Manuale per la costruzione del Partito Comunista

di Luigi Basile

La recensione del libro scritto da Fosco Giannini, coordinatore nazionale del Mprc e dirigente di Prospettiva Unitaria, che il 21, 22 e 23 febbraio sarà presentato rispettivamente a Milano, Genova e Torino. Un volume denso di ricostruzioni storiche e acute analisi del presente.

Sin dal titolo, il nuovo libro di Fosco Giannini indica con chiarezza e in maniera programmatica il senso e l’obiettivo del testo: Manuale popolare per la costruzione del Partito Comunista.

Una corposa raccolta di saggi e interventi, di agevole e appassionante lettura, che mette in evidenza i temi cruciali della scena sociale e politica odierna, evidenziando i nodi che i comunisti sono chiamati ad affrontare, nella sfida per l’unità e per la costruzione del Partito.

Un percorso, quello a cui sono chiamati i comunisti, nuovamente, in una fase in cui il capitalismo e l’imperialismo atlantista mostrano il proprio volto, senza censure, ma con un apparato di manipolazione della realtà e di propaganda gigantesco, e con estrema aggressività e distruttività, che rischia di trovare, in Occidente e in particolare nell’Unione europea, argini fragili, a causa di decenni di revisionismo e omologazione a sinistra, con la fine del campo socialista nell’Urss e nell’Europa dell’Est, lo scioglimento del Pci e poi il lento naufragare delle successive esperienze organizzative.

Ma, per dirla con Gramsci, “anche quando tutto è o pare perduto, bisogna rimettersi tranquillamente all’opera, ricominciando dall’inizio”.

Questo libro, fresco di stampa per i tipi di Ventura Edizioni (che è possibile acquistare sul sito web della casa editrice, tramite questo link) e che sarà presentato nei prossimi giorni in diverse città italiane (il 21 febbraio a Milano, il 22 a Genova e il 23 a Torino), “nasce sull’orlo del baratro, in un momento dei più bui della storia dell’umanità”, come sottolinea Adriana Bernardeschi nell’incipit della sua preziosa e lucida prefazione, con lo scopo di provare a dare un contributo ad un processo che si sta avviando sul campo, rimarcando il quadro generale e la direttrice, nel solco della storia del movimento internazionale comunista e del marxismo, senza ambiguità, facendo tesoro degli errori e delle esperienze positive del passato, in particolare della migliore storia del Pcdi e del Pci, guardando decisamente in avanti.

L’obiettivo, quindi, come viene precisato anche nella quarta di copertina, è “offrire un contributo politico e teorico al progetto di unire i comunisti, in Italia, in un’unica formazione”, affrontando le questioni all’ordine del giorno con “grande libertà intellettuale e spirito antidogmatico” per dare un “contributo al rilancio di un pensiero e di una prassi comunista e della rivoluzione nel nostro Paese”.

Un libro denso di ricostruzioni storiche e acute analisi del presente, che si fa prassi, per essere strumento di azione e di formazione per la militanza, pertanto in questo senso “manuale”, “popolare”, perchè nonostante il rigore delle argomentazioni e degli elementi apportati alla discussione, non vuole essere un testo per specialisti, ma accessibile a tutti e di interesse per tutti, ma anche popolare perchè di parte, cioè dalla parte del proletariato e del suo disegno di trasformazione radicale del Paese, del mondo e della realtà, oltre che di emancipazione della classe.

Le ragioni per cui è necessario costruire un partito comunista unitario, leninista e gramsciano, in Italia vengono spiegate con chiarezza essenziale in un’intervista inedita all’autore, curata da chi scrive, inserita nel manuale: “Semplicemente perché, in Italia, non c’è, il partito comunista e sarebbe utile come il pane, per la classe operaia, per il movimento operaio complessivo, per il nostro popolo, per la lotta contro la guerra imperialista, per popolarizzare al massimo l’esigenza dell’uscita dell’Italia dalla Nato e dall’Unione europea, tutte questioni che sono sviluppate all’interno di questo libro”. Una necessità reale e materiale, dunque, e non una semplice volontà soggettiva.

Come viene rilevato e puntualizzato in uno degli articoli raccolti nel volume, è ancora la situazione concreta a dettarci una piattaforma potenzialmente unitaria: “La mobilitazione contro le guerre imperialiste ed il possente riarmo italiano; la lotta contro il dominio assoluto della Nato e per uscire dalla Nato; l’impegno militante contro le politiche ultraliberiste dell’Ue e per uscire dall’Ue e dall’Euro; le lotte per il salario, contro la precarizzazione selvaggia del lavoro, per il ripristino della ‘scala mobile’ e dell’articolo 18; la mobilitazione contro l’assassinio padronale di massa nelle fabbriche e nei cantieri e per instaurare delle vere e severe leggi per prevenire le morti e gli infortuni nel mondo del lavoro; la lotta per impedire la privatizzazione del Servizio sanitario nazionale rilanciandone la natura universale e pubblica; l’impegno contro il premierato e l’autonomia differenziata”.

Ma quale forma partito andrebbe ri-costruita? Un punto centrale, del quale Fosco Giannini parla in un passaggio: “Non si può rispondere a tale domanda se non mettendo a fuoco i problemi, le deficienze, le degenerazioni che hanno segnato le esperienze concrete dei partiti comunisti che hanno operato, dal processo di involuzione del Pci in poi, nel nostro Paese: la rinuncia alla transizione al socialismo e alla prospettiva rivoluzionaria; la rinuncia, conseguente, alla ricerca politico-teorica antidogmatica e volta ad adeguare continuamente il partito comunista, il suo pensiero, alle nuove fasi storiche e ai nuovi cicli politici e sociali concreti; il conseguente scivolare nell’elettoralismo e nella sua superfetazione; la rinuncia alla costruzione dei ‘quadri’ comunisti attraverso lo studio e l’insegnamento concreto all’iniziativa e alla lotta; la rimozione della concezione e della prassi – leniniste e gramsciane – della costruzione del partito comunista essenzialmente nei luoghi di lavoro e di studio, prioritariamente nei luoghi del conflitto capitale-lavoro; la cancellazione, nella prassi, del centralismo democratico leninista e, dunque, della democrazia interna al partito comunista”.

Una disamina precisa con una conclusione altrettanto puntuale: “Il rilancio dell’obiettivo della transizione al socialismo e del progetto rivoluzionario possono prendere corpo solo attraverso la ridefinizione, sulla base della totalità del grande pensiero marxista e leninista che ha segnato di sé l’intera storia del movimento comunista mondiale, di un’analisi e di una proposta all’altezza della realtà in divenire e della natura dello scontro di classe presente”.

Se è vero che i partiti comunisti dell’Ue da diversi anni vivono una condizione di crisi, questo non significa né che le istanze sociali e politiche che rappresentano non siano attuali, né che nel resto del mondo i Pc non rivestano un ruolo significativo, con la presenza di Paesi socialisti, a cominciare dalla Cina, che sono stati in grado di rilanciarne il ruolo, creando le condizioni per una centralità degli stessi Paesi nella scena geopolitica internazionale.

“La nozione di ‘crisi del movimento comunista’ – afferma Giannini – è un’invenzione tipica della cultura dominante nei Paesi dell’occidente capitalistico. Tanto forte, in questi Paesi, è stata la spinta a trasformare questa falsa nozione in senso comune di massa, in falsa coscienza, quanto forte è stata e rimane la necessità delle classi dominanti capitalistiche di sorreggere il proprio potere anche attraverso una narrazione mistificata volta a ‘ratificare’ la fine mondiale del movimento comunista e affermare che la società liberale e liberista è la fine della storia”.

Ma, al di là dell’ormai asfittica visione dell’Europa e più in generale dell’Occidente capitalistico, i tre quarti del pianeta sono in cerca di un riscatto, che li sottragga da una condizione di assoggettamento coloniale, costruendo nuovi equilibri economici, nuovi modelli di sviluppo e una visione politica multipolare, nel mentre l’Ue – e con essa l’Italia – invece sprofonda in una autodistruttiva subalternità ai diktat statunitensi e alla concezione di guerra perenne e totale di Washington.

Non si è pertanto all’anno zero, anche se le sfide che si pongono sono di enorme, quanto fondamentale, portata per l’umanità. E in questa cornice si analizza il disegno dei Brics plus, ma anche quello neoimperialista dell’Ue. Si affrontano inoltre la crisi ucraina, il fenomeno della russofobia, sempre più di stringente quanto raccapricciante attualità, con le recenti parole del presidente della Repubblica italiana, Mattarella, che sposando le più retrive pulsioni revisionistiche e falsificatrici della storia, veicola la propaganda di guerra della Nato, ormai ampiamente sbugiardata da fatti e documenti, peraltro fuori tempo massimo, nei suoi interventi pubblici, pateticamente premiati dalle elìte addirittura con la concessione di una laurea honoris causa, con le solite uscite ipocrite di chi auspica la pace, alimentando lo scontro e assecondando complicità criminali, come quella del genocidio dei palestinesi ad opera dello stato terroristico di Israele, del regime nazisionista e dell’efferato delinquente Netanyahu, protetto da fascisti, liberali e postsocialdemocratici.

Molti altri ancora i temi presenti nel libro: la modernizzazione cinese, Elon Musk e l’Appello del capitalismo contro la scienza e contro la Cina, il marxismo occidentale, il regime della destra in costruzione e l’assenza di una opposizione, la centralità del lavoro e del conflitto, le morti sul lavoro, la questione femminile, il Giorno della memoria palestinese e le reticenze di chi ha la memoria corta, l’attacco imperialista alla Siria, senza contare le pagine dedicate a Pietro Secchia, al duecentesimo anniversario della nascita di Engels e al settantesimo dalla morte di Stalin o alla caduta del muro di Berlino e ai giorni di menzogna violenta che seguirono.

Il libro, ricchissimo di spunti e stimoli, si apre con uno scritto dal titolo “Da Livorno alla Bolognina: ascesa e declino della nozione di internazionalismo”, per chiudersi con un tema caldo di questi giorni, “Trump, il ‘quinto capitalismo’ e i comunisti: la questione della rivoluzione e del potere”, prima dell’intervista nella quale emerge anche forte il nesso tra vita, interessi culturali e militanza di un comunista da sempre impegnato in prima linea.

Dopo un viaggio intenso nel tempo e nello spazio, attraverso le pagine del libro, vale la pena segnalare le parole con cui Fosco Giannini si congeda dal lettore: “Per questo poniamo con forza la costruzione, in questo Paese, di un partito comunista dal carattere antimperialista, di lotta, rivoluzionario, che non si innamori troppo delle elezioni e delle istituzioni, ma che soprattutto punti a ricostruire un legame di massa, ad essere il partito della classe operaia, delle lavoratrici e dei lavoratori!”.

Lascia un commento

Sito web creato con WordPress.com.

Su ↑