di Laura Baldelli
Il cinema militante di Simone Massi: un gesto artistico per un atto politico attraverso la memoria.
Invelle, presentato nel 2023 all’80° Festival cinematografico di Venezia, ha vinto nella sezione “Orizzonti” il Premio Carlo Lizzani, successivamente è stato selezionato tra le proiezioni “Alice nella città” alla Festa del Cinema a Roma, ma solo ora è nelle sale indipendenti italiane. E’ l’esordio con lungometraggio di animazione di Simone Massi, un artista che dopo decenni di lavoro con i corti, le sigle grafiche e soprattutto con l’illustrazione, si è sentito sicuro e pronto per un racconto di grande impatto politico, espresso con un’estetica di rara bellezza, dove il disegno ha una grande forza evocativa: ogni fotogramma, in totale ben quarantamila, è stato disegnato a mano con la matita, utilizzando una particolare tecnica che prevede di grattare con punte secche e altri strumenti d’incisione le figure su carta, colorate con pastelli a olio con due stesure di colore, prima il bianco, poi il nero. Hanno anche decisivamente collaborato molti disegnatori senior di grande valore.
La cifra stilistica è il monocromatismo, dove a volte appare il colore rosso, il simbolo della lotta e tutti i fotogrammi sono pulsanti, per dare dinamicità alle immagini. Simone Massi non cede al digitale, rimanendo fedele al tradizionale rotoscopio e la sua ricerca stilistica rifugge la contemporaneità per riappropriarsi del rapporto fisico con il disegno; infatti citando le sue parole ha detto: “Ho cercato un tipo di tecnica che sporcasse le mani, che mi affaticasse e mi portasse la sera a dormire con la stessa fatica di chi è stato dodici ore in fabbrica”. E Massi conosce il duro lavoro dell’officina, in quanto è stato un operaio, solo a 22 anni ha ripreso a studiare per poi diplomarsi in cinema di animazione a Urbino, vicino casa a Pegola, dove continua a vivere tra le meravigliose colline del Montefeltro di Piero della Francesca. Massi ricorda spesso, negli incontri con il pubblico, che la scuola di Urbino e i suoi insegnanti gli hanno cambiato la vita, permettendogli di trovare la sua strada.
Massi, esprimendosi con le matite, i pastelli, i carboncini, la grafite, la china, compie il suo gesto artistico che è un atto politico, contrassegnando il suo lavoro, un lavoro sulla Memoria.
Oltre l’animazione ha curato la sceneggiatura, la regia, il montaggio, le musiche sono di Lorenzo Danesin, le voci narranti e quelle dei personaggi di artisti noti come Ascanio Celestini, che recita la commovente lettera alla madre dell’anarchico Sante Caserio, Luigi Lo Cascio si cimenta con un brano da La casa in collina di Cesare Pavese, Toni Servillo interpreta Mezzaluna di Federico Gacia Lorca, Giovanna Marini canta Ninna nanna a sette e venti, Gigliola Negri canta A Sante Caserio e Filippo Timi, Marco Baliani, Mimmo Cuticchio, Neri Marcorè prestano la loro voce ad alcuni personaggi; ma anche i suoi figli Gemma e Achille danno la loro voce.
Infatti i protagonisti di Invelle sono 3 bambini con le loro storie, dove il filo rosso è la famiglia nel viaggio lungo il ‘900: con gli occhi di Zelinda, Assunta, Icaro, l’artista racconta tre epoche del “secolo breve”, precisamente gli anni 1918, 1943, 1978, tre annate importanti della Storia italiana: la Grande Guerra, l’armistizio della seconda guerra mondiale, gli anni di piombo e il delitto Moro: così le passioni di Massi per la Storia e le storie delle persone comuni s’intersecano, facendo sua la lezione di Elsa Morante.
Vicende non lontane dalla sua autobiografia che percorrono il ‘900, dove il tempo cronologico è rivestito del tempo del ricordo e del sogno, mentre le voci narranti esprimono una sceneggiatura che alterna letteratura alle “frasi-storie” del mondo contadino, dove ognuna contiene un intero mondo fatto di simboli; lo stesso titolo Invelle nei dialetti dell’entroterra marchigiano esprime “in nessun posto” ed è scelto per sottolineare quanto quei luoghi del mondo contadino ed operaio non contino nulla, pur intrecciandosi nel mondo della macro-Storia. Storie contadine che sanno di sacrificio, rinuncia, ingiustizia e pianto silenzioso che di generazione in generazione si ripete, ma all’ultimo bimbo spetta di vivere il compito di spezzare e trasformare un destino familiare e sociale nella transizione dal mondo rurale a quello industriale, ma è una scelta coatta verso “la modernità”, che però ripete ancora un’ingiustizia sociale, seppur mascherata dal benessere. Tutta l’opera è una poetica rielaborazione del passato che genera consapevolezza per il cambiamento ed un impegno per la memoria sia affettivo che storico-sociale; senza questi aspetti non c’è futuro né personale, né sociale.
Massi ha dichiarato in un’intervista che il suo film esprime amore e rabbia: l’amore è per la terra degli antenati e tutti coloro che l’hanno coltivata e lavorata con il proprio sudore, mentre la rabbia nasce proprio dal mancato riconoscimento sociale ed economico del mondo contadino e per questo racconta la storia degli ultimi, quando s’incrocia con quella ufficiale; utilizza i modi di dire delle storie raccontate dai nostri vecchi: storie tramandate a voce che elevate a cinema non si perderanno.
Infatti l’artista nella sceneggiatura recupera il dialetto anche nelle parole che nessuno più usa, come invelle, che incornicia nel bianco e nero per il tempo del ricordo che vuol farsi memoria.
Massi ha alle spalle molti premi e riconoscimenti come Nastri d’argento e David di Donatello, il suo cinema di animazione piace nel panorama internazionale sia per la qualità artistica, che per il valore dei contenuti, la varietà di produzione e vale la pena soffermarsi e recuperare la visione di molti suoi lavori, frutto di una lunga carriera artigianale, che crea innovazione artistica, che supera il limite del pubblico di nicchia appassionato di animazione.
Per noi comunisti marchigiani, Simone Massi è un resistente perché è l’autore di Animo resistente, ispirato dal libro del grande compagno partigiano comunista Wilfredo Caimmi, scritto assieme a Edo Alfredo Antomarini, Ottavo chilometro, dove si racconta l’eccidio nazi-fascista di Monte Sant’Angelo, in cui nel maggio del ’44 in una casa di campagna avvenne una strage di civili, compresi vecchi e bambini, trucidati con i partigiani da spie fasciste e soldati tedeschi. Il racconto privo di retorica di Caimmi, testimone impotente, ha una grande potenza evocativa, che Massi ha tradotto in racconto per immagini.
Invelle non perdetelo! È distribuito dalla Lucky Red in molte sale indipendenti in Italia, spesso è presente il regista pronto a dialogare con il pubblico di quel mondo che racconta con gli occhi della poesia, che non è solo marchigiano, appartiene alla Storia italiana, alla nostra storia personale, è il mondo rurale della civiltà contadina, che il boom economico spazzò via.
Immagine: particolare locandina ufficiale film Invelle
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