L’Ue lotta contro la disinformazione

di Alessandra Ciattini

Dopo le elezioni europee non si fa che parlare del pericolo dell’avanzata dell’estrema destra, soprattutto da parte delle cosiddette sinistre. Ma personaggi come Macron e Scholz come possono essere qualificati? Comunque, l’Ue accentua il suo carattere autoritario e dà impulso alla lotta contro la “disinformazione”. 

Nelle recenti elezioni europee ha trionfato l’astensionismo; solo il 51% degli europei che hanno diritto al voto è andato a votare, in generale più nelle zone ricche che in quelle povere. Ciò vorrà pure vuol dire qualcosa. Naturalmente, si sono registrate situazioni diverse, e i paesi in cui si è più votato – guarda tu – sono il Belgio e il Lussemburgo, dove votare è obbligatorio, che sono in più stretto contatto con l’Unione europea e da cui probabilmente provengono molti lavoratori stipendiati da questo organismo. E ci sono paesi come l’Italia, in cui la percentuale dei votanti è stata inferiore al 50% (a Roma ha votato solo il 43%), per arrivare poi alla Croazia dove ha votato solo circa il 22% degli aventi diritto. Ma non vogliamo parlare di questo tema, già sviluppato nel nostro giornale, tuttavia sembra opportuno sottolineare che nell’attuale situazione internazionale l’astensionismo non è un fatto del tutto negativo. Io credo che esso mostri una forte disaffezione, non certo pienamente cosciente, nei confronti della classe dirigente e nei confronti di questo organismo sovranazionale, che prende decisioni del tutto distanti dalle esigenze delle diverse popolazioni nazionali.

A proposito dell’Ue, ci sono due temi che vorrei trattare molto brevemente e su cui non mi pare si siano soffermati in molti. Il primo tema riguarda la seguente questione: come funziona di fatto l’Unione europea, ossia sono effettivamente coloro che i votanti hanno eletto a prendere decisioni? Non tutti sanno che non è così, perché il Parlamento europeo è un colegislatore, in quanto il suo parere in certi ambiti ha lo stesso valore di quello della Commissione europea; inoltre, in altri ambiti, può essere consultato ma la sua decisione non è vincolante.

In realtà, anche la Commissione europea ha poteri limitati, in quanto di fatto sono le varie agenzie, organi indipendenti, specializzati e decentralizzati che hanno lo scopo di fornire consulenza alle istituzioni comunitarie e agli Stati membri e a formulare i disegni di legge. Si legge su Wikipedia, l’istituzione delle agenzie nasce dalle esigenze di decentramento geografico e dalla necessità di far fronte a nuovi compiti di carattere giuridico, tecnico e/o scientifico. Naturalmente, nessuno elegge i membri di queste entità che si occupano dei vari ambiti dell’Unione, dall’economia alla difesa. Probabilmente saranno esperti di qualche grande corporazione, i cosiddetti tecnocrati.

Dopo questa breve premessa, vorrei soffermarmi su un’altra attività della Commissione europea, di cui poco si è parlato in occasione delle elezioni, ma che vale la pena di mettere in risalto.

Dal sito ufficiale dell’Ue risulta che: “La Commissione sta affrontando la diffusione della disinformazione online per garantire la protezione dei valori e dei sistemi democratici europei”.

Così è definita la disinformazione: “è un contenuto falso o fuorviante che viene diffuso con l’intenzione di ingannare o ottenere vantaggi economici o politici e che può causare danni pubblici”. 

Secondo la classe dirigente europea essa “può avere una serie di conseguenze dannose, come minacciare le nostre democrazie, polarizzare i dibattiti e mettere a rischio la salute, la sicurezza e l’ambiente dei cittadini dell’Ue”.

Per affrontare questo problema, che nascerebbe anche da indebite supposte ingerenze russe e cinesi, la Commissione ha sviluppato una serie di iniziative per contrastare la disinformazione: ha elaborato un piano d’azione contro di essa che stabilisce obblighi e responsabilità delle piattaforme online nella lotta contra la disinformazione; nel 2018 ha composto un codice di “buone pratiche” (termine assai usato per rimarcare la falsa neutralità di queste attività) concordate con l’industria digitale; durante la pandemia ha dato impulso al monitoraggio della disinformazione sulla Covid-19, attuato dai firmatari del codice di buone pratiche.

Il 4 giugno 2024, si è riunito il Forum Internet dell’Ue (Euif). La buona notizia è che: attualmente fanno parte del Forum 17 aziende digitali, gli Stati membri, le istituzioni dell’Ue, le agenzie dell’Ue, il Forum globale su Internet sulla lotta al terrorismo e il Centro delle Nazioni Unite per la lotta al terrorismo. Come si vede ancora una volta, la lotta al terrorismo è una buona scusa per accrescere i controlli.

Forse qualcuno ha già potuto vedere in internet spot pubblicitari in cui si informa il pubblico sulle tecniche disinformative della decontestualizzazione, richiamando esempi astratti (la notizia di un feroce leone vagante per la città), ma non facendo riferimento alle letture decontestualizzanti degli attuali conflitti bellici costantemente riproposte dalla signora Ursula e dal suo amico Borrell. Tanto per fare degli esempi concreti.

Concludendo, possiamo dire che le stesse imprese private digitali, che già controllano le nostre comunicazioni, non solo vedranno aumentati i loro poteri per impedire qualsiasi slittamento dalla politica ufficiale dell’Ue, ma si dovranno anche impegnare sempre di più nel cosiddetto debunking; ossia, verificare l’attendibilità delle fonti e dei contenuti della notizia e addirittura prevenire che le false notizie non si diffondano nei mezzi di comunicazione di massa. 

Si prevede addirittura la figura dello specialista nel debunking o rebunking, i cui compiti saranno quelli di smascherare o prevenire, ovviamente dal suo punto di vista unilaterale e vicino al potere di un organismo centralizzato e antidemocratico, la diffusione di quelle che riterrà essere false notizie, i contenuti delle quali i suoi datori di lavoro considereranno per loro pericolose.

Insomma, tale esperto dovrà anche essere in grado di decifrare le cattive intenzioni di chi intende produrre e diffondere la disinformazione. Siamo arrivati alla penalizzazione delle intenzioni. 

Immagine: CC0 Dominio pubblico, nessuna attribuzione richiesta, https://pxhere.com/it/photo/1209303

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