di Stefano Zecchinelli
A Grado (prov. di Gorizia), un lavoratore egiziano ha rischiato di perdere la vita sul posto di lavoro. Dopo una disamina accurata delle denunce sindacali (più che altro, da parte dei sindacati di base), dobbiamo rilevare che il regime capitalista è diventato una sorta di banditismo semiorganizzato. I luoghi in cui si verificano questi incidenti, data l’indole antisociale dei “nuovi” capitalisti, sono vere e proprie scene del crimine. Il capitalismo della Ue è incompatibile con la nostra Costituzione anti-neoliberale.
La transizione dallo Stato sociale allo Stato penale ha accelerato la “lotta di classe dall’alto” da parte dell’élite aziendale contro il mondo del lavoro, configurando il prototipo – purtroppo non inedito nella storia – del “capitalista criminale”. La criminologia, attenta alle problematiche sociologiche e concernenti il diritto penitenziario (es. la criminologia penitenziaria), deve raffrontarsi, anche, alle problematiche del diritto del lavoro e sindacale.
A Grado, un lavoratore 53enne d’origine egiziana è stato abbandonato (con tutta probabilità per ordine del datore di lavoro) presso un distributore di benzina, dopo una caduta di circa tre metri nel cantiere dove lavorava. Le sue condizioni sono serie, ma fortunatamente non è in pericolo di vita. Non garantendo la sicurezza sul lavoro, il committente è direttamente imputabile per “lesione personale” ai sensi dell’articolo 582 del codice penale. Nel complesso, la disgregazione del welfare state pone delle problematiche non soltanto sindacali e giuslavoriste, ma soprattutto criminologiche. Sull’accaduto – per finalità di cronaca – registriamo il (quasi) silenzio del “giornalismo di regime”, solitamente “invertebrato” e “ufficio stampa” del padronato.
Nei primi mesi del 2024, in Italia si sono registrate 776 vittime sul lavoro (vere e proprie morti bianche), di cui 567 in occasione di lavoro e 209 durante il tragitto casa-lavoro, una media drammatica di 86 decessi mensili. I ritmi estenuanti nei cantieri hanno reso il tragitto casa-lavoro un prolungamento dell’orario lavorativo, esterno a qualsiasi tutela o rivendicazione sindacale.
Ipocriti gli appelli del “centrosinistra” nel chiedere una maggiore attività dell’Ispettorato del lavoro; è stata la “sinistra sintetica” a preparare la base giuridica dell’anarchismo aziendale; un regime tardocapitalista, in cui il padronato può fare qualsiasi cosa, trascendendo etica e leggi. Una dottrina economica bislacca di derivazione puritana, basata sullo “Stato minimo”che trova il proprio sistematizzatore in David Friedman, figlio di Milton. L’Ue, con queste basi giuridiche, è Pinochet in Europa.
L’episodio di Grado ci ricorda la tragica sorte di Satnam Singh (31anni), bracciante indiano che, come tanti altri suoi connazionali, veniva sfruttato nei lager dell’Agro Pontino, con contratto irregolare e la totale assenza dello Stato in quanto garante della Carta costituzionale (es. l’art. 41 della Costituzione subordina l’“iniziativa economica privata” al “pubblico interesse”). Il giornale cattolico-liberale «Avvenire» (dimostrandosi molto più dettagliato del «Manifesto») ci dà una precisa descrizione della tragedia:
“Mentre lavorava nei campi è stato agganciato da un macchinario avvolgi plastica a rullo trainato da un trattore, che gli ha tranciato il braccio e schiacciato le gambe. O almeno, questo hanno raccontato gli altri braccianti che erano con lui visto che i suoi datori di lavoro, alla vista della scena, se la sono data a gambe: l’hanno semplicemente caricato sul pullmino (con lui la moglie, anche lei dipendente della stesa azienda, che a bordo implorava di chiamare l’ambulanza) e riportato a casa. Lì l’hanno lasciato, col suo braccio staccato appoggiato in una cassetta per gli ortaggi,moribondo. A quel punto l’allarme dei vicini e la chiamata al 118. Un abisso di disumanità, oltre che un ritardo nei soccorsi che probabilmente gli è stato fatale: il giovane è morto stamane per via delle ferite riportate e delle emorragie”.
Il “ritardo nei soccorsi”, come emerge dalla descrizione del delitto ai danni di Singh, è doloso (i “datori di lavoro” se l’erano “data a gambe”) quindi ci troviamo davanti a un omicidio doloso con elementi di premeditazione. Che cosa rende questi padroniprivi di intelligenza sociale? La domanda, una volta configurata la natura delinquenziale del neoliberismo economico, diventa d’interesse criminologico, perché (di fatto) il regime delle privatizzazioni neoschiavistico è incompatibile coi sistemi giuridici figli dell’illuminismo giuridico.
Attualità della criminologia critica e neomarxista: i “capitalisti criminali”
Lo psicologo canadese Albert Bandura sosteneva che le persone potevano agire in modo umano oppure inumano. Il comportamento inumano diventa possibile quando una persona può giustificarlo e questa giustificazione segue una sorta di ristrutturazione cognitiva, la quale corrisponde a uno schema specifico. Il “linguaggio igienizzante” è caratterizzato dalla disumanizzazione della vittima e, nella logica perversa dell’offender, dovrebbe rimuovere la crudeltà d’una azione. L’offender (in questo caso parliamo di un intero gruppo sociale, tardocapitalista) è dotato di scarsa “intelligenza emotiva”. Il “criminale” si caratterizza, secondo Bandura, per il proprio “disimpegno morale”, dismettendo la disamina del “valore sociale” delle proprie azioni. In questa circostanza, nel pensiero di Bandura, assume rilevanza l’“etichettamento eufemistico” uno degli otto meccanismi di “disimpegno morale” individuati dallo psicologo canadese: la violenza sociale viene attenuata da nuove categorie mediatiche e politiche, es. “bombe intelligenti” o “massimizzazione del tempo di lavoro”, promuovendo, di fatto, guerra e sfruttamento. Il capitalismo, alla luce della criminologia critica, si configura in quanto modello di produzione paracriminale.
Il comportamento criminale dev’essere appreso, secondo la Teoria generale del reato di Edwin Sutherland, quindi i “capitalisti criminali” configurano una subcultura criminale che, con cinismo e nell’indifferenza del giornalismo lubrificato, ha portato alla disgregazione del tessuto sociale. Il “sovversivismo delle classi dominanti” (per dirla con Gramsci) provoca le guerre.
Riferimenti:
Immagine: Internationalist Communist Tendency / Communist Worker’s Organization, CC BY 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/3.0>, via Wikimedia Commons
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