Una giornata di usuale repressione

a cura della redazione di Pisa

Le brutali cariche delle forze dell’ordine ai cortei studenteschi a Pisa e Firenze ci mostrano la natura politica della repressione del dissenso politico e sociale. Della Palestina non si deve parlare se non a sostegno di Israele, appoggiato nella sua azione genocida da Usa, Nato e Ue, compreso il nostro paese, in prima fila nel sostegno alle guerre Nato, come accade anche per l’Ucraina. Su queste responsabilità non si deve tacere, limitandosi a generiche dichiarazioni di solidarietà e ripudio della violenza. Quanto accade oggi ai manifestanti pro-Palestina presto potrebbe accadere agli operai in difesa dei posti di lavoro, agli ambientalisti in lotta contro i disastri ambientali, a chiunque si mobiliti a difesa di interessi scomodi per il governo. Le politiche reazionarie nella gestione delle piazze sono strettamente connesse con il sostegno a Israele, alla svolta autoritaria di Milei in Argentina, alla militarizzazione delle scuole e dell’università, fino alla gestione del Pnrr il cui rifinanziamento serve a coprire le spese accresciute per gli aumenti determinati dalla guerra in Ucraina, da embarghi e sanzioni, dalle speculazioni finanziarie attorno all’energia. Questa visione d’insieme è necessaria per costruire un’opposizione politica, culturale e sociale al governo delle destre che vada oltre la linea elettoralistica dell’attuale panorama politico di sinistra.

Venerdì 23 febbraio era stato indetto uno sciopero contro il genocidio del popolo palestinese, un po’ come accade per l’8 marzo lo strumento dell’astensione è pensato in termini funzionali alla riuscita di cortei e iniziative varie. Lo sciopero non ha visto grande partecipazione, come era scontato che fosse, eccezion fatta per qualche magazzino della logistica dove opera un’elevata percentuale di forza lavoro migrante e presenze a macchia di leopardo in altri settori, uno sciopero che peraltro che aveva diviso il sindacalismo di base sulla stessa opportunità di indizione. Questa premessa si rende necessaria solo al fine di rispondere a quanti, per occultare la repressione di piazza e le responsabilità governative, hanno parlato di insuccesso della astensione del lavoro e di esigue minoranze il cui intento sarebbe stato solo provocare le forze dell’ordine.

A Pisa e a Firenze ci sono state cariche ai cortei studenteschi, centinaia di studenti e studentesse brutalmente manganellati, diversi di loro in ospedale con fratture, immagini eloquenti di reparti quasi “gioiosi” (per riprendere un termine ripetutamente trovato sui social) nel dispensare colpi addosso a dei minorenni. Di come sia stato gestito l’ordine pubblico dovranno rispondere non solo il Questore di Pisa e di Firenze ma lo stesso ministro degli Interni, perché ci sono responsabilità politiche, nell’utilizzo delle forze dell’ordine, nella brutale repressione di manifestazioni che nel passato, pur senza preavviso, sono state gestite in ben altro modo.

Le dichiarazioni di parlamentari della Lega (Ceccardi e Ziello) e di Fratelli d’Italia (Donzelli) ci riportano ai tragici giorni del G8 di Genova, quando esponenti dell’allora governo di destra stazionavano nelle caserme e plaudivano davanti a soluzioni cilene che, solo per una mera casualità, si fermarono a un solo morto e a centinaia di feriti, alcuni con settimane di prognosi e danni permanenti.

È quindi evidente la natura politica della repressione delle piazze, una scelta deliberata per trasformare il disagio e il dissenso politico e sociale in brutale repressione. Della Palestina non si deve parlare se non a sostegno di Israele, dimenticare gli oltre 30mila morti tra i civili, il sostegno logistico, militare ed economico accordato da Usa e Nato al genocidio contro il popolo palestinese. Ed evidenti sono le responsabilità italiane, del suo governo in prima fila nel sostegno alla guerra Nato in Ucraina e al genocidio orchestrato dal governo di Israele.

La scelta repressiva era nell’aria, lo si era visto nelle settimane scorse con le cariche sotto le sedi Rai, ma quanto accade oggi ai manifestanti pro-Palestina presto potrebbe accadere agli operai in difesa dei posti di lavoro, agli ambientalisti in lotta contro i disastri ambientali, a chiunque scelga di mobilitarsi a tutela di interessi sociali, economici e politici confliggenti con quelli del governo.

Se la destra si ritrova coerente con il suo passato (?) autoritario, liberista e fascista, la sinistra o presunta tale non potrà limitarsi a scendere in piazza contro la violenza e in difesa della Costituzione come accaduto a Pisa dove, nel pomeriggio del 23 febbraio si sono tenute due manifestazioni con migliaia di persone. Noi eravamo a quella degli studenti, la stragrande maggioranza delle realtà politiche erano all’altro corteo, quello promosso da Arci, Cgil e Pd, due cortei che poi si sono riuniti in piazza dei Cavalieri dove al mattino si era consumata la carica contro studenti e studentesse.

In queste settimane molte associazioni e organizzazioni di sinistra sono state contraddittorie se non proprio silenti davanti alle responsabilità italiane ed europee rispetto a quanto accade in Palestina, sulle complicità accademiche, commerciali e industriali al genocidio ai danni di un popolo. Non basta parlare di Costituzione e di ripudio della violenza tacendo da una parte sulla politica estera del governo italiano e dell’Ue e dall’altra sulle responsabilità Usa e Nato, restare muti davanti al coacervo di interessi attorno alla militarizzazione di scuole e di università proprio quando si lesinano risorse allo studio, alla ricerca, alla edilizia scolastica.

Manca una visione di insieme che riesca a far comprendere come le politiche reazionarie nella gestione delle piazze siano strettamente connesse con il sostegno a Israele, alla svolta autoritaria di Milei in Argentina, alla militarizzazione delle scuole e dell’università, fino alla gestione del Pnrr il cui rifinanziamento avviene a copertura delle spese accresciute per l’aumento esponenziale dell’elettricità e dei costi di produzione determinati dalla guerra in Ucraina, dagli embarghi, dalle speculazioni finanziarie attorno all’energia.

E quella visione di insieme spetta a noi per costruire un’opposizione politica, culturale e sociale al governo delle destre, una opposizione che vada ben oltre ai cartelli elettoral-istici che restano il solo obiettivo delle confuse sinistre che ormai non guardano oltre il loro naso o al di là di una rappresentanza politica istituzionale che alla fine riproduce contenuti e pratiche assai simili a quelli delle destre.

Riportiamo integralmente il nostro comunicato, redatto poche ore dopo la repressione di piazza a Pisa, un comunicato a caldo ma in ogni caso assai chiaro sulle responsabilità materiali e su quelle politiche di una giornata all’insegna dell’infausta repressione. E diamo ovviamente appuntamento sabato 24 febbraio a Milano dove saremo presenti alla manifestazione a sostegno della Resistenza Palestinese:

ll Movimento per la Rinascita Comunista esprime solidarietà e vicinanza con gli studenti e le studentesse delle scuole medie superiori oggetto questa mattina a Pisa di violente cariche con feriti e fermati nel corso di una giornata di mobilitazione contro il genocidio del popolo palestinese.
La Questura dovrà rendere conto di quanto accaduto, ma soprattutto il Viminale; ben sappiamo che alla base della repressione ci sono le decisioni governative di ostacolare con ogni mezzo le iniziative a sostegno del popolo palestinese e della sua resistenza; esponenti del governo hanno perfino chiesto di proibire le manifestazioni di piazza.
Il governo Meloni sostiene la guerra Nato in Ucraina e quella di Israele che mira direttamente a espellere la popolazione palestinese da Gaza.
La stretta repressiva vista a Pisa, con studenti minorenni inseguiti e manganellati, si aggiunge a quanto accaduto sotto le sedi Rai di varie città italiane e conferma che in tempi di crisi sociale ed economica la sola arma dei dominanti è quella della repressione delle piazze, della criminalizzazione del dissenso.
È arrivato il momento di non restare inerti e silenti: la passività e il distacco sono le armi con le quali vogliono tapparci la bocca e lo faranno sistematicamente ogni qual volta ci saranno proteste contro la guerra, le devastazioni ambientali, i tagli ai salari e al welfare.

Movimento per la Rinascita comunista

Un pensiero riguardo “Una giornata di usuale repressione

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  1. Lo scrivo volentieri da vecchio comunista e da staffetta partigiano del 1943, , vi dico cari compagni e amici che se non formiamo un fronte unico ANTISISTEMA capitalista saremo eternamente schiavi del cancro Capitalista..

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