Se i principi cardini dell’educazione fascista vengono recepiti dalle linee guida dell’educazione civica. Una società chiusa e cieca ai divari sociali crescenti

di Federico Giusti

Dalla lettura delle linee guida del ministro Valditara uno spaccato eloquente della concezione che la destra ha dello Stato, dei diritti e dei doveri della cittadinanza. Si seppelliscono i diritti sociali ricorrendo a un insieme di luoghi comuni dai quali traspare non solo la “dimenticanza” dei rapporti sociali ma anche il tentativo di imporre sui banchi di scuola un sistema di regole funzionali alla salvaguardia dello status quo tra guerre permanenti, criminalizzazione del conflitto e acritica accettazione di regole costruite per ingabbiare la democrazia.

I valori fondanti della Carta costituzionale non sono solo quelli della persona ma anche del lavoro, della dignità, della libertà e non ultime uguaglianza e democrazia, oltre all’etica e alla legalità. Ma tra i principi fondanti della Costituzione si trova anche l’antifascismo, di cui invece si è persa traccia.

Da decenni ormai si legge la Costituzione in termini astratti, per esempio la difesa della persona e della sua stessa dignità non dovrebbero essere un valore individuale ma collettivo, all’interno dei rapporti sociali.

Solo in questo modo, facendo riferimento ai rapporti sociali, la tutela dell’uomo e della donna saranno possibili prendendo in considerazione tutti gli aspetti della vita sociale partendo dalla lotta alle crescenti disuguaglianze che restano un serio ostacolo all’effettivo esercizio dei diritti fondamentali.

Ovviamente nelle linee guida di Valditara non c’è traccia di una lettura/interpretazione ampia della società; la titolarità dei diritti e dei doveri dovrebbe essere proiettata non tanto nella sfera economica, ma in ogni ambito della vita e in primis quello sociale e culturale.

(si rinvia a una lectio magistralis di Carlo Smuraglia scaricabile dal seguente link: https://www.anpi.it/sites/default/files/attachments/2023-03/anpi_costituzione.pdf)

E leggendo astrattamente la Costituzione, se ne dimentica anche l’art 36, quello che prevede un’esistenza “libera e dignitosa” per raggiungere la quale servono lavoro stabile e con adeguato potere di acquisto, e servizi sociali e del welfare pubblici non demandabili ai privati. La persona non si realizza senza libertà, ma non esiste libertà reale senza uguaglianza, e proprio con la riscrittura del titolo V della Carta è iniziata una lenta e regressiva proiezione verso la tacita accettazione della disuguaglianza, con la supremazia dell’autonomia e della libertà di impresa avvenuta proprio attraverso l’indebolimento dei ruoli e delle funzioni statali.

Il controllo a fini sociali dell’economia è stato da sempre inviso alla Classe imprenditoriale e ogni sua eventuale riproposizione oggi si troverebbe in aperto contrasto con il dio mercato e le stesse norme comunitarie, ma anche con la stessa ideologia neoliberista e neoliberale che su alcuni punti convergono.

Il concetto di Patria declinato dalla cultura governativa non sarà quello della lotta partigiana, ma un insieme di valori e di rimembranze storiche alquanto discutibili.

Per la Patria si è combattuto per esempio anche in Africa, con il sanguinario colonialismo che privava altri popoli della libertà piegando gli insorti con i gas, e queste pagine di storia sono ormai avulse dai programmi scolastici, condannate a un inesorabile oblio dentro quella logica patriottarda che preferisce esaltare le battaglie “eroiche” dell’esercito italiano senza alcuna contestualizzazione storica, dimenticando che quelle “imprese” furono condotte a fianco del nazismo. Immaginiamoci bambini e bambine di 10 anni in visita alle caserme dove qualche graduato impartirà lezioni di storia e educazione civica: questo fa comprendere il contesto reale in cui si materializzeranno le linee guida. Per una lettura esaustiva del problema rinviamo ai lavori dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e dell’università pubblicate sul loro blog.

Non siamo in presenza di processi educativi, ma di indottrinamento di bambini/e privi delle conoscenze necessarie per acquisire un giudizio critico e autonomo.

Altro aspetto saliente riguarda invece la riscoperta della storia locale, la rilettura del Medioevo, l’esaltazione delle Repubbliche marinare: sono parte integrante di un’offensiva ideologica antislamica che parla di un Occidente assediato dai saraceni e omettendo invece pagine della storia che attestano l’esatto contrario.

Chiudiamo su due questioni: la lotta e la conoscenza delle varie forme di criminalità. La discussione in corso nel Parlamento sul ddl 1660 ricorda che alcuni reati sociali legati ai bisogni non soddisfatti (casa, lavoro dignitoso, ambiente sano e non inquinato) potrebbero presto essere ascritti a pericolose minacce alla coesistenza sociale. E un occupante di casa, un ecoambientalista o un lavoratore in lotta per difendere il suo salario potrebbero presto divenire delinquenti alla pari di mafiosi o della criminalizzata organizzata.

Immagine: coll.priv., Public domain, via Wikimedia Commons

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