di Stefano Zecchinelli
In Siria, la dittatura neoliberale di al-Jolani, dopo aver espulso le milizie sciite “ree” d’aver sconfitto Daesh, ha messo al bando il Partito Comunista Siriano. Con l’appoggio degli Stati Uniti e di Israele, Damasco è diventata l’epicentro d’una controrivoluzione islamista unipolare contro ciò che rimane del nazionalismo panarabo. I tagliagole, foraggiati da diversi settori delle onlus neoliberali, perseguono indisturbati nella pulizia etnica degli alawiti.
La “demolizione controllata” della Siria baathista, da parte degli imperialismi statunitense e israeliano, ha trasformato un Paese plurale nell’epicentro d’una controrivoluzione islamista unipolare. Israele, dittatura capitalista che ha ereditato la proiezione geopolitica della Germania nazista, ha fatto da retroterra logistico alla sovversione wahabita, una banda di mercenari coordinati dalla Cia alle porte dell’Eurasia.
Il terrorista Abu Mohamed al-Jolani, ex numero due di Daesh, si è autoproclamato califfo di Damasco. Che cos’è l’Htc? Per Washington s’è trattato d’una operazione strategica, perché ha fuso gli scenari israeliano, ucraino e asiatico in un unico teatro bellico. Scrive l’analista strategico Thierry Meyssan:
“Il 27 novembre l’Htc, armato dal Qatar e organizzato dall’esercito turco camuffato da Esercito nazionale siriano (Syrian National Army, Sna), ha preso il controllo dell’autostrada M4 che fungeva da linea di “cessate il fuoco”. Inoltre, l’Htc e la Turchia disponevano di droni ad alte prestazioni, manovrati da consulenti ucraini. Infine, l’Htc ha portato con sé la colonia uigura del Partito Islamico del Turkestan (Tip), trincerata da otto anni ad al-Zanbaki. I teatri operativi israeliano, russo e cinese ora si sono fusi in un unico scenario”.1
Il Pentagono ha addestrato separatamente diverse bande terroristiche per poi coalizzarle contro un unico obiettivo: questa strategia militare, “di sfondamento”, è stata sistematizzata dai nazisti, contro la Francia gollista e l’Urss, e approfondita nel dopoguerra da Washington. Contemplata dai teorici militari anglosassoni della “guerra fredda”, dopo l’11 settembre 2001 (11/9) la Cia ha ritenuto di poterla riutilizzare anche nell’estensione della dottrina della “guerra eterna”, un nuovo modo d’intendere le guerre basato sul caos in quanto superamento dello “scontro di civiltà”. Il complesso militare-industriale Usa, nelle manovre psicologiche, le cosiddette PsyOp, rimane il cervello della piramide capitalista mondiale.
Con le guerre del ventunesimo secolo, il gendarme mondiale Usa ha portato nelle “zone tempestose” (cit. Mao) coloro che rivendicano l’eredità politica di Hitler: a Kiev, i “nazionalisti integralisti” (definiti correttamente dal Cremlino “una banda di drogati e neonazisti”) hanno trasformato il Paese in un lager a cielo aperto, riabilitando il criminale antisemita Stepan Bandera; Damasco e Tel Aviv ospitano i nipoti politici del gran mufti Amin al-Husseini e di Vladimir Jabotinsky, due regime change resi possibili dalle affinità del neoconservatorismo Usa col fascismo tedesco. Gli straussiani2 hanno risvegliato le cellule dormienti della Lega anticomunista mondiale, ripristinando le antiche alleanze nella proiezione unipolare del Pentagono; la “guerra eterna” e la dissezione neocoloniale d’intere aree geografiche.
In Siria, rovesciato il partito Baath del legittimo presidente Bashar al-Assad (radical-democratico e plurale), i sostenitori del califfato stanno proiettando, con una violenza inaudita, contro alawiti e sciiti una delle pagine più buie del Novecento: la Notte dei Cristalli. L’abolizione dell’economia pianificata e l’infame messa al bando del Partito Comunista Siriano, a cui va tutta la nostra solidarietà, disvelano la natura politica della “nuova Siria” dell’ex Daesh al-Jolani: uno “Stato lacchè” degli imperialismi statunitense e israeliano. Soltanto un’aggressione simultanea di più potenze imperialiste (Usa, Israele e Gran Bretagna) ha permesso all’Occidente collettivo di disgregare l’ultimo bastione del nazionalismo panarabo, storicamente retroterra strategico delle Resistenze palestinese e libanese. I comunisti (Pcs), prima filosovietici e ora filocinesi, hanno avuto un ruolo centrale nella storia della Siria socialista.
La sinistra occidentale è complice dell’imperialismo Usa
Come ha spiegato Julian Assange, pubblicando diversi dati militarmente sensibili per il Pentagono, le guerre del ventunesimo secolo non vengono combattute per essere vinte, ma per gettare intere aree geografiche nel caos. Il nemico di Washington e degli ultimi rantoli del nazifascismo ebraico non è più (soltanto) il socialismo, ma l’idea stessa di civiltà.
La sinistra occidentale, per dirla col giornalista marxista, Michel Collon, “sinistra imperiale”, non ha mai compreso la centralità della geopolitica nella “grande lotta di classe”, diventando un cavallo di Troia dell’imperialismo umanitario. La logica bislacca del “né, né”, né con gli aggressori e né con gli aggrediti, fatta propria da alcuni gruppi pseudotrotskisti e maoisti, ha rafforzato i falchi del Pentagono nella “guerra eterna” contro l’Eurasia. Leggiamo la compagna Joti Brar, militante del Partito Comunista della Gran Bretagna marxista-leninista, tradotta dalla testata «Sinistra.ch»:
“Questi leader non hanno agito nell’ignoranza, ma nella piena consapevolezza di ciò che un vero movimento contro la guerra dovrebbe fare. Per 25 anni, hanno scelto coerentemente di usare il loro controllo sull’opposizione per deviare l’attenzione e disinnescare il potere delle energie antibelliche dei lavoratori. Hanno di fatto smobilitato tutti coloro che volevano davvero fermare le feroci guerre dell’imperialismo contro Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, Yemen, Libano e Palestina. Mentre ripetono abitualmente le menzogne dell’imperialismo contro i suoi principali obiettivi di guerra, Russia e Cina, non si degnano nemmeno di menzionare le guerre che infuriano in Africa, come in Congo, Sudan e Somalia, nonostante il fatto che anche queste guerre siano condotte per il saccheggio imperialista e abbiano portato alla morte e allo sfollamento di molti milioni di africani.
Per comprendere la caduta della Siria e per evitare che altre terribili sconfitte del genere si abbattano sui popoli duramente colpiti dall’assalto economico e militare dell’imperialismo occidentale, è necessario smascherare il tradimento della leadership antiguerra e sradicarne l’influenza”.3
La “sinistra neoliberale”, organica al complesso militare-industriale Usa, è una PsyOp della lobby sionista, un cavallo di Troia capace di penetrare i gangli vitali dello “Stato profondo”. Qual è l’obiettivo della “sinistra imperiale” e anticomunista? Dividere il movimento antimilitarista, allontanando il sostegno alla causa palestinese dall’appoggio, in una prospettiva strategica, all’Asse sciita della Resistenza; in questa direzione lavorano le onlus occidentali (es. Amnesty International) e una parte importante del giornalismo “lubrificato”. I sostenitori d’un fantomatico “imperialismo russo” diventano parte integrante, a suon di fake news sapientemente decostruite dai validissimi media russi e iraniani, della distopia eurocentrica “1984”.
La ritirata del governo israeliano-fascista è stata resa possibile dall’eroismo dei guerriglieri palestinesi, ma anche dalla vittoria, nel cuore pulsante dell’Eurasia, dell’Operazione militare speciale Z. Il multipolarismo che avanza, al di là della diversificazione delle strutture socio-economiche, sarà la condizione oggettiva che getterà tutte le ideologie che generano oppressione, citando Leon Trotsky, nella “spazzatura della storia”.
Note:
1 https://www.voltairenet.org/article221627.html
2 Gli straussiani sono gli allievi di Leo Strauss, padre del neoconservatorismo e teorizzatore d’una dittatura liberal-globalista mondiale.
3 https://www.sinistra.ch/?p=16579
Immagine: da https://snl.no/Abu_Mohammad_al-Jolani, licenza: pubblico dominio
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