Il tentativo d’assassinare Trump riflette il carattere delinquenziale del capitalismo Usa

di Stefano Zecchinelli

L’Egemone nordamericano è stato umiliato militarmente a Gaza ed in Ucraina, mentre il suo tessuto socioeconomico è a pezzi. L’attentato nei confronti di Donald Trump è sintomatico dell’incapacità strutturale dei Servizi di sicurezza di fare analisi e previsioni, un declino denunciato a suo tempo dal generale Michael T. Flynn (un reazionario diversamente neocons): uccidere innocenti ed incarcerare afroamericani non è “sicurezza”, ma crimine. Il carattere delinquenziale del capitalismo “a meno armata”, si riflette nelle sparatorie odierne. Usa: il Paese della Grande Bugia.

Il tentativo d’uccidere Donald Trump, perpetrato da Thomas Matthew Crooks, elettore ventenne del Partito repubblicano imbeccato qualche anno addietro da BlackRock per una campagna pubblicitaria, è sintomatico d’un duplice fattore:

1. la totale inefficienza dei servizi di sicurezza Usa, a partire proprio dall’Fbi, tanto decantata dalle agenzie d’intelligence europee;

2. la guerra civile in corso negli Stati Uniti oramai da diversi anni.

Il deep state statunitense (di cui Trump è parte integrante) è cerebralmente morto. Gli Stati Uniti sono una isola-mondo allo sbando: umiliati militarmente in Ucraina dall’eroica Operazione Speciale Z, a livello interno devono rifare i conti con ciò che il Premio Pulitzer Chris Hedges ha definito “il sentiero oscuro che dal neoliberismo conduce al fascismo”. Questa constatazione aggrava la posizione di Biden e (prima di lui) di Obama, i quali davanti all’ascesa del trumpismo risultano come dei Noske1 moderni.

La lobby progressista, la quale ha vincolato la “sinistra” ad una fantomatica idea postmodernista di progresso, considera il trumpismouna dissidenza neofascista all’establishment. In realtà, Trump ha declinato in termini nazionalisti (White Power) il fascismo endemico nella disonorevole storia nordamericana; la lobby dei “dem”, con una maggiore pericolosità, ha globalizzato il fascismo Usa, contemplando la distruzione d’una porzione del pianeta. Da qui, l’alleanza strategica di Trump col nazionalismo territoriale-imperialista israeliano (White Zionism), mentre i “dem” hanno optato per esportare la dottrina della “guerra eterna” nel cuore dell’Eurasia. Per Biden “i bianchi (anglosassoni) colonizzano i bianchi (europei)”, mentre Trump ha proiettato la vocazione unilaterale del Pentagono contro l’Iran (avversario strategico militare) e la Cina (avversario strategico commerciale). L’uccisione del generale-martire Qasem Soleimani, eroico combattente antimperialista del Sud Globale, rimane, ad ora, il maggior crimine consumato dall’ex presidente proveniente dalla cloaca Maga/Alt Right.

La dottrina della “Nato dormiente” di Trump, a differenza della dottrina della “guerra eterna” di Bush, Obama e Biden, mira a sostituire la subordinazione militare con quella economica, senza dismettere il caudillismo in America Latina; nel complesso, è un modo d’intendere la guerra che potrebbe fare meno morti rispetto all’Armageddon termonucleare, ma sempre di morti di tratta. La declinazione nazionalista dell’imperialismo Usa, teorizzata da Kissinger ed applicata da Trump, ha innescato una nuova guerra civile negli Stati Uniti, spingendo l’ex presidente ad appoggiarsi a gruppi nazistoidi di matrice evangelica. I manovratori delle elezioni Usa sono Soros (per Biden) e Netanyahu (per Trump), due anime della lobby sionista che, al di là delle sciocchezze scritte dal giornalismo lubrificato europeo, hanno trasformato gli Usa in una ideocrazia: lo Stato di guerra (War State) è la realtà del capitalismo “yankee”, dallo sterminio delle popolazioni amerinde (oltre 90 milioni di pellirossa trucidati dai predoni puritani), all’aggressione imperialista contro Russia e Cina.

La testata marxista, «World Socialist Web Site» (Wsws), c’ha ricordato che:

“Biden ha dichiarato più volte che gli atti di violenza politica sono un’aberrazione: ‘Questo non è quello che siamo’ è il suo ritornello preferito. Questa affermazione è forse la prova più convincente della senilità di Biden. Nel corso della sua vita, ha assistito a numerosi omicidi politici, i più politicamente importanti dei quali furono quelli del presidente John F. Kennedy nel 1963, di Malcolm X nel 1965 e di Martin Luther King e del senatore Robert F. Kennedy nel 1968. E come ben sa, questi quattro omicidi implicavano cospirazioni di Stato.”2

Biden, il cui stato di salute è ritenuto da molti, anche tra i democratici, imbarazzante e incompatibile con la carica presidenziale, è un neoliberista e mentitore seriale; la storia della borghesia Usa è un susseguirsi di “complotti”, operazioni “falsa bandiera”, golpe interni poi esportati all’estero. Il maccartismo, negli anni ’50, ha inverato le previsioni di Bertolt Brecht: “semmai ci sarà un fascismo americano, avrà il volto della democrazia”. Il complesso militare-industriale va ben oltre l’ipocrisia di Obama, il servilismo di Biden (genuflesso nei confronti dei “nazionalisti integralisti” ucraini) ed il fascismo di Trump; come ha spiegato Edward Snowden si tratta d’una nuova Architettura di potere, un apparato di potere asservito alla fazione “cosmopolita” (per dirla col marxista sovietico Suslov) dell’ultraborghesia Usa. L’Occidente collettivo, schiacciato da una élite neoimperialista, è entrato nella fase distopica del capitalismo: “la realtà è un momento del falso”,menzionando Guy Debord.

Continua il «Wsws»:

“Ma i democratici vanno ben oltre, con espressioni di solidarietà, lode e persino affetto per l’ex presidente fascista, che Biden ha più volte chiamato “Donald” durante i suoi discorsi di sabato sera. Nessun democratico ha nemmeno sottolineato che Trump stesso ha ripetutamente ordinato e sostenuto attacchi violenti da parte della destra.” (Ibidem)

La verità è che, appoggiando i banderisti in Ucraina, i “dem” sono diventati i maggiori protettori del neofascismo mondiale. Se Trump è un fascista-nazionale, Biden ha agito con logica hitleriana contro la Federazione Russa, dichiarando guerra all’idea stessa di Civiltà. Per questa ragione gli Stati Uniti non sono una democrazia, ma una statocrazia: il Pentagono, con cinismo e nell’indifferenza, ha contemplato la distruzione dei ¾ del pianeta, a prescindere da quale fantoccio s’insedi alla Casa Bianca.

I “democratici”, da un lato, cercano d’ottenere l’appoggio dei “repubblicani” nella loro sporca guerra contro la Federazione Russa; dall’altra parte, alimentano sottobanco le milizie neonaziste, in questa congiuntura storica simpatizzanti per Trump, per reprimere possibili rivolte sociali interne. Ipocrisia, neoliberismo e “guerra globale”, i “dem” regaleranno l’Occidente collettivo al fascio-evangelismo, replicando (per l’ennesima volta) il vile tradimento di Noske. Domanda: la “sinistra invertebrata” (cit. Perry Anderson) è il male maggiore?

Biden e Trump sono due facce della stessa medaglia: la controrivoluzione mondiale. Nel tardo-capitalismo (per dirla con Ernest Mandel), “destra aziendale” e “sinistra sintetica” sono due fazioni organiche allo “Stato profondo”. Non esiste un male minore, ma, come disse Stalin, “entrambe le scelte sono peggiori”.

Note:

1 Il socialdemocratico Gustav Noske, nel 1919, dopo essersi alleato con le milizie conservatrici dei Corpi Franchi, represse la rivolta spartachista, diventando il mandante dell’assassinio di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht. La politica reazionaria di Noske spostò la socialdemocrazia su posizioni fortemente anticomuniste, facendo da apripista al fascismo tedesco.

2 https://www.wsws.org/es/articles/2024/07/16/84b2-j16.html

Immagine: Foto di Rogier Hoekstra da Pixabay

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