a cura della redazione
Abbiamo pochi giorni per denunciare nel paese, nei luoghi di lavoro, nelle scuole e nelle università quanto il Parlamento sta per approvare. Parliamo del decreto-legge 1660 in discussione alla Camera e ormai prossimo alla ratifica.
Nei giorni scorsi sono stati approvati i primi articoli del disegno di legge: ne elencheremo alcuni per dare qualche idea al lettore delle aberranti norme di natura repressiva prossime a divenire legge dello Stato.
Senza permesso di soggiorno non sarà possibile acquistare una scheda telefonica; chi blocca una strada o una ferrovia, anche nel corso di manifestazioni pacifiche e non violente, rischia il carcere fino a un mese, e se nel farlo si unisce a più persone rischia la reclusione da sei mesi a due anni; se poi il manifestante risulterà recidivo la sua pena aumenterà a dismisura.
Aberranti le norme contro gli occupanti di casa, infatti “chiunque, mediante violenza o minaccia, occupa o detiene senza titolo un immobile destinato a domicilio altrui o sue pertinenze, ovvero impedisce il rientro nel medesimo immobile del proprietario o di colui che lo detiene legittimamente, è punito con la reclusione da due a sette anni”. I bisogni sociali vengono respinti e negati con anni di carcere. Evidentemente hanno avuto effetto le trasmissioni tv che dipingono i movimenti dell’abitare alla stregua di bande organizzate per sottrarre agli anziani le loro abitazioni. Nel Ddl 1660 viene previsto l’immediato sgombero con la forza pubblica. Siamo davanti a una scelta ben chiara: se non hai una casa, se ti mancano i soldi per un affitto a prezzi di mercato, dimenticati di occupare un immobile magari sfitto da anni; se lo fai ti condanneranno ad anni di carcere e con te i sindacati, le associazioni e i collettivi che operano per il diritto all’abitare.
È assordante il silenzio attorno al 1660; non ci aspettiamo certo che il centro-sinistra chiami alla mobilitazione contro norme che prendono spunto dai vecchi decreti sicurezza, anche quelli proposti e votati dal Pd, spingendoli oggi alle estreme conseguenze, siamo invece meravigliati del sonno della ragione che ormai riguarda anche tanti settori della società civile. E su questo tema le realtà comuniste dovrebbero interloquire andando oltre le ataviche divisioni per costruire unità di intenti e di azione.
Il nuovo Ddl sicurezza riprende tutte le campagne care alla destra in una logica solo repressiva e securitaria per criminalizzare il conflitto sociale e il dissenso in ogni sua forma: dalla cannabis alle occupazioni abitative, dalle carceri ai Cpr, dalle lotte ambientaliste a quelle contro la militarizzazione dei territori, dagli operai in lotta con i picchetti davanti alle aziende che delocalizzano fino alle iniziative solidali verso i migranti e i detenuti. È una legge che ci ricorda quelle “fascistissime” di mussoliniana memoria. Qualcuno a ragione ha scritto che il Ddl 1660 introduce lo stato di polizia nel nostro paese al posto dello stato di diritto.
Siamo davanti a una svolta repressiva e ci meraviglia la sottovalutazione della portata di questo Ddl da parte di tanti settori della società (dal terzo settore all’associazionismo impegnato contro l’autonomia differenziata) che presto potrebbero sperimentare sulla loro pelle la conseguenza delle norme securitarie del Ddl 1660.
Addirittura l’Osce, Organizzazione per la sicurezza in Europa a cui aderiscono 57 paesi, ha messo in guardia l’Italia da questo Ddl scrivendo: “La maggior parte di queste disposizioni ha il potenziale di minare i principi fondamentali della giustizia penale e dello Stato di diritto”.
Per queste ragioni invitiamo a mobilitarci prima che sia troppo tardi.
Immagine: Nostra elaborazione da foto di Mathias Reding: https://www.pexels.com/it-it/foto/citta-uomo-persone-donna-4646818/
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