Ebrahim Raisi: un avversario strategico del sionismo. Tel Aviv ha pianificato la sua morte?

di Stefano Zecchinelli

Il presidente iraniano Ebrahim Raisi, nonostante abbia contribuito negli anni ’80 alla repressione del Partito comunista iraniano (una responsabilità gravissima, che ha consegnato un Paese rivoluzionario alla borghesia del bazar), s’è dimostrato uno statista pro-multipolarismo capace di integrare la Repubblica Islamica dell’Iran all’interno dei Paesi Brics. L’intelligence iraniana ha immediatamente rivolto la propria attenzione su Israele. Tel Aviv ha commissionato l’assassinio d’un sostenitore della liberazione della Palestina storica? Figura complessa che la “sinistra invertebrata” (cit. Perry Anderson) s’ostina a definire “Il macellaio” mettendosi sullo stesso piano dei neocons, Raisi ha rappresentato le istanze dei “senza scarpe”, conducendo una politica internazionale degna d’uno statista di primissimo ordine.

Fonte: Hispan TV

La morte di Raisi arriva in un momento in cui l’Iran (1) ha accelerato la transizione al mondo multipolare, (2) conducendo, contro il sionismo-revisionista, trattive segrete con una delegazione statunitense in Oman. L’obiettivo iraniano-sciita è quello di disinnescare il regime israeliano-fascista, arrivando ad una relativa pacificazione in Medio Oriente; la liberazione di Al Quds dai “miscredenti sionisti” (per dirla con Khomeini) rappresenta la seconda fase della Rivoluzione degli Oppressi. Il 13 e 14 aprile, con merito indiscusso di Raisi e dei Guardiani della Rivoluzione, Teheran ha dimostrato di poter selezionare obiettivi militari e colpirli con armi di nuova generazione, perlopiù missili iper-sonici, senza che Israele riesca ad intercettarli. Israele è, citando Mao Tse Tung, “una tigre di carta”. L’incidente sopraggiunge mentre Raisi, con la mediazione cinese, stava strappando l’Azerbaijan all’influenza israeliana, integrando questa forma di sciismo atipico all’interno del mondo multipolare.

Ebrahim Raisi, l’Iran e la costruzione d’un esercito fortissimo ed antimperialista

Per le rappresentanze istituzionali cubane, le quali integrano la conflittualità di classe combinando marxismo e geopolitica, lo statista sciita ha dato priorità all’integrazione Sud-Sud contro l’imperialismo Usa. Dopo l’adesione all’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai, Raisi ha sottolineato: “Per creare un nuovo ordine economico, è necessario eliminare questo strumento di egemonia nella pratica mondiale [il dollaro Usa], per utilizzare le valute nazionali negli accordi tra paesi”, riporta il Circolo Antonio Mella – Roma. A dicembre, in sostegno della Resistenza palestinese, ha dichiarato che l’impero americano è “il più grande violatore della democrazia nel mondo” e che il “sistema egemonico globale dell’imperialismo guidato dagli Stati Uniti sta sponsorizzando il genocidio di Israele a Gaza”. La dollarizzazione dell’economia, dagli anni ’70 all’11 settembre 2001 ha distrutto l’economia reale dei Paesi nazional-capitalisti, mentre dal 11/9 ha teleguidato la transizione al capitalismo parassitario.

Il leader iraniano Ebrahim Raisi ha contribuito a costruire un esercito fortissimo, ovvero un contropotere militare all’arroganza neocoloniale “americano-sionista”. Washington e Tel Aviv non potevano aspettarselo.

La sua morte somiglia, per molti aspetti, a quella di Enrico Mattei: entrambi appartenenti alla borghesia nazionale (Raisi sciita anti-globalista e Mattei cattolico con tendenze socialdemocratiche), i due statisti hanno abbracciato il multipolarismo guardando al Sud Globale. Negli anni ’60, Washington reagiva globalizzando il “modello” Francisco Franco; adesso, attraverso la propaganda, ha trasformato i cittadini statunitensi, gli europei del centro e dell’ovest in degli zombie, friggendogli il cervello.

Il giornalista investigativo Pepe Escobar (sostenitore della tesi dell’attentato pianificato dalla borghesia metropolitana) ha riassunto ciò che realmente conta, l’eredità politica e militare di Raisi, uno Stato nazionale-dinamico in grado d’orientare il Nuovo Ordine Tri-polare (prendo in prestito questa definizione dell’analista strategico Andrew Korybko):

“ll potere dell’Iran deriva da questa amministrazione molto pragmatica di Raisi, molto programmatica, estremamente pragmatica, molto competente, diplomaticamente di altissimo profilo. Ha costruito un’industria bellica estremamente forte e gli americani non si aspettavano che potesse arrivare a questo livello.

Per difendere la sovranità bisogna avere un esercito, questa è la Lezione n.1 della geopolitica. E questi tre paesi hanno tre eserciti fortissimi: Russia, Cina e Iran.

Allora, si può dire che per Russia e Cina – e a diversi livelli – l’Iran è l’attore principale per il mondo islamico.

In Iran c’è un sistema sciita e questo sistema si sta legittimando di fronte a tutte le popolazioni sunnite del pianeta, soprattutto dopo la risposta al recente attacco di Israele al Consolato iraniano a Damasco.

L’organizzazione della risposta iraniana è stata uno spettacolo dal punto di vista militare, diplomatico, dal punto di vista delle tempistiche, tutto…

Gli iraniani hanno creato anche un soft power Iran nel mondo islamico, che è un soft power che includono anche le forze di quello che chiamiamo “asse della resistenza”: la fazione palestinese, i siriani, Hashd al-Shaabi e tutte le milizie nell’Iraq, Hasan Nasr Allah e Hezbollah, gli Houthi in Yemen, che sono guardati da tutto il mondo islamico, dalla Nigeria all’Indonesia. Sono valenti, questi sono guerrieri, stanno difendendo i valori dell’Islam. E la leadership di quest’asse è evidentemente una leadership iraniana che è stata realizzata dal generale Soleimani. E ritorniamo sempre all’importanza quasi smisurata del generale Soleimani, perché lui aveva pensato questa strategia a lungo termine, una strategia per questa decade e anche per il prossimo decennio; tutto questo è stato ideato, diciamo dieci anni fa, cinque anni fa, prima del suo assassinio nel 2020.

È molto interessante vedere la continuità e com’è solida questa idea iraniana di un potere iraniano al più alto livello in tutta l’Eurasia, in tutto il mondo islamico e anche nella maggioranza globale.

L’Iran è rispettatissimo in Africa, in America Latina, nel sud est dell’Asia, non solamente nel mondo islamico.

Soltanto degli Stati – Civiltà sono capaci di tenere e di sviluppare una posizione così complessa su diversi livelli ed adesso siamo fortunati perché ne abbiamo tre: Russia, Cina e Iran”1

Il mondo multipolare verte su tre polarità: Russia, Cina ed Iran (a cui, personalmente, potrei aggiungere il Venezuela). Da un lato l’Eurasia, da una posizione di fatto socialdemocratica e redistributiva, sta coalizzando le realtà multipolari; dall’altra parte, Usa/Gb/Sionismo hanno rilanciato la dottrina della “guerra eterna”. Per Washington e Tel Aviv (soprattutto Tel Aviv), l’assassinio mirato è una opzione politica e – come nel caso slovacco – la “classe sovrastante” filo-statunitense alimenta a suon di fake news la cultura psichedelica di attentatori e serial killer improvvisati o “organizzati” (pensiamo a Una-Bomber, sottoposto, negli anni ’60, ai trattamenti Mk-Ultra).

Subito dopo la morte di Raisi, Pepe Escobar ha scritto su Twitter:

“Ancora una volta: nessun ‘incidente’. Un grave errore strategico quello di stipare i vertici del governo sullo stesso elicottero per una visita a un confine molto incerto e quando l’intera Asia occidentale è un gigantesco vulcano”.

Altre testate hanno preso in considerazione, correttamente, la possibilità d’un attentato pianificato dai fascio-sionisti di Tel Aviv:

Una cosa è certa: il governo genocida di Israele (utilizzo la definizione di “genocidio” seguendo la disamina dei giuristi sudafricani), non perderà l’occasione per scatenare la “guerra totale”, rischiando di distruggere una porzione del pianeta. Israele sta pianificando la catastrofe. Chi sono i beneficiari della morte di Ebrahim Raisi? Lasciamo che a rispondere a questa domanda sia la testata marxista «World Socialist Web Site» (Wsws):

“Anche se provoca morte e distruzione nella città di Rafah, nel sud di Gaza, provocando una nuova ondata di rifugiati palestinesi, il regime fascista sionista, sostenuto fino al midollo dall’imperialismo statunitense, è più che capace di portare avanti nuove provocazioni. È famoso in tutto il Medio Oriente per la sua illegalità, che include sabotaggi e omicidi all’interno dell’Iran.

L’elenco di coloro che traggono vantaggio dalle turbolenze politiche in Iran deve includere anche Israele e gli Stati Uniti”2

Il regime israeliano-fascista, utilizzando armi di nuovissima generazione (pensiamo alle armi per la manipolazione del clima), ha consumato l’ennesimo crimine. Il rivoluzionario Ernesto “Che” Guevara diceva “il capitalismo è il genocida più rispettato del mondo”, oggigiorno Israele è il genocida più rispettato del pianeta.

Note:

1 https://comedonchisciotte.org/pepe-escobar-raisi-aveva-costruito-un-esercito-fortissimo-gli-americani-non-se-lo-aspettavano/
2 https://www.wsws.org/es/articles/2024/05/21/29c7-m21.html

Lascia un commento

Sito web creato con WordPress.com.

Su ↑