Con la resistenza del popolo palestinese

di Gianmarco Pisa

Il Movimento per la Rinascita Comunista convintamente partecipa alle manifestazioni per la Palestina promosse dalle Comunità Palestinesi d’Italia, nella prospettiva di una sempre più forte unità del movimento e di una sempre più attiva partecipazione di tutte le soggettività impegnate contro la guerra imperialista e per la pace, per la liberazione e i diritti dei popoli. 

Nella loro recentissima dichiarazione, indirizzata, il ​​23 settembre scorso, all’intera comunità internazionale e, per il senso e la misura delle loro parole, alla coscienza dell’umanità, i Direttori del Comitato permanente interagenzia sulla situazione nel Territorio Palestinese Occupato si riferiscono alla catastrofica situazione sociale, civile e umanitaria causata dall’aggressione israeliana a Gaza come a vera e propria “atrocità”. “Non possiamo fare il nostro lavoro di fronte a una necessità soverchiante e a una violenza in corso. Più di 41.000 palestinesi a Gaza, la maggior parte dei quali civili, tra cui donne, bambini, anziani e talvolta intere famiglie, sono stati uccisi e più di 95.500 sono rimasti feriti. Si stima che un quarto dei feriti a Gaza, ovvero circa 22.500 persone, necessiterà di riabilitazione specializzata e cure assistenziali per tutta la vita, compresi gli individui con gravi lesioni agli arti, amputazioni, danni al midollo spinale, lesioni traumatiche al cervello e ustioni gravi.

“Più di due milioni di palestinesi sono senza protezione, senza cibo, acqua, servizi igienici, riparo, sanità, istruzione, elettricità e carburante, le necessità di base per sopravvivere. Le famiglie sono state sfollate con la forza, più e più volte, da un luogo non sicuro all’altro, senza via d’uscita. La dignità, la sicurezza, la salute e i diritti delle donne e delle bambine sono stati gravemente compromessi. Il rischio di carestia persiste con tutti i 2,1 milioni di residenti ancora in urgente bisogno di cibo e di assistenza per il sostentamento, poiché l’accesso umanitario rimane limitato. […] I centri di assistenza sono stati costretti a trasferirsi e ricostruiti più volte; i convogli che trasportavano aiuti salvavita sono stati colpiti, ritardati e bloccati; […] il numero di operatori umanitari uccisi a Gaza nell’ultimo anno è il più alto mai registrato in una singola crisi. La forza, non necessaria e sproporzionata, scatenata in Cisgiordania, combinata con la crescente violenza dei coloni, le demolizioni di case, gli sfollamenti forzati e le restrizioni alla circolazione, hanno causato un aumento di vittime e feriti […]. 

“Permettere che la spirale abominevole causata da questa guerra nel Territorio Palestinese Occupato continui avrà conseguenze globali inimmaginabili. Queste atrocità devono finire”. 

Quella che Israele ha posto in essere dal 7 ottobre 2023 è un’aggressione senza precedenti per la portata devastante della sua misura, per la scelta di colpire deliberatamente e sistematicamente la popolazione civile e gli obiettivi civili, per la catastrofica dimensione del massacro che si sta consumando. Di fronte a tutto questo, la complicità degli Stati Uniti e delle potenze occidentali è innegabile: ad appena cinque giorni dal 7 ottobre, quando 1.400 palestinesi erano già morti per i devastanti bombardamenti israeliani su Gaza, il segretario di stato Usa, Antony Blinken, prometteva a Israele “sostegno incrollabile” e ribadiva che Israele “non sarà mai, mai” solo. Secondo l’ultimo report dell’Unrwa (23 settembre 2024) gli attacchi continui, deliberati e sistematici da parte delle forze armate di Israele continuano, con bombardamenti aerei, terrestri e marittimi su tutta Gaza, con conseguenti vittime civili, sfollamenti e distruzione di strutture residenziali e infrastrutture pubbliche. Tra il 7 ottobre 2023 e il 16 settembre 2024, 689 palestinesi sono stati uccisi in Cisgiordania, con Gerusalemme Est. Inoltre, l’Unicef ha confermato che oltre 150 bambini sono stati uccisi in Cisgiordania, con Gerusalemme Est, nel periodo dal 7 ottobre 2023 al luglio 2024. A Gaza, come riportato dall’Ocha, tra il 7 ottobre 2023 e il 22 settembre 2024, almeno 41.431 palestinesi sono stati uccisi e 95.818 sono stati feriti.

Non si tratta solo di una inenarrabile brutalità, si tratta di un vero e proprio genocidio, come denunciato, del resto, anche dalla Corte Internazionale di Giustizia. Il 26 gennaio 2024, la Corte ha emesso la sua ordinanza sull’istanza presentata dal Sudafrica nel caso riguardante l’applicazione della Convenzione sulla prevenzione e la punizione del crimine di genocidio (la “Convenzione sul genocidio”) a Gaza. Il 29 dicembre 2023, infatti, il Sudafrica aveva depositato l’istanza di avvio di un procedimento contro Israele in merito a violazioni dei suoi obblighi ai sensi della Convenzione sulla prevenzione e la punizione del crimine di genocidio in relazione alla popolazione palestinese nella Striscia di Gaza. Nell’istanza, il Sudafrica ha anche chiesto alla Corte di indicare misure provvisorie al fine di “proteggere da ulteriori, gravi e irreparabili danni ai diritti del popolo palestinese ai sensi della Convenzione sul genocidio” e “per garantire il rispetto da parte di Israele dei suoi obblighi, ai sensi della Convenzione sul genocidio, di non impegnarsi in genocidio e prevenire e punire il genocidio”.

Nella sua ordinanza, che ha effetto vincolante, la Corte ha quindi indicato una serie di misure: “Lo Stato di Israele, conformemente ai suoi obblighi ai sensi della Convenzione sulla prevenzione e la punizione del crimine di genocidio, in relazione ai palestinesi di Gaza, dovrà adottare tutte le misure in suo potere per impedire la commissione di tutti gli atti rientranti nell’ambito dell’art. II della Convenzione, in particolare: (a) uccidere membri del gruppo; (b) causare gravi danni fisici o mentali ai membri del gruppo; (c) infliggere deliberatamente al gruppo condizioni di vita volte a provocarne la distruzione fisica, in tutto o in parte. 

Come hanno sottolineato gli esperti delle Nazioni Unite (tra i quali Francesca Albanese, Relatrice speciale sulla situazione dei diritti umani nel Territorio Palestinese Occupato dal 1967), con una dichiarazione del 31 gennaio 2024, la storica sentenza della Corte offre una prima speranza di proteggere i civili a Gaza che stanno sopportando condizioni umanitarie apocalittiche, distruzione, uccisioni di massa, ferite e traumi irreparabili. “La sentenza è una pietra miliare significativa nella lotta decennale per la giustizia del popolo palestinese”. La Corte ha infatti ritenuto plausibile che gli atti di Israele equivalgano a genocidio, ordinando, in particolare, a Israele di adottare tutte le misure in suo potere per prevenire atti di genocidio, tra cui prevenire e punire l’incitamento al genocidio e garantire che gli aiuti e i servizi raggiungano i palestinesi sotto assedio a Gaza. “Ci facciamo portavoce del senso di urgenza dimostrato dalla Corte nella sua deliberazione, poiché centinaia di palestinesi, soprattutto donne e bambini, vengono uccisi dalle forze israeliane ogni giorno”. “L’ordinanza della corte è urgentemente necessaria per proteggere l’esistenza stessa del popolo palestinese da azioni potenzialmente genocide che la Corte internazionale di giustizia ha ordinato a Israele di fermare e prevenire”. 

Nel procedimento della Corte, il Sudafrica ha sostenuto che Israele sta violando i suoi obblighi ai sensi della Convenzione sul genocidio con l’aggressione militare cui sta dando corso a Gaza, dopo l’attacco di Hamas e dei gruppi armati palestinesi in Israele. Durante le udienze, Israele ha cercato, senza successo, di far archiviare il caso. “Consideriamo tale decisione alla stregua di un rifiuto della giustificazione di Israele delle proprie azioni come autodifesa, in conformità con il diritto umanitario internazionale”, proseguono, dunque, gli esperti nella loro dichiarazione. A tutti gli effetti, “la Corte ha stabilito che Israele non può continuare a bombardare, sfollare e affamare la popolazione di Gaza, mentre consente ai suoi funzionari di disumanizzare i palestinesi attraverso dichiarazioni che possono equivalere a un vero e proprio incitamento al genocidio”. Una per tutte, sotto questo versante, la dichiarazione (9 ottobre 2023), sconvolgente e inumana, del ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, per la quale, in riferimento ai palestinesi, “stiamo combattendo contro animali umani”. 

Secondo gli esperti, il periodo dal 7 ottobre resta uno dei più cupi nella storia non solo del Vicino Oriente. Nel momento in cui scriviamo (25 settembre), Israele sta dando corso, dopo l’attacco terroristico portato su vasta scala (17-18 settembre) con la detonazione in simultanea dei cercapersone e dei walkie-talkie in dotazione al personale di Hezbollah in Libano (almeno 40 morti e 4.000 feriti), a una vasta aggressione militare che segna l’allargamento della guerra anche al Libano, con una campagna di bombardamenti tra i più devastanti, che hanno provocato, secondo le prime stime, oltre 500 vittime in appena due giorni. Quella messa in opera da Israele è una sconvolgente campagna deliberata, potenzialmente su scala regionale, di massacro e di terrore, non solo un genocidio deliberato, come richiamato poc’anzi, ma anche una campagna terroristica senza precedenti. 

Una spirale alimentata dal fanatismo del sionismo fondamentalista espresso da diversi esponenti della destra radicale al governo con Netanyahu: fanno parte, tra gli altri, di questo governo Netanyahu, infatti, partiti quali “Sionismo Religioso” di Bezalel Smotrich e “Otzma Yehudit” (Potere Ebraico) di Itamar Ben Gvir, formazione suprematista, appartenente all’ultradestra del panorama israeliano, per il carattere radicale delle proprie rivendicazioni, che spaziano dalla richiesta di garantire il “carattere ebraico” dello Stato di Israele alla rivendicazione dell’annessione integrale della Cisgiordania. L’odierno “Otzma Yehudit” è l’erede della storica “Kach”, bandita nel 1994, le cui posizioni ultraradicali erano ben rappresentate dal loro parossistico rifiuto della democrazia (considerata concezione occidentale contraria alla Halakhah, la legge religiosa ebraica) e dalla loro visione fondamentalista di “stato religioso” (Israele non sarebbe dovuto essere altro, appunto, che uno stato teocratico fondato sulla Halakhah). È per tutto questo che non si può che respingere, senza esitazione, la falsa, sballata e mistificatoria equiparazione tra “antisemitismo” e “antisionismo”, vera e propria arma di distrazione di massa e trappola ideologica con la quale invano si cerca di mettere a tacere la critica e la condanna della pulizia etnica, del massacro e del genocidio perpetrato dallo Stato di Israele. 

Come ha ricordato (febbraio 2023) Jamal Juma, coordinatore della campagna Anti Apartheid Wall e della Land Defense Coalition, “il crimine commesso contro i palestinesi non è un fatto estemporaneo, va avanti da sette decenni. E non se ne vede la fine. Sono due le opzioni: o ci arrendiamo lasciando che Israele ci chiuda dentro ghetti […] o ci difendiamo”. La stessa risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite 37/43 (1982), del resto, “riafferma la legittimità della lotta dei popoli per l’indipendenza, l’integrità territoriale, l’unità nazionale e la liberazione dal dominio coloniale e straniero e dall’occupazione straniera con tutti i mezzi disponibili, compresa la lotta armata”. Per tutto questo, la lotta di resistenza e di liberazione del popolo palestinese viene ad assumere, a dispetto delle stigmatizzazioni e delle disumanizzazioni, una rilevanza di primissimo piano, come lotta generale di emancipazione e di resistenza. 

Riferimenti:

Statement by Principals of the Inter-Agency Standing Committee on the situation in the Occupied Palestinian Territory, 23 settembre 2024: https://www.ochaopt.org/content/these-atrocities-must-end

UNRWA Situation Report #139 on the situation in the Gaza Strip and the West Bank, including East Jerusalem, 23 settembre 2024: https://www.unrwa.org/resources/reports/unrwa-situation-report-139-situation-gaza-strip-and-west-bank-including-east-jerusalem

ICJ Application of the Convention on the Prevention and Punishment of the Crime of Genocide in the Gaza Strip (South Africa v. Israel): https://www.icj-cij.org/case/192

UN experts, Gaza: ICJ ruling offers hope for protection of civilians enduring apocalyptic conditions, 31 gennaio 2024: https://www.ohchr.org/en/press-releases/2024/01/gaza-icj-ruling-offers-hope-protection-civilians-enduring-apocalyptic

Risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite 37/43 (1982), “Importance of the universal realization of the right of peoples to self-determination and of the speedy granting of independence to colonial countries and peoples for the effective guarantee and observance of human rights”: https://digitallibrary.un.org/record/40572/files/A_RES_37_43-EN.pdf 

Robert Greenall, Rachel Russell, “Blinken says US will ’always be there’ for Israel”, BBC News, 12 ottobre 2023: https://www.bbc.com/news/world-middle-east-67087583

Israeli defence minister orders ’complete siege’ on Gaza, Al Jazeera, 9 ottobre 2023: https://www.aljazeera.com/program/newsfeed/2023/10/9/israeli-defence-minister-orders-complete-siege-on-gaza

Israel’s Strikes on Lebanon Are Some of the Deadliest in Decades, The New York Times, 24 settembre 2024: https://www.nytimes.com/2024/09/24/world/middleeast/israel-lebanon-strikes-deaths.html

Chiara Cruciati, Intervista a Jamal Juma, ilmanifesto, 2 febbraio 2023: https://ilmanifesto.it/lotta-armata-senza-futuro-ma-la-sollevazione-popolare-e-vicina 

Gianmarco Pisa, “Israele, 17 settembre: elezioni del tempo di guerra”, Pressenza, 2 settembre 2019: https://www.pressenza.com/it/2019/09/israele-17-settembre-elezioni-del-tempo-di-guerra

Immagine: Par rajatonvimma /// VJ Group Random Doctors — Stop the genocide, Free Palestine, 023 Mielenosoitus palestiinalaisten tueksi, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=140207835  

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