Il fenomeno Brontë: il femminismo delle sorelle Brontë, Charlotte, Emily e Anne, un unicum nella storia della letteratura mondiale

di Laura Baldelli

Lontano dalle celebrazioni retoriche e consumistiche dell’8 marzo, in controtendenza un ritorno alla letteratura con i romanzi di formazione che raccontano la vita, la storia, altri Paesi, altre epoche per ritrovare le radici culturali per leggere il contemporaneo.

Le sorelle Brontë sono ancora un unicum, in quanto tutte scrittrici di best seller, ma non è questo il primato importante, bensì il loro contributo nel contesto della letteratura del mondo occidentale, dal tempo in cui il Regno Unito si avviava verso la seconda rivoluzione industriale e la costruzione di un impero sempre più grande, fino a oggi ancora tra i romanzi più conosciuti e letti al mondo.

La potenza industriale ed economica inglese viveva profonde contraddizioni sociali ed economiche, che abbiamo conosciuto soprattutto nei romanzi di Charles Dickens, ma prima lo raccontarono le sorelle Brontë dal loro microcosmo, specchio della società vittoriana. 

Le storie e i personaggi venivano dalla vita vissuta nella splendida, quanto solitaria brughiera dello Yorkshire, resa famosa da Emily con l’intramontabile Cime tempestose, all’epoca la zona più povera dell’Inghilterra vittoriana, battuta da un clima gelido e dalla miseria. 

Ma, in quegli anni, per l’intraprendenza dell’editoria inglese, circolarono molti libri in tutto il Paese a un prezzo economico, grazie alle nuove macchine stampanti, arrivando con le biblioteche mobili fin nelle più sperdute lande, spezzando l’isolamento di molti territori; fu così che in casa Brontë entrarono i classici inglesi e i contemporanei poeti Samuel Taylor Coleridge, George Gordon Byron, Walter Scott, ma anche George Sand, pseudonimo della scrittrice francese Amantine Aurore Lucile Dupin, di George Eliot pseudonimo di Mary Anne Evans. 

Ricordiamo che il romanzo moderno nacque in Inghilterra e il protestantesimo, a differenza del cattolicesimo, aveva favorito l’alfabetizzazione perché ogni praticante doveva leggere la Bibbia; mentre, sul territorio italiano, il melodramma e l’opera lirica furono l’approccio culturale alla portata dei poveri e degli analfabeti che conoscevano le arie a memoria, grazie ai tanti teatri pubblici, edificati nei vari stati italiani già dal ’700, dotati di loggioni proprio per il grade pubblico popolare. Queste furono le basi per la prima identità culturale unificante per la futura Italia.

Le condizioni climatiche e l’isolamento della brughiera favorirono la lettura e l’immaginazione, ma tra le sorelle Brontë emerse anche la velleità di scrivere e, soprattutto, di pubblicare; alquanto ardito obiettivo in un contesto in cui sicuramente era concesso di scrivere alle donne, ma addirittura pubblicare e ambire al successo andava contro la morale corrente; per questo pubblicarono con gli pseudonimi maschili, tutti con lo stesso cognome: Charlotte come Currer Bell, Emily scelse Ellis Bell e Anne diventò Acton Bell. Il contesto familiare era modesto ma la cultura era presente, in quanto il padre era un pastore protestante e aveva studiato all’università di Cambridge e favorì l’istruzione dei sei figli, cinque femmine e un unico maschio. La famiglia subì molte disgrazie, a iniziare della morte della madre a cui seguì quella delle due figlie maggiori per tubercolosi, causata dalla vita di stenti nel collegio di Cowan Bridge, frequentato anche da Charlotte, del quale raccontò la mortificazione fisica e mentale subita in Jane Eyre, con il nome di Lowood School, in cui accusava anche la gestione corrotta e l’ignoranza pedagogica del tempo. L’orrore dei collegi inglesi fu raccontata anche da Charles Dickens, vere e proprie denunce dei maltrattamenti riservati ai bambini perché dall’infanzia, e dalle donne povere, si pretendeva sottomissione e obbedienza, ma la famiglia Brontë affrontò anche il grave disagio della depressione, sfociata nell’alcolismo e nell’oppio, dell’unico fratello, Branwell, un ragazzo dai molti talenti artistici, ma che morì giovanissimo, a cui fecero seguito le morti precoci e ravvicinate di Emily e di Anne per tubercolosi. Charlotte, unica superstite, morì qualche anno dopo, a trentanove anni, perché la gravidanza aggravò il suo stato di salute già minato; fu così che tutti i fratelli Brontë ebbero vita breve come conseguenza delle sofferenze patite da bambini, vittime delle terribili condizione del Paese che si avviava a diventare la potenza più importante del mondo a spese delle classi sociali più povere.

La vita dei fratelli Brontë, seppur drammatica, fu però solidale, collaborativa, ricca di affetto, nella condivisione della passione per la letteratura e la scrittura, la pittura e la musica. Le loro emozioni, passioni, desideri e dolori sono nei personaggi delle loro opere. Dal contatto con l’impervia natura della brughiera scaturì la grande aspirazione alla libertà, che anela in tutti i romanzi assieme alle forti emozioni e agli intensi sentimenti, in perfetto stile romantico. Infatti, i fratelli Brontë sono figli della brughiera, ribelli e selvatici come i loro personaggi, non si piegano alle convenzioni, tanto che furono accusati di simpatie per il cartismo, il movimento politico-sociale che si andava diffondendo tra la classe dei lavoratori poveri e sfruttati, in cui donne e bambini lavoravano nelle miniere e nelle fabbriche tessili per un salario inferiore rispetto agli uomini. 

I romanzi delle sorelle Brontë sono rivoluzionari per il comportamento ardito delle donne-eroine che si ribellano alla subordinazione femminile e si sottraggono alle convenzioni sociali: sono istitutrici, insegnanti che osano desiderare, pretendono rispetto e dignità, ma anche giustizia e Jane Eyre è davvero una moderna eroina che lotta per le sue idee, la propria indipendenza, è coerente verso il suo sentire e nei suoi principi. Altrettanto nel romanzo della sorella minore Anne Brontë, la prima a scrivere un romanzo, Agnes Grey, anche se verrà pubblicato dopo quelli delle sorelle, dove racconta di un’istitutrice presso le famiglie arricchite della classe media, arroganti, spesso anche crudeli, con le quali è impossibile stabilire una relazione che non sia di mortificante subordinazione. 

Le sorelle Brontë, nell’epoca in cui le donne della loro classe potevano solo aspirare al lavoro di istitutrici e insegnanti, ebbero l’intraprendenza di presentarsi agli editori: la prima ad avere successo fu Charlotte con Jane Eyre, fenomeno letterario con uno straordinario successo di pubblico, mentre Cime tempestose di Emily non subito diventò famoso, solo in seguito e molto più di Jane Eyre: divennero dei best seller

Eppure, i loro esordi furono sconfortanti con l’insuccesso delle poesie pubblicate a loro spese ma, caparbiamente, non si scoraggiarono neanche di fronte ai rifiuti per i primi romanzi, a cui gli editori negarono la pubblicazione. La critica stroncò anche Jane Eyre e Cime tempestose, ma il pubblico ne fu subito catturato e tributò il successo meritato. 

La particolarità letteraria era nel linguaggio di Emily a volte crudo, impetuoso e passionale che portava all’evasione romantica e dava voce al desiderio; ma i lettori s’identificavano anche nelle sventure familiari dei personaggi molto reali, d’ispirazione byroniana con i romanzi di Charlotte e Anne; le vicende erano coronate dal lieto fine, in cui per le donne prevaleva la giustizia e il risarcimento, dopo tante ingiustizie subite, con l’amore, ma avveniva solo dopo l’affermazione di se stesse; la predominanza di quelle passioni tormentate e impetuose, tipiche dello spirito romantico, vengono attribuite senza vergogna alle protagoniste, mentre nella maggior parte dei romanzi scritti fino ad allora, fatta eccezione per Jane Austen e per George Eliot, le donne erano quasi sempre state dipinte in modo stereotipato, o perfide o schiave dell’amore, o ingenue o crudeli. L’amore, le passioni erano la rappresentazione del desiderio personale delle sorelle Brontë. 

Un’altra rivoluzione fu quella di unire il romance, il racconto del fantastico e il novel, il racconto del vero, in quelle indimenticabili atmosfere gotiche. Esse avevano capito il magico potere delle storie, così forte da creare l’immaginario collettivo dell’Inghilterra in un preciso periodo storico; segnarono un’epoca, conquistandosi un ruolo nella Storia delle donne, responsabili della ribellione contro gli stereotipi, una vera rivoluzione culturale perché nei loro romanzi vengono trascurate tutte quelle norme di decoro, così fondamentali nel romanzo vittoriano. Possiamo affermare che il commento sociale, interesse primario del romanzo vittoriano, rimane ai margini per concedere pieno palcoscenico alle emozioni dei protagonisti.

Infatti, le sorelle, come i poeti romantici, decisero di isolarsi dalla società, preferendo ricorrere alla loro immaginazione, piuttosto che alle convenzioni sociali a cui gli scrittori del tempo si attenevano per la scrittura. 

Si può parlare di un protofemminismo, influenzato dalla scrittrice e attivista femminista Mary Wollstonecraft che aveva già scritto, nel 1792, Rivendicazione dei diritti della donna.

Charlotte si preoccupò, dopo la morte delle sorelle, di curare anche le nuove edizioni delle loro opere come una perfetta editor.

Virginia Wolf ammirò la letteratura delle scrittrici Brontë e le protagoniste delle sue opere ne furono fortemente influenzate.

La loro vita, proprio come i loro romanzi, hanno ispirato e continuano a ispirare molti film e pieces teatrali; si può affermare che ogni epoca abbia portato sullo schermo le sorelle Brontë e le loro opere, perché intramontabili e a pieno titolo fanno parte della letteratura universale.

Ricordiamo i film più noti: Emily del 2022, scritto e diretto da Frances O’Connor al suo esordio alla regia che ci regala un ritratto di Emily ribelle, selvaggia e intelligente, soffermandosi su un momento particolare della vita della scrittrice, prima della scrittura del suo unico romanzo Cime tempestose, proprio quando in canonica arrivò un nuovo curato, William Weightman, ponendo l’attenzione sulla scintilla che portò la scrittrice alla stesura di uno dei romanzi più rivoluzionari di sempre. Cime tempestose, inoltre, ha avuto trasposizioni in sceneggiati radiofonici e televisivi, ha ispirato la canzone di Kate Bush Wuthering Heights, film come La voce nella tempesta del 1939 diretto da William Wyler, Cime tempestose del 1970 diretto da Robert Fuest, ma forse il più indimenticabile è Cime tempestose del 1992 di Peter Kosminsky con Ralph Fiennes e Juliette Binoche.

Jane Eyre ha avuto ugualmente molte trasposizioni cinematografiche, tra le più famose: nel 1996 quella diretta da Franco Zeffirelli con Charlotte Gainsbourg e William Hurt; nel 2011 quella diretta da Cary Fukunaga con Mia Wasikowska e Michael Fassbender; inoltre, nel 1983, fu anche una mini-serie della Bbc.

La signora di Wildfell Hall è un film di Peter Sasdy, tratto dall’omonimo romanzo di Anne.

Le sorelle Brontë di André Téchiné è un film del 1979 con Isabelle Adjani e Isabelle Huppert, un bel ritratto delle loro personalità, e nel racconto è molto presente la tragica figura del fratello, anche lui, come le sorelle, pittore, scrittore e musicista. Ma non dimentichiamo Appassionatamente, un film del 1946 diretto da Curtis Bernhardt con la grande Ida Lupino che raccontava la vita delle mitiche sorelle.

Il buon cinema e la grande letteratura ci salveranno ancora.

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