Annita Benassi * da Lisbona
I risultati della seconda consultazione anticipata che si è tenuta nel Paese nel giro di un anno.
E’ passato poco più di un anno dalle ultime elezioni legislative e il 18 maggio il Portogallo ha dovuto affrontare nuove elezioni anticipate, come quelle del 2024.
Le motivazioni che hanno determinato un così ravvicinato ritorno al voto sono le stesse: episodi di corruzione che poi si sono rivelati senza fondamento oggettivo o che comunque potevano trovare soluzione in modo differente dallo scioglimento del parlamento e conseguentemente dall’indizione di nuove elezioni.
Le dimissioni dei primi ministri António Costa del Partito Socialista nel 2024 e l’uscente Luís
Montenegro di Ad – Aliança Democrática, coalizione che vede la partecipazione del Partito Socialdemocratico (Ppd/Psd), del Partito Popolare (Cds-Pp) e del Partito Popolare Monarchico (Ppm), in sostanza una destra con elementi del cattolicesimo moderato, non possono essere considerate un motivo sufficiente per anticipare la fine della legislatura.
Il Presidente della Repubblica, Rebelo de Sousa, avrebbe potuto conferire l’incarico di formare un nuovo governo ad un dirigente della stessa provenienza politica dei dimissionari, ma non lo ha fatto. Non c’è stato nemmeno un tentativo, ha deciso di indire le elezioni in tutta fretta.
Le stesse modalità adottate in entrambe le tornate dimostrano la evidente complicità del capo dello Stato con la politica della destra, compresa l’ala più estrema, Chega, partito dichiaratamente fascista fondato da pochi anni, che è riuscito ad aumentare in maniera consistente i propri consensi, rispetto all’appuntamento con le urne del 2024. In quella circostanza aveva ottenuto 1.108.797 voti, che nel 2025 sono diventati 1.345.689. Un incremento di circa 200.000 voti, che ha consentito di passare dal 18,6 al 22,56% dell’elettorato.
Anche Ad, aggregazione di destra moderata, tipo Forza Italia, è uscito vincente da questa verifica politica, passando da 1.758.035 voti assoluti a 1.914.913 e in termini percentuali dal 28,63% al 32,10.
Tra i grandi partiti una grave sconfitta, forse senza precedenti, l’ha subita il Partito Socialista (Ps) che passa dal 28,6% al 23,38, da 1.759.988 voti a 1.394.501.
Il Ps paga la sua ambivalenza: nel senso comune viene percepito da sempre come situato a sinistra, ma nella realtà pratica una politica di destra. Senza dimenticare inoltre l’indifferenza di Costa (ex segretario Ps, oltre che primo ministro nel precedente governo) per le sorti del partito, che ha preferito un prestigioso ruolo in seno all’Unione europea.
Il Partito Socialista pertanto diventerà, se i pronostici sui voti degli emigrati sono confermati, il terzo partito in termini di consensi, dopo il partito fascista Chega, che invece diventa il secondo. E’ da precisare che i voti dei portoghesi all’estero sono quasi sempre indirizzati a destra.
La formazione dell’arco parlamentare ha pertanto generato un clima di forte allarme democratico.
Non è soltanto il Ps a subire una pesante sconfitta, ma anche tutte le forze progressiste.
Particolare rilievo va dato alla debacle del Bloco de Esquerda che, portato agli onori delle cronache come il partito delle giovani generazioni, perde 4 deputati e il gruppo parlamentare. Precedentemente aveva 5 deputati, uno in più rispetto al Pcp, in termini percentuali pari al 3,26, mentre adesso è al 2%. Nel 2024 aveva incassato 274.029 voti, oggi 119.211. Conserva un seggio grazie al sistema elettorale, che in Portogallo è proporzionale.
In base a ciò che ho potuto constatare in questi anni, il risultato del Be è la conseguenza delle scelte politiche compiute, sulla scia del partito socialista, e della totale mancanza di radicamento sul territorio, radicamento che al contrario ha consentito al Pcp di resistere.
L’unica eccezione in questo panorama desolante della sinistra portoghese riguarda il partito Livre: dopo un anno dalla sua prima partecipazione alle elezioni legislative, nel 2024, guadagna 2 deputati, passando da 4 a 6 seggi, e da una percentuale del 3,26 al 4,20, a fronte di 199.888 voti nelle precedenti elezioni e 250.651 oggi. Dalle informazioni assunte dai compagni portoghesi sembrerebbe che questa nuova formazione abbia ereditato i voti del Be.
Le forze reazionarie che, come sappiamo, hanno nelle loro mani tutte le reti sociali e attraverso di queste manipolano la capacità di pensare del popolo, hanno ritenuto evidentemente più affidabile per la difesa dei loro interessi il nuovo partito Livre, che mi dicono abbia posizioni molto ambigue e lontane da quelle che un partito di sinistra dovrebbe avere. Ciò si verifica, ad esempio, in merito alla guerra in Ucraina e persino sulla questione palestinese.
Tra le formazioni degne di nota c’è anche Pan, che lavora per difendere i diritti degli animali e la natura, della quale rivendica di essere il vero difensore. Ma il risultato elettorale è stato molto deludente, ha raccolto soltanto 1,36% dei voti, conquistando un seggio.
Il Partido Comunista dos Trabalhadores Portugueses/Movimento Reorganizativo do Partido do Proletaria (Pctp/Mrpp) ha ottenuto una percentuale dello 0,18 e 10.858 voti, quelli che forse avrebbero permesso al Pcp di gaudagnare il quarto deputato.
Questi partiti sappiamo che nei fatti si rivelano anticomunisti, nonostante siano convinti di essere gli unici fautori delle idee marxiste. In Italia ne abbiamo fatto ampia esperienza, con risultati elettorali assolutamente trascurabili per queste liste.
Per quanto riguarda il Partito Comunista Portoghese (Pcp) nel 2024 aveva il 3,30% dei consensi generali, oggi il 3,03%, che in termini di voti significa 202.326 schede a favore nello scorso appuntamento elettorale e 180.943 quest’anno, che hanno determinato il passaggio da 4 deputati a 3, conservando comunque il gruppo parlamentare.
La reazione del gruppo dirigente del partito è stata cauta. “Domani è un altro giorno”: questo in sintesi il messaggio che il segretario del Pcp, Paulo Raimundo, ha lanciato ai tanti giovani che affollavano la sala dell’hotel, situato di fronte alla sede centrale del Partito, dove stavamo aspettando i dati definitivi delle elezioni legislative.
Ai giornalisti che lo intervistavano ha risposto senza tradire la minima emozione. Fermo e sicuro di sé, come sempre. Nelle sue parole non c’erano rassegnazione e resa. C’era la ferma volontà di continuare a lottare. C’era la consapevolezza che l’unica forza politica che per la sua storia, la struttura e le idealità da sempre radicate nella filosofia del “Restiamo umani”, è il Pcp. La stessa consapevolezza che Rosa Luxemburg aveva quando prima di essere assassinata pronunciò le parole
“Socialismo o barbarie”.
Incoraggiato dalle manifestazioni di sostegno dei tanti giovani che ripetevano gli slogan “Cdu” (L’acronimo della Coalizione Democratica Unitaria, sancita tra il Pcp e il Pev – Partito Ecologista “I Verdi”) e “Fascismo nunca mais!” (“Mai più fascismo!”), non ha perso il solito senso dell’umorismo né l’atteggiamento di apertura verso tutte quelle forze politiche che vogliono cambiare lo stato di cose esistenti. E dichiarava, con la chiarezza e la semplicità che da sempre lo caratterizza, che il Pcp non aspetterà queste forze per assumere le sue decisioni politiche e per intraprendere lotte contro il capitalismo, ma che le porte del partito sono aperte a tutte le organizzazioni, che vogliono partecipare e costruire una società alternativa a quella capitalistica.
“Abbiamo perso un deputato – ha affermato -, però ne abbiamo eletti tre. Questo ci consente di mantenere il gruppo parlamentare e di avere strumenti per continuare a lottare per una vita migliore. Il nostro è un risultato di resistenza”. Parole che evidenziano una responsabilità collettiva e che dimostrano speranza nel futuro.
Tutto ciò mi ha richiamato alla mente le parole che Gramsci scrisse in una lettera indirizzata al fratello: “Mi sono convinto che quando tutto sembra o è perduto, bisogna rimettersi subito all’opera e ricominciare dall’inizio”.
* Coordinamento nazionale del Mprc; iscritta e militante del Partito Comunista Portoghese
Immagine: foto pubblico dominio tratta dalla rete internet
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