Israele e Trump rilanciano la dottrina della “guerra eterna” – L’Occidente è complice del genocidio

di Stefano Zecchinelli

La pulizia etnica della Palestina nasce dall’alleanza strategica di diverse ideologie reazionarie: il neoconservatorismo “dem”, il sionismo-revisionista e l’approccio trumpista il quale, quest’ultimo, vorrebbe sostituire la sudditanza militare con quella economica. Il risultato non cambia: Israele è uno Stato genocida, mentre gli Usa si apprestano a diventare lo strozzino del pianeta.

Nella conferenza stampa congiunta col primo ministro israeliano, il sionista-revisionista Benjamin Netanyahu (di fatto un nazi-sionista), il neoeletto presidente Trump il quale ritiene erroneamente di poter recuperare l’eredità di Andrew Jackson, ha dichiarato:

“prenderemo il controllo (di Gaza) e saremo responsabili dello smantellamento di tutte le bombe inesplose e delle altre armi […]. Costruiremo la Riviera del Medio Oriente. Ci assicureremo che sia di livello mondiale, sarà meraviglioso per la gente […] daremo alla gente la possibilità di vivere in una comunità bella e sicura […]. Ho la sensazione che, nonostante tutto, il re di Giordania e il generale egiziano apriranno i loro cuori e ci daranno la terra per consentirci di farlo […]. Ne ho parlato con altri dirigenti del Medio Oriente e a loro piace l’idea. Porterebbe davvero stabilità”.1

L’idea di Gaza come “capitalismo casinò” (“Riviera del Medio Oriente”, nel linguaggio razzialista degli anglosassoni) rappresenta uno sproloquio neocoloniale che non nasce con Jared Kushner. Nel 1993, il ministro degli Esteri israeliano, Shimon Peres, acclamato dalla maggioranza della “sinistra imperiale” compresi alcuni settori post-marxisti, lanciò l’idea distopica di fare di Gaza la “Singapore del Medio Oriente”. Una Riviera per super ricchi, inferno della classe operaia, con tanto di casinò, schiavitù legalizzata ed “escort di lusso” per evasori fiscali globalizzati. I documenti declassificati da WikiLeaks, partendo dai cables datati 2008, dimostrano come l’entità sionista sia un paradiso della criminalità organizzata: non è la “patria” degli ebrei, ma di narcotrafficanti e bancarottieri. 

Secondo l’analista strategico di «Russia Today», Andrew Korybko, la proposta di Trump è ispirata all’articolo di Ralph Peters, analista militare dell’esercito Usa, Blood Borders: How a Better Middle East Would Look, attraverso il quale viene teorizzata la ridefinizione della regione su basi etniche e teocratiche. Per Korybko, l’Arabia Saudita (al di là della critica di facciata) potrebbe convenire, ospitando una parte della popolazione palestinese, nell’intento di sbloccare il Corridoio Economico India-Medio Oriente-Europa (IMEC), la risposta dell’imperialismo israeliano e del sub-imperialismo indiano alla Via della Seta cinese. Pochi sanno che Nuova Dehli coltiva un’alleanza ideologica e strategica con Tel Aviv: il presidente Modi, il quale ha lanciato questo megaprogetto al vertice del G20 tenutosi a Nuova Dehli, ritiene che il mondo debba essere governato dalla casta dei bramini indù, un clan di fondamentalisti necrotizzati in cui è stata teorizzata la schiavizzazione dei 3/4 del pianeta. L’India, come Israele, è un regime ideocratico. 

L’articolo di Ralph Peters fu il primo passo verso la sistematizzazione della dottrina della “guerra eterna”, un aggiornamento della teopolitica, nata con Leo Strauss e James Burnham, perfezionata nell’ottobre 2003 presso lo strano congresso all’Hotel King David di Gerusalemme: la costruzione d’una dittatura liberal-globalista in cui gli Stati Uniti avrebbero mantenuto il monopolio della violenza, un regime distopico, ma necessario nella logica bislacca dei neocons, per prevenire il fascismo. Gli Stati Uniti hanno diffuso, attraverso le scuole di giornalismo e le grandi università, l’idea che il peggiore dei mondi possibile fosse necessario; un regime cinico, in cui il genocidio è considerato una mera opzione politica. 

La dottrina della “guerra eterna” in quanto ideologia del fascismo ebraico

Che cos’è la dottrina della “guerra eterna”? Scrive l’analista strategico, presidente della Rete Voltaire, Thierry Meyssan:

“L’insegnamento impartito da Cebrowski nelle accademie militari era piuttosto semplice: l’economia mondiale si stava globalizzando; per rimanere la prima potenza mondiale, gli Stati Uniti dovevano adattarsi al capitalismo finanziario. Il mezzo migliore era garantire ai Paesi sviluppati lo sfruttamento delle risorse naturali dei Paesi poveri, senza dover affrontare ostacoli politici. Partendo da questo presupposto, divise il mondo in due: da un lato le economie globalizzate (incluse Russia e Cina), destinate a essere mercati stabili e, dall’altro, i Paesi rimanenti, che avrebbero dovuto essere privati delle strutture statali e fatti precipitare nel caos, in modo che le multinazionali potessero sfruttarne le ricchezze senza incontrare resistenze. Per conseguire il risultato, i popoli non globalizzati devono essere divisi secondo criteri etnici e manovrati ideologicamente”.2

Dal 2012, Russia e Cina hanno rilanciato la politica multipolare dei “non allineati”, configurando un argine geopolitico all’imperialismo Usa. Partendo da questa disamina (Korybko, Meyssan ecc.), Donald Trump ha dismesso l’eredità di Andrew Jackson diventando un pupazzo nelle mani dei neoconservatori. A Washington, come sempre, comanda la Cia. Pochi giorni addietro, sull’«Interferenza», traevo delle conclusioni aderenti alla disamina che ho proposto su questa testata:

“L’approccio di Netanyahu e dei sionisti è criminale, Trump parte da presupposti errati diventando – in seconda istanza – complice d’un genocidio: Andrew Jackson cercò di sostituire la sudditanza militare degli indiani con quella economica, comprandosi il consenso delle tribù. Per i Cherokee la terra è di tutti, mentre per gli arabi è parte integrante della genesi storica e culturale d’un popolo. Il soft power di Jackson non attenuò uno dei più atroci genocidi della storia, consumato in nome dell’ideologia puritana del ‘destino manifesto’3. Tanto Trump quanto Netanyahu partono da presupposti teocratici, ovvero il consolidamento di un’isola-mondo in guerra contro l’idea stessa di Civiltà”.4

In termini criminologici Netanyahu è un “assassino di massa”: Patrick Zaki l’ha definito un serial killer, ciononostante gli “assassini seriali” necessitano, fra un omicidio e l’altro, d’intervalli di tempo chiamati di “raffreddamento emozionale”. Tutto ciò, utilizzando come approccio metodologico la criminologia marxista, rende il presidente israeliano-fascista molto più simile a sociopatici come Anders Breivik. 

Per la rivista scientifica «The Lancet», rivista aderente all’ideologia borghese, le vittime palestinesi, finora, potrebbero essere più di 70mila. Israele è, per dirla con lo storico Norman G. Finkelstein, uno “Stato pazzo”.

Note:

1 https://www.voltairenet.org/article221783.html
2 https://www.ambienteweb.org/2025/01/27/la-proposta-di-trump-su-gaza/ 
3 Nei 500 anni di Olocausto nei confronti delle popolazioni amerinde, gli anglosassoni hanno sterminato oltre 90 milioni di nativi americani.
4 https://www.voltairenet.org/article213171.html

Immagine: Hla.bashbash, CC0, via Wikimedia Commons

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