di Alessandra Ciattini
Negli ultimi tempi siamo incalzati da avvenimenti dalle conseguenze sempre più preoccupanti, narrati ovviamente in maniera alquanto distorta: vertici inutili dal significato puramente mediatico; relazioni diplomatiche interpretate in maniera mistificata, che mettono a nudo, tuttavia, l’inconsistenza politica del cosiddetto Occidente.
Vertici e diplomazia
I grandi leader del mondo scelgono sempre amene località svizzere per i loro vertici. Infatti, per alleviare le loro immense fatiche politiche hanno bisogno di rilassarsi. Così si sono recati lo scorso 15 giugno per la conferenza, più di guerra che di pace, nel complesso turistico di Bürgenstock nel centro di questo paese apparentemente neutrale. Pochi sottolineano che Zelensky dal 20 di maggio non è più presidente dell’Ucraina, perché non è stato rieletto né ci sono state elezioni, e dovrebbe essere sostituito dal presidente della Rada, parlamento ucraino. Se firmasse un poco probabile accordo di pace, sarebbe carta straccia. Inoltre, lo stesso Zelensky, di cui si dice ancora una volta che l’Occidente vorrebbe disfarsi, ha fatto approvare un decreto che proibisce qualsiasi forma di negoziato con la Russia. E non tiriamo in ballo che i precedenti negoziati di Istanbul sono stati bloccati da Uk e Usa, mentre quelli di Minsk, per dichiarazione degli stessi partecipanti, sono stati solo un inganno. Fonti del Vaticano, invece, affermano, che, essendo in vigore nel paese la legge marziale, egli sarebbe stato automaticamente rieletto.
Facendo notare che la controparte, la Russia, non è stata invitata alla suddetta conferenza, la Cina ha parlato di uno scherzo di cattivo gusto. In effetti, è difficile decifrare il pensiero di questa sconquassata armata Brancaleone che purtroppo ha nelle sue mani il nostro destino. Naturalmente, la Russia ha fortemente criticato l’iniziativa elvetica che si è limitata a trattare tre temi: protezione delle centrali nucleari, sempre bombardate dall’Ucraina, libertà di navigazione nel Mar Nero, la sicurezza alimentare (i cereali) e gli aspetti umanitari, proprio mentre nell’altra sponda del Mediterraneo il massacro degli inermi palestinesi non si arresta (https://www.swissinfo.ch/spa/politica-exterior/sin-paz-a-la-vista-aunque-suiza-ha-conseguido-lo-que-quer%C3%ADa-en-la-cumbre-de-paz-en-ucrania/80944528). Comunque, il vertice non ha prodotto praticamente nessun risultato e la maggioranza dei paesi del mondo non l’ha preso in considerazione.
Nel frattempo, la Federazione russa non sta con le mani in mano. Putin ha dichiarato che accetta il piano di pace, proposto dalla Cina e ora sostenuto dal Brasile, assicurando che è aperto al dialogo, ma certo non con un presidente delegittimato. Nel frattempo diamo notizia dell’infaticabile attività diplomatica di Mosca, che come ha riconosciuto il «Wall Street Journal» ha sorpreso il blocco Usa al potere, dato che squilibra ulteriormente gli assetti internazionali.
Molti commentatori sottolineano che Putin stia giocando un’emozionante partita a scacchi, in cui i russi sono maestri, e hanno dalla loro parte Kasparov, più volte vincitore del campionato del mondo, mentre gli occidentali non hanno nessun giocatore degno cui opporgli.
In una conferenza stampa, il presidente della Russia ha fatto il bilancio delle sue recenti visite alla Repubblica Popolare di Corea e alla Repubblica Socialista del Vietnam, dichiarando che, se necessario, manderà armi alla prima, ma che non prevede che questa invii militari a combattere in Ucraina. Ed è questa la mossa abile di Putin e non certo prevista a sconcertare i suoi nemici: armare quei paesi che l’Occidente collettivo considera ostili, in modo da aprire fronti potenziali difficili da controllare.
Sebbene alcuni analisti abbiano definito il trattato di Associazione strategica integrale tra Russia e Corea una sorta di mini-Nato: Putin ha ribadito che non si tratta di una novità, essendo stato solo rinnovato il precedente trattato. Certo, la Russia si è assicurata l’appoggio di un paese che per difendersi da 70 anni possiede un enorme deposito di armi e che brilla per produzione di proiettili di diverso calibro. Da parte sua la Corea, sanzionata illegittimamente da decenni dall’Occidente, migliorerà la sua economia e potrà minacciare la Corea del Sud con missili di ampia gittata, oltre alle basi Usa della regione con grande soddisfazione della Cina. Si pensi che nella Corea del Sud sono stanziati 28.000 soldati statunitensi.
Successivamente, il 20 giugno, il presidente russo si è recato ad Hanoi, in Vietnam, paese cui la Russia fornisce armi sin dagli anni ’50, ringraziandolo per aver tenuto un atteggiamento equilibrato dinnanzi al conflitto Nato-Russia in Ucraina.
Questa visita di Putin, su cui pende un mandato di arresto della Corte penale internazionale (Cpi), sicuramente molesta i partner occidentali del Vietnam, e in particolare gli Stati Uniti, che considerano il paese socialista un luogo strategico per l’attività manifatturiera e la produzione di semiconduttori. Ma questa potenza in ascesa per ora preferisce non fare scelte nette di campo.
I due paesi hanno firmato 12 trattati di collaborazione, non tutti resi pubblici, ma che riguardano la difesa e la fornitura di tecnologie russe per l’esplorazione di depositi petroliferi nell’oceano.
Come si vede, la Russia si difende rafforzando i suoi legami di amicizia con paesi ostili alla Nato o restii ad accettare il suo dominio incontrastato. Lo scenario internazionale si fa sempre più complesso e difficilmente controllabile da una sola potenza.
Immagine: Simon Walker / No 10 Downing Street, OGL 3 <http://www.nationalarchives.gov.uk/doc/open-government-licence/version/3>, via Wikimedia Commons
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