di Gianmarco Pisa
Democrazia, libertà nella giustizia, libertà dall’oppressione e dallo sfruttamento, nuova formazione economica e sociale e nuovo modello di sviluppo basato sulla nazionalizzazione, la pianificazione e la programmazione, pace, cooperazione, amicizia tra i popoli, autodeterminazione delle nazioni, internazionalismo e antimperialismo: sono solo alcune delle grandi parole dell’Ottobre, le più lampanti espressioni, oggi, della sua inesaurita spinta propulsiva.
Cade il 27 novembre l’anniversario della storica misura, inaugurata dalla Russia bolscevica, nel 1917, all’indomani dell’Ottobre, racchiusa nel “decreto sul controllo operaio”. Il varo del controllo operaio rappresenta, nella dinamica rivoluzionaria e nel processo di “trasformazione generale dello stato di cose presenti”, il primo passo intrapreso nel percorso più “strutturale” di edificazione del socialismo. Si riconosceva, per la prima volta nella storia, il ruolo dirigente dei lavoratori e delle lavoratrici; si definiva il controllo dei lavoratori e delle lavoratrici in tutti i settori produttivi e in tutte le imprese; si stabilivano i presupposti per la costituzione del Consiglio superiore dell’economia per impostare l’organizzazione produttiva e i presupposti generali della nazionalizzazione, della programmazione e della pianificazione.
Come avrebbe detto Lenin (1920): il socialismo è il potere dei Soviet più l’elettrificazione del Paese ovvero, fuor di metafora, peraltro potentissima metafora, il socialismo trova le sue architravi nella direzione politica della classe operaia in alleanza con i contadini poveri e i soldati, il potere dei Soviet e la centralità del Partito, lo sviluppo delle forze produttive e la modernizzazione generale del Paese. È qui che si coglie il nesso, politico e dialettico, tra centralità del lavoro e potere della classe operaia, del movimento dei lavoratori e delle lavoratrici; organizzazione economica e sociale a beneficio del popolo e basata, proprio per questo, sulla nazionalizzazione, la programmazione e la pianificazione; modernizzazione generale, una grande istanza di modernità, di trasformazione, di innovazione.
L’Ottobre parla dunque, essenzialmente, della costruzione di “un mondo nuovo”: l’adesione diretta delle masse popolari, a partire dal proletariato, al potere; il controllo sociale della produzione, la socializzazione della produzione industriale, la collettivizzazione della produzione agricola; i nuovi rapporti internazionali, e tra i popoli e le nazionalità, improntati alla uguaglianza e alla fraternità. Tale gigantesca novità è ben condensata nella potenza dei primi provvedimenti rivoluzionari, le prime misure fondamentali della Rivoluzione d’Ottobre: il decreto sulla pace (la “pace giusta e democratica senza annessioni e senza indennità”, con cui, per la prima volta nella storia, vengono rigettate, ufficialmente, la legittimità del dominio coloniale e la pratica della diplomazia segreta); il decreto sulla terra (l’abolizione della proprietà fondiaria e la restituzione della terra ai contadini, anche in questo caso e in questa forma, per la prima volta nella storia); il decreto sulle nazionalità (il principio della emancipazione nazionale, l’uguaglianza dei popoli e il diritto all’autodeterminazione).
L’attualità dell’Ottobre si afferma in tutti i momenti salienti della storia successiva. Si pensi, ad esempio, alla costruzione del fronte internazionale contro il fascismo: l’Unione Sovietica fu il centro, prima e dopo la seconda guerra mondiale, delle mobilitazioni antifasciste su scala nazionale, pagando inoltre il tributo più alto nella resistenza all’aggressione e nell’avanzata contro la barbarie nazi-fascista (non si dimentichi che l’Unione Sovietica distrusse oltre il 70% delle divisioni tedesche ed ebbe oltre 26 milioni di caduti durante la guerra, per non dire delle 1.700 città e 70.000 villaggi, dei 6 milioni di edifici e 65 mila km di ferrovie distrutti). Se il fascismo storico è stato dunque sconfitto, non cessano di destare inquietudine e porre una seria minaccia alla democrazia costituzionale e alla libertà dei lavoratori e delle lavoratrici le moderne forme di violento autoritarismo, di fascismo e di neofascismo. Di fronte a queste minacce avanza oggi, dal Venezuela bolivariano, la proposta di una Internazionale Antifascista per organizzare la lotta contro il fascismo, il neofascismo e l’imperialismo.
È all’eredità dell’Ottobre che si deve inoltre la costruzione del movimento anti-imperialista su scala mondiale, il cui contributo fu decisivo nel processo di liberazione coloniale e nella questione dell’autodeterminazione dei popoli. Così si esprimeva Lenin nel 1915 (Il diritto di autodecisione delle nazioni): “Noi esigiamo la libertà di autodeterminazione, cioè l’indipendenza, la libertà di separazione delle nazioni oppresse, non perché sogniamo il frazionamento economico o l’ideale dei piccoli Stati, ma perché desideriamo dei grandi Stati, l’avvicinamento e la fusione tra le nazioni, su una base veramente democratica e internazionalista”.
Così, ad esempio, il processo bolivariano e socialista, e l’itinerario del “socialismo del XXI secolo”, avverte l’eco lunga dell’Ottobre, impostando il processo di trasformazione in due fasi: una prima fase caratterizzata da una lotta, compiuta per l’essenziale, di liberazione nazionale, di emancipazione sociale e di apertura di inediti, iniziali, spazi democratici (analogamente alla Rivoluzione di Febbraio 1917); una seconda fase orientata ad una rivoluzione, ancora da compiersi appieno, per il superamento della democrazia formale e per il rovesciamento dei rapporti di forza e di potere tra le classi (come nell’Ottobre 1917). Sempre con Lenin, nelle Tesi di Aprile (1917), la tesi 2 ricorda che: “l’originalità dell’attuale momento in Russia consiste nel passaggio dalla prima fase della rivoluzione, che ha dato il potere alla borghesia a causa dell’insufficiente grado di coscienza e di organizzazione del proletariato, alla seconda fase della rivoluzione, che deve dare il potere al proletariato”.
La rivoluzione socialista è infatti un gigantesco processo di trasformazione in termini sociali e politici. Quanto alla trasformazione sociale: le riforme strutturali, la riduzione dell’orario di lavoro a otto ore, il salario minimo giornaliero, il controllo operaio della produzione, le nazionalizzazioni dei grandi comparti produttivi e dei grandi istituti bancari, la nazionalizzazione e la distribuzione della terra ai contadini, la proprietà statale sulle risorse (minerali, terre, produzione), la programmazione economica. Quanto alla trasformazione politica: la parola d’ordine della assemblea costituente per la ridefinizione dell’intera architettura dello stato e della società, la sostituzione di tutti i poteri costituiti (formali) con i nuovi poteri costituenti (rivoluzionari), cioè emanazione dei Soviet, i terminali politici, i Consigli dei deputati operai, contadini e soldati, con una funzione di organizzazione e direzione di massa.
Non meno attuale e innovativa è la declinazione della democrazia in termini di “libertà nella giustizia”. L’Ottobre è anche una formidabile sperimentazione di una democrazia popolare diretta di natura consiliare (partecipativa e protagonistica, si direbbe in altri termini), basata sui Soviet (Consigli dei deputati operai, contadini e soldati). Intervenendo “sulla natura dei soviet” (1905), Lenin evidenziava che “il Soviet dei deputati operai deve eleggere il nucleo del governo rivoluzionario provvisorio ed integrarlo, poi, con i rappresentanti di tutti i partiti rivoluzionari e di tutti i democratici rivoluzionari (ovviamente, solo i rivoluzionari, non anche liberali). Senza l’alleanza tra il proletariato e i contadini, senza l’intesa combattiva tra i socialdemocratici (comunisti) e i democratici rivoluzionari, il successo della grande rivoluzione russa è impossibile. Si tratterà di un’alleanza temporanea, legata a compiti pratici, immediati e definiti, mentre a guardia dei più importanti e radicali interessi del proletariato […] vi sarà sempre il partito operaio (cioè il partito comunista), autonomo e coerente con i suoi principi”.
Nella filigrana della vitalità e dell’innovazione del marxismo, si colgono dunque i temi cruciali della centralità del processo storico e del ruolo della soggettività. Celebri le annotazioni di Gramsci dedicate a La Rivoluzione contro il Capitale, pubblicate sull’«Avanti» il 24 novembre 1917: i bolscevichi “non hanno compilato […] una dottrina esteriore di affermazioni dogmatiche […]. Vivono il pensiero marxista, quello che non muore mai, e […] questo pensiero pone sempre, come massimo fattore di storia, non i fatti economici, bruti, ma l’uomo, la società degli uomini, degli uomini che si accostano fra di loro, si intendono fra loro, sviluppano attraverso questi contatti (civiltà) una volontà sociale, collettiva, e comprendono i fatti economici e li giudicano e li adeguano alla loro volontà, finché questa diventa la motrice dell’economia, la plasmatrice della realtà oggettiva, che vive, e si muove, e […] che può essere incanalata dove alla volontà piace”.
Democrazia, libertà nella giustizia, libertà dall’oppressione e dallo sfruttamento, nuova formazione economica e sociale e nuovo modello di sviluppo basato sulla nazionalizzazione, la pianificazione e la programmazione, nuovo sistema dei rapporti internazionali, pace, cooperazione, amicizia tra i popoli, autodeterminazione delle nazioni, internazionalismo e antimperialismo: sono solo alcune delle grandi parole dell’Ottobre, le più lampanti espressioni, oggi, della sua inesaurita spinta propulsiva.
Riferimenti:
Sulla natura dei soviet (consigli), cfr: l’articolo di V. I. Lenin (1905) per la redazione di Novaja Žizn: www.marxists.org/italiano/lenin/lenin-opere/lenin_opere_10.pdf.
Sul carattere della rivoluzione come processo storico-sociale, cfr.: V. I. Lenin (1917), Tesi di Aprile: www.marxists.org/italiano/lenin/1917/4/18-tesia.htm.
Sull’autodeterminazione dei popoli, cfr.: V. I. Lenin (1915), Il diritto di autodecisione delle nazioni: www.bibliotecamarxista.org/lenin/volume%2021/prol%20aut%20naz.htm.
Sulla celebre interpretazione gramsciana, cfr.: A. Gramsci (1917), La Rivoluzione contro il Capitale: www.marxists.org/italiano/gramsci/17/rivoluzionecontrocapitale.htm.
Sul processo bolivariano e socialista e il “socialismo del XXI secolo”, cfr. H. Chávez, Porto Alegre, 26 gennaio 2003: https://urru.org/videosbolibananos/discursos/Discurso_Porto_Alegre_FSM.pdf.
Immagine: USSR cooperation. For a united revolutionary front of workers, by unknown/uncredited artist. No known copyright restrictions, repository collections and archives: Russian Posters Collection, 1919-1989, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=129789722
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