Tre anni (più otto) di guerra in Ucraina e i nuovi assetti globali

a cura della redazione

Il 24 febbraio 2022 non inizia il conflitto in Ucraina, già in atto dal 2014 in Donbass, bensì l’Operazione militare speciale russa. L’Europa, che ha pagato profumatamente la sua adesione alla strategia Usa, si vede ora spiazzata dal cambio di strategia degli States, mentre il nostro governo mantiene il suo ruolo servile, passando da suddito di Biden a suddito di Trump, e mentre procede come prima il massacro sociale e politico dei lavoratori.

Fra pochi giorni ricorre il terzo anniversario di ciò che i media mainstream chiamano “scoppio della guerra” o “invasione russa” in Ucraina. La guerra, però, era iniziata nel 2014, con il colpo di Stato dell’Euromaidan, propinato ancora una volta come “rivolta per la democrazia”, che ha deposto con la violenza un governo legittimamente eletto e originato un regime brutale e nazificato il quale ha trucidato interi territori russofoni e portato avanti una politica di apartheid con azioni criminali come la strage di Odessa. Non ci sorprende questa impostura, in un contesto di mistificazione mediatica continua dove si è sentita ripetere fino allo sfinimento l’espressione “per la prima volta dopo il secondo conflitto mondiale la guerra torna nel cuore dell’Europa”, come se l’aggressione Nato alla Jugoslavia e i bombardamenti sulla Serbia non contassero, per il consueto doppio standard che distingue i paesi a dominio atlantico in ogni loro presa di posizione.

Il 24 febbraio 2022 non inizia dunque il conflitto in Ucraina, dove già da otto anni il Donbass era sotto attacco fratricida dell’esercito di Kiev; inizia bensì in quella data l’intervento russo con l’Operazione militare speciale, ossia la risposta, da tanto rimandata, della Russia alle non più gestibili provocazioni militari con missili pronti a colpire Mosca in pochi minuti, nonché al disattendimento di svariati accordi internazionali, peraltro ammesso a posteriori (come nel caso degli accordi di Minsk, in seguito definiti da Merkel stessa un pretesto per far guadagnare tempo agli Stati Uniti, armare l’Ucraina e proseguire l’espansione a Est).

Dopo tre anni di una guerra dove si annunciava una sconfitta facile e cocente della Russia e dove invece è stata sacrificata senza scrupolo una popolazione senza raggiungere l’obiettivo in quanto il “nemico” di questa prima fase della terza guerra mondiale (ma il vero nemico è sempre stato la Cina) non è stato né sconfitto né isolato (anzi, le sanzioni hanno causato piuttosto un rafforzamento del legame Mosca-Pechino sul piano commerciale), assistiamo a un modo scomposto di tirarsi fuori dal pantano da parte del polo atlantico. L’Unione europea – vittima sacrificale Usa che per tutta la durata del conflitto non ha battuto ciglio accettando il massacro sociale nei propri Stati, conseguenza dell’economia di guerra e delle sanzioni alla Russia, e persino, nel caso della Germania, pratiche di “terrorismo totale” come nel caso del sabotaggio dei gasdotti North Stream (il Premio Pulitzer Seymour Hersh ritiene che è la Cia ad essere rea del sabotaggio) – si pone nella posizione più guerrafondaia, mentre gli Stati Uniti invertono la rotta con la nuova amministrazione Trump.

La dissonanza di atteggiamento è emersa con chiarezza nella Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, tenutasi dal 14 al 16 febbraio scorsi, in particolare dagli interventi del vicepresidente americano J.D. Vance e della presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen.

Vance ha attaccato frontalmente i Paesi europei, denigrando i loro assetti “antidemocratici”, mentre von der Leyen ha insistito sull’aumento delle spese militari, con sospensione dei vincoli di bilancio, che però, beffardamente, sarebbero armi fornite dagli Usa. La strategia bellicista “anti-Trump” è emersa anche nel successivo summit convocato a Parigi da Macron, dove è emersa anche la possibilità di invio di truppe europee sul campo.

Le trattative vere, però, si sono tenute a Riad, fra Usa e Russia, dove, al di là della questione ucraina, si sono discussi gli assetti globali. La nuova linea degli Stati Uniti, con un’inversione radicale rispetto a quella di attacco frontale portata avanti con la precedente amministrazione, punta strategicamente a spezzare il legame fra Russia e Cina, allettando la prima con svariate proposte distensive, al fine di disarticolare il blocco Brics e contrastare il multipolarismo. L’Unione europea, in tutto questo, rimane la vittima sacrificale di una guerra di cui è stata intermediaria, mentre l’Ucraina e il suo governo illegittimo vengono scaricati dagli States, e non vengono neppure accettati nella Nato come sbandierato agli inizi della guerra.

In questo complicato scenario, il ruolo della Cina, ben esposto dal ministro degli Esteri Wang Yi a Monaco, rimane quello distensivo di promozione della cooperazione pacifica e di uno sviluppo condiviso nell’ambito di un mondo multipolare in formazione, del quale la potenza asiatica è alla guida.

Il nostro paese, nel frattempo, mantiene il suo ruolo servile passando da suddito di Biden a suddito di Trump in un batter d’occhio, mentre per i lavoratori il massacro sociale e politico procede, schiacciato dalle élite dominanti che mutano nel metodo ma non nel merito.

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