbe accaduto? La zia dopo due giorni è tornata in ospedale ed è iniziato il solito calvario tra pronto soccorso e la carenza di posti letto con il solito “parcheggio” al pronto soccorso. 

Noi non critichiamo la sanità pubblica, vogliamo invece contestare il suo indebolimento perché i posti letto sono del tutto insufficienti e se un anziano è senza familiari è solo un numero nel girone dei posti nelle residenze Rsa che sono pochi rispetto alle domande; inoltre occorre affrontare una lunga trafila burocratica che un anziano allettato non potrebbe sostenere. Se tempestivo è l’aiuto economico della Regione spetta ai familiari trovare la struttura disposta all’accoglienza, ma è comunque necessario un aiuto economico per altre incombenze che restano a carico della famiglia. Ci pare evidente che un anziano solo e senza familiari non possa affrontare una complicata trafila burocratica ed è evidente l’inadeguatezza della sanità pubblica a garantire il diritto alla salute a tutti. 

Vi scriviamo da una regione, la Toscana, che ancora garantisce pur nelle difficoltà un servizio pubblico, ma frequentando ospedali e strutture sanitarie incontriamo servizi appaltati in cui lavoratrici/i interinali e delle cooperative sono sottopagati e con carichi di lavoro fin troppo onerosi. L’anziano malato è abbandonato al suo destino, ma accanto alla zia ci sono anche giovani che per una terapia riabilitativa attendono settimane, che peggiorano le loro condizioni di salute, pregiudicando anche la possibilità di recupero o guarigione.  Se questa è la situazione nel centro nord, immaginiamoci cosa accade nelle aree del meridione dove forse la sanità pubblica non è mai decollata.

Famiglia Lencioni

Immagine: https://pixabay.com/users/pasja1000-6355831/, CC0, via Wikimedia Commons

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