Il comunicato del MpRC sull’ennesima mattanza di lavoratori.
Ancora una strage di lavoratori: 5 morti e 26 feriti nel deposito Eni di Calenzano.
Ancora una volta si assisterà alla sfilata di politici ed autorità istituzionali, compreso il Presidente della Repubblica, alla vuota retorica di “dolore” e di “sdegno” per quanto accaduto, alla invocazione di maggiori controlli e di inasprimento delle pene per gli “eventuali” responsabili.
Ed ancora una volta, dal giorno dopo, tutto continuerà come prima.
Infatti oggi, 10 dicembre, un altro operaio muore, investito da un TIR mentre lavorava in autostrada.
Non si tratta di semplice fatalità o di “distrazioni” o “errori” dei lavoratori, come spesso si cerca di accreditare, sono le condizioni del lavoro, oggi, in Italia, che determinano questa tragica situazione, non solo di morti, ma anche di feriti, di invalidi permanenti, di malattie professionali gravi e debilitanti, che sono in aumento.
Parliamo prima di tutto dell’organizzazione dei processi produttivi, dei ritmi di lavoro sempre più logoranti e disumani, che determinano nel lavoratore uno stress psico-fisico che favorisce l’incidente.
Parliamo delle esternalizzazioni, dei subappalti che utilizzano lavoratori spesso non formati e privi di conoscenza della realtà produttiva in cui devono operare e li mettono a lavorare in condizioni di rischio di cui , spesso, non sono coscienti.
Parliamo della precarietà che non solo aumenta lo sfruttamento ma “costringe” il lavoratore ad accettare qualunque condizione di lavoro e qualunque rischio pur di lavorare, anche la mancanza di quelle sicurezze che, pure, sono previste dalla legge e dalle norme.
E qui, su questo ultimo punto, potrebbero essere importanti l’aumento dei controlli ( e quindi l’aumento degli addetti ai controlli ) e l’inasprimento delle pene per i responsabili ma, come abbiamo visto, solo questo non sarebbe sufficiente ad incidere significativamente sul grande numero di tragedie sul lavoro.
Se non si pone un limite ai sub appalti, che il governo Meloni, su proposta di Salvini, ha nuovamente esteso, di fatto senza limiti; se non si riduce il precariato ; se i lavoratori non riescono a recuperare potere nei posti di lavoro e modificare le condizioni inumane dei ritmi e dell’organizzazione del lavoro, che è finalizzata al massimo profitto a spese della salute e della stessa vita dei lavoratori, non si potrà mai realmente incidere sulle tragedie che continuamente si ripetono.
Ci rivolgiamo ai lavoratori che ormai, riteniamo, hanno ben capito, da decenni di esperienza, che non possono aspettarsi da un governo o da un altro, da una istituzione o da un’altra, degli interventi realmente incisivi su questa tremenda situazione che stanno vivendo, per invitarli a prendere nelle loro mani le iniziative e le lotte necessarie a cambiare le condizioni generali del lavoro, costringere tutti i sindacati a scendere decisamente in campo, costruire la necessaria unità di tutti i lavoratori pubblici e privati, giovani e anziani, stabili e precari, del nord e del sud, italiani ed immigrati, perché è su queste false contrapposizioni che l’avversario di classe, ed i partiti politici che lo rappresentano, hanno costruito l’indebolimento e le conseguenti sconfitte del movimento dei lavoratori nel nostro paese.
Movimento per la Rinascita Comunista, 10 dicembre 2024
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