di Laura Baldelli
Un viaggio artistico e paesaggistico, culturale ed etico, sociale e cooperativo, dove gli spazi della cultura diventano luoghi di educazione delle memorie pubbliche e collettive.
Il nuovo saggio del nostro compagno Gianmarco Pisa, Le porte dell’arte. I musei come luoghi della cultura tra educazione basata negli spazi e costruzione della pace, edito da Multimage Firenze, è un prezioso libro che lega i luoghi della cultura alla memoria, agli spazi urbani, al territorio e alla costruzione della pace, quindi non solo spazi deputati alla contemplazione, bensì alla trasformazione, così da favorire la funzione civilizzatrice dell’arte.
Con lo stesso editore, Pisa ha già pubblicato Fare pace, costruire società nel 2022, Di terra e di pietra. Forme estetiche negli spazi del conflitto, dalla Jugoslavia al presente nel 2021 e Paesaggi kosovari, 1998-2018. Il patrimonio culturale come risorsa di progresso e opportunità per la pace nel 2018, che testimoniano il percorso di ricerca sui temi della stretta correlazione tra cultura, memoria, società per la costruzione di civiltà che portano alla pace.
Il nuovo volume ha anche la parte in lingua inglese, lingua veicolante, in quanto è dedicato ai territori della ex Repubblica Socialista federale di Jugoslavia dove, il 31 marzo 1991, scoppiarono una serie di conflitti nazionalistici che durarono fino 2001, portando, dopo 46 anni, la guerra nel cuore dell’Europa, che noi ben ricordiamo.
Il lavoro di Pisa ci fornisce una precisa informazione delle leggi internazionali sul tema della cultura, in particolare della cultura che nella sua funzione civilizzatrice costruisce pace, giustizia sociale e diritti umani, sviluppando ricerca e interazione sociale, attraverso i luoghi, i territori, gli spazi dedicati.
La centralità dei musei è basilare per stabilire connessioni tra cultura, patrimonio culturale e contesto sociale e la nostra Costituzione nell’articolo 9 lo aveva previsto, specificandolo poi nel codice dei Beni culturali, in linea con le istituzioni sovranazionali come il Consiglio d’Europa, l’Unesco e le Nazioni Unite che stabiliscono indicazioni e regole, rafforzando l’incommensurabile valore educativo interdisciplinare: un’educazione alla cultura che porti alla fruizione dei tanti patrimoni culturali nei musei, negli archivi, nelle biblioteche nel loro contesto storico-paesaggistico-urbano-sociale.
Il nostro autore, infatti, affronta i luoghi custodi di cultura, come patrimonio collettivo, che generano formazione sociale basata sul rispetto: protezione di beni artistici, paesaggistici, sociali e storici dalla speculazione, dalla cultura predatoria del profitto che cancella memoria e crea relazioni competitive, invece che favorire cooperazione e creatività.
I musei dovrebbero contribuire nelle città a tessere “una complessa trama urbana, fatta di relazioni e funzioni”, dove l’apporto di istruzione e cultura nel sistema scolastico e nei servizi educativi, possano promuovere ricerca accademica e applicata, politiche di formazione professionale, nonché tutela e promozione del patrimonio storico-artistico-culturale.
Così, il museo diventa un luogo etico, non solo estetico e vale la pena citare la nuova definizione di museo del Consiglio internazionale dei musei: “Il museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro e al servizio della società, che compie ricerche, conserva, interpreta ed espone il patrimonio culturale, materiale e immateriale. Aperti al pubblico, accessibili e inclusivi, i musei promuovono la diversità e la sostenibilità. Operano e comunicano in modo etico e professionale e con la partecipazione delle comunità, offrendo esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze”.
Musei come luoghi che educano alla cittadinanza attiva, dove il ruolo degli educatori e delle educatrici è centrale, riconosciuti come figure determinanti per costruire la pace basata sul rispetto e la giustizia sociale; infatti, nel mondo, la storia ci racconta di maestri e maestre che hanno contribuito alle lotte per la libertà, all’indipendenza e la costruzione di democrazie, e in molti hanno subìto persecuzioni e torture fino alla morte. Infatti, il 5 ottobre l’Unesco ha istituito la giornata mondiale degli insegnanti per riconoscerne il valore sociale in tutto il mondo.
Oggi, come in passato, gli insegnanti muoiono ovunque ci sia un conflitto, così l’umanità perde risorse intellettuali, capaci di costruire con l’educazione e l’istruzione la vera ricchezza umana.
Nei musei, grazie alla comunicazione multimediale, sono possibili anche spazi di partecipazione interattiva, oltre che essere spazi d’incontro fisici, si può costruire una cultura, orientata dal rispetto, verso la pace, la risoluzione di conflitti, promuovendo convergenze, dialogando intorno al presente. E c’è bisogno di creatività per costruire la pace, occorre una visionaria immaginazione sociale ed etica.
Pisa, in questo prezioso volume, ci racconta dettagliatamente i progetti nei territori del post conflitto in Jugoslavia per i Corpi civili di pace in Kosovo, seguendo il percorso che i musei per la pace promuovono con iniziative di costruzione di pace con mezzi pacifici e si caratterizzano, come scrive l’autore, per: “… consentire la conservazione, l’interpretazione e l’esposizione di beni di rilevanza storica e culturale legati a iniziative, eventi e personalità della storia della pace e della soluzione e trasformazione positiva dei conflitti, ma anche a figure e momenti della storia delle grandi battaglie di emancipazione e di liberazione, per la pace e i diritti, la giustizia e l’amicizia tra i popoli. Essi fungono anche da luoghi attraverso i quali promuovere iniziative e campagne di risoluzione pacifica delle controversie e di costruzione della pace e, evidentemente, definire e realizzare progetti e programmi di educazione alla pace, ai diritti umani, alla nonviolenza, alla gestione e trasformazione costruttiva, come luoghi, innovativi e sorprendenti, di educazione cooperativa basata negli spazi (place-based education)”. Proprio in quei territori si fomentarono, invece, conflitti nazionalisti-etnico-religiosi al fine di smembrare la Repubblica Socialista federale di Jugoslavia e questi musei sono la risposta affinché tutti i popoli jugoslavi siano in pace e armonia.
Vengono anche citati i musei della pace di Bradford, di Norimberga, di Gernika, di Trieste, di Casalecchio di Reno, il Mart di Rovereto, il Mamt di Napoli, anch’essi custodi di eredità collettive, ognuno con le sue peculiarità tematiche, espositive e comunicative. La creatività ha costruito luoghi “memorabili” per i patrimoni collettivi, dove la comunicazione di valori come l’inclusione, i diritti umani e la giustizia sociale sono fondanti per realizzare appieno comunità democratiche.
Pisa, con il volume ricco di foto e mappe, ci accompagna in un viaggio artistico e paesaggistico, culturale ed etico, sociale e cooperativo, dove gli spazi diventano luoghi di educazione delle memorie pubbliche e collettive, creati per generare partecipazione attiva, la vera democrazia.
Anche questo è costruzione della coscienza di classe.
Immagine: copertina libro Le porte dell’arte di Gianmarco Pisa – Multimage
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